Attualità
2 Settembre 2017
INCHIESTA. Una mappatura degli episodi che tradiscono la presenza dell'organizzazione criminale centrafricana

Mafia nigeriana, tutte le tracce che conducono a Ferrara

di Marco Zavagli | 8 min

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Acqua e siccità: “Un bravo sindaco dovrebbe pianificare una strategia efficace per il futuro”

“Di acqua si parla solo quando accadono i disastri. Quello che spesso non fa l’uomo è programmare interventi necessari e quanto mai urgenti”. Così Stefano Calderoni, presidente del Consorzio Bonifica pianura di Ferrara, sulla gestione delle risorse idriche nel territorio estense. “Ecco cosa dovrebbe fare un bravo sindaco: pianificare una strategia in grado di risolvere problemi futuri”

Abbiamo visto come, secondo il rapporto dell’Osservatorio sulla criminalità, all’attenzione dallo scorso maggio della commissione di inchiesta sulle infiltrazioni mafiose, la mafia nigeriana esista e prolifichi a Ferrara. Meno certe sono le dichiarazioni delle autorità locali. Il prefetto Tortora parla in un documento ufficiale di grande attenzione a un fenomeno che però al momento non rivestirebbe i crismi dell’organizzazione criminale.

UNA MAPPA. Vedremo ora come le caratteristiche della mafia nigeriana combacino perfettamente con quanto avvenuto a Ferrara negli ultimi anni. Tenteremo così di ricostruire una mappatura, magari utile anche al lavoro degli inquirenti, degli episodi che si sovrappongono specularmente con il modus operandi di questa organizzazione criminale.

L’osservatorio diretto da Nando Dalla Chiesa espone in modo più che esaustivo le caratteristiche di questo reticolato che, dall’Africa centrale, passa per il Sudamerica per rifornirsi di stupefacente e, attraverso il Nord Europa, lo fa arrivare in Italia attraverso moltitudini di corrieri ‘ovulatori’. In loco intanto fa prosperare la prostituzione secondo aspetti particolari e facilmente identificabili.

In estrema sintesi. L’organizzazione è gerarchica, predilige le piccole e medie città tranquille, e solo in caso di necessità ricorre alla violenza, preferendo evitare episodi che possano attirare l’attenzione sulla sua esistenza. Gran parte del profitto avviene attraverso il narcotraffico e la tratta di esseri umani da avviare alla prostituzione.

DROGA. La droga arriva non solo dal Sudamerica ma anche dall’Asia, grazie a connessioni attive da circa vent’anni. La mafia nigeriana tratta tutti i tipi di droga, dall’eroina alla cocaina, dai cannabinoidi alle droghe sintetiche. “La filiera della droga– sottolinea il rapporto -, prosegue fino ai laboratori di stoccaggio, in Nigeria, Togo e nei Paesi limitrofi, per condurre infine la droga direttamente sulle piazze di spaccio, comprese quelle del Nord Italia”. Il traffico sfrutta “le preesistenti reti impiegate per il contrabbando di armi, avorio e pietre preziose e giunge in Italia seguendo direttrici diversificate che interessano aeroporti italiani ed europei o differenziate rotte marittime e terrestri”, come Olanda, Spagna e Germania.

Tantissime sono le operazioni di polizia che richiamano questo schema. A parte l’operazione “Novecento New”, eseguita dai carabinieri il 3 aprile 2006 tra Ferrara, Parma e Occhiobello (Ro), di cui abbiamo già parlato.

Nel maggio 2007 il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Venezia smantella un’organizzazione di nigeriani dedita allo spaccio di cocaina e marijuana nella zona tra Ferrara e Padova (sei ordinanze di custodia cautelare in carcere e sette perquisizioni che portano all’arresto in flagranza anche di 12 nigeriani e alla denuncia di 14 persone). I corrieri della droga importavano cocaina in ovuli dall’Olanda e marijuana dall’Africa per 20 milioni di euro in un solo anno.

Nel novembre 2009, con l’operazione “Armani”, la questura parla già di spaccio della cocaina a Ferrara “monopolizzato da malviventi nigeriani, il cui modus operandi consiste nella distribuzione di piccole quantità della sostanza ad un gran numero di consumatori”. In fase di distribuzione la cocaina veniva recapitata in qualsiasi momento nel giro di pochi minuti, dettaglio che fece sospettare gli inquirenti di trovarsi di fronte a “spacciatori che fanno parte di un gruppo ben strutturato e organizzato nel traffico di stupefacenti”.

Due mesi prima, a settembre, la squadra mobile aveva scoperto una organizzazione di nigeriani che importava droga dalla Cambogia e dall’Ecuador (cinque arresti e tre chili di stupefacente sequestrati). In quel caso l’operazione “Uova di Pasqua” permise di individuare – descrive la cronaca di allora – “una organizzazione criminale nigeriana, che si era stabilita con i suoi vertici a Ferrara”, e ha permesso di sequestrare ingenti quantitativi di cocaina importata da paesi esteri, “utilizzando corrieri nigeriani e italiani, al di sopra di ogni sospetto”.

RITI VUDU’. Per ragioni di brevità ci fermiamo a questi primi riscontri. Veniamo a due casi “spuri”, che collegano il narcotraffico a una delle pratiche utilizzate dalla mafia nigeriana per soggiogare spacciatori e prostitute. Il primo. Nell’agosto del 2010 la Polizia durante una perquisizione domiciliare rinviene 270 grammi di cocaina nascosti in un calzino. Prima di entrare in azione, i pusher arrestati consultavano sempre uno stregone, che tra l’altro chiedeva esosi compensi per le proprie arti divinatorie.

Il secondo. Nel marzo 2010  finisce in manette una 24enne nigeriana per traffico internazionale di droga. La giovane, domiciliata a Ferrara, apparteneva a una organizzazione che importava la cocaina in Italia attraverso corrieri costretti a ingoiare gli ovuli per riuscire a eludere i controlli negli aeroporti. Chi si rifiutava veniva minacciato di subire terribili conseguenze attraverso riti vudu.

Nel rapporto “La criminalità nigeriana in Italia” pubblicato dal Ministero degli Interni, si legge come “i gruppi nigeriani hanno sempre pervaso le proprie attività di ritualità magiche e fideistiche che, unite al vincolo etnico e alla forte influenza nella gestione da parte delle lobby in madrepatria, costituiscono un fattore di coesione molto elevato e una forma di assoggettamento psicologico molto forte”. Altra caratteristica della mafia nigeriana che ritroviamo in diversi episodi ferraresi.

A parte i due casi sopra esposti, ritroviamo la ‘magia nera’ nel febbraio 2010, quando finisce nel taccuino degli inquirenti una ragazza nigeriana di 24 anni, attirata in Italia con la promessa di un lavoro da baby-sitter. Arrivata sulla Penisola, le hanno sottratto il passaporto e l’hanno costretta a prostituirsi con minacce, percosse e riti vudù. Avrebbe dovuto restituire alla “maman” la somma di 50mila euro.

PROSTITUZIONE. La specificità della prostituzione in mano alla mafia nigeriana “segue la struttura reticolare a cellule – spiega sempre il rapporto -, dove ciascun singolo può autonomamente iniziare un’attività di sfruttamento (è sufficiente che anticipi del denaro ad una ragazza e la faccia venire in Italia costringendola a lavorare per risarcirlo). Capita così che anche ragazze ancora sfruttate decidano di “aiutare” a venire sulle strade del Nord Italia un’altra ragazza, in modo da divenirne in questo modo creditrici e recuperare denaro per estinguere più velocemente il proprio debito. Esse acquisiscono quindi al contempo la posizione medesima di vittime e maman, grazie alla facilità di reperire nuove ragazze in patria”.

Ed ecco che a Ferrara nel novembre 2015 troviamo una 28enne nigeriana arrestata per tratta di giovani donne. Dalla sua residenza in zona Gad aveva il compito di portare delle giovani connazionali in luoghi concordati per essere avviate alla prostituzione. Le ragazze venivano portate in Italia con la promessa di un futuro migliore, dietro il pagamento di un corrispettivo per il viaggio da diverse migliaia di euro (anche 30mila in totale) che aveva come prima tappa la Libia e poi, dopo la traversata del Mediterraneo a bordo di un barcone, l’Italia. Le giovani venivano ‘iniziate’ in Nigeria prima di partire con un rito Voodoo. “Per estinguere i propri debiti – spiegavano nell’occasione gli inquirenti – spesso le ragazze erano ‘costrette’ a trasformarsi in aguzzine a loro volta, avviando alla prostituzione altre in modo da poter racimolare più soldi”.

Nel febbrario di quest’anno sono due le cittadine nigeriane tratte in arresto per prostituzione minorile, favoreggiamento e sfruttamento aggravati. Entrambe lavoravano per una ramificata organizzazione criminale che reclutava le donne in Nigeria, le accompagnava sulle coste del Nord Africa e da lì le imbarcava alla volta dell’Italia promettendo una sistemazione lavorativa. “Il contratto – questa la ricostruzione della Polizia – veniva sancito attraverso un rito woodoo, con il quale le ragazze si impegnavano a restituire l’equivalente di 30mila euro. Oltre che sul woodoo, per obbligare le ragazze, gli aguzzini facevano leva anche su eventuali ritorsioni a cui sarebbero stati esposti i loro familiari rimasti in Nigeria. L’organizzazione si serviva, infine, di alcune donne per il controllo su strada delle ragazze”.

INIZIAZIONE. Dai processi alla criminalità organizzata centroafricana in corso in varie parti di Italia emerge, inoltre, come l’affiliazione sia preceduta da un apprendistato che culmina “con condotte di pestaggio – spiegava l’anno scorso in un servizio Il Giornale di Sicilia -, che servono a sperimentare la capacità del nuovo affiliato di affrontare con coraggio e fermezza la sofferenza”. La pratica cruenta (può arrivare anche alla mutilazione), effettuata da uno o più “adulti”, di norma tra i 40 e i 50 anni, nei confronti di un giovane, 18/20 anni, ha nome first match, primo pugno.

E la cronaca locale è ricca di episodi simili, apparentemente inspiegabili o giustificati dai diretti interessati in modo puerile. Molte anche le segnalazioni di questo tipo finite prima dell’intervento delle forze dell’ordine. Nel maggio del 2009, ad esempio, la Polizia trovò un ragazzo nigeriano con un orecchio mozzato. La segnalazione parlava di 4 o 5 stranieri che stavano avendo un violento diverbio in una via del centro.

Un altro giovane nigeriano è stato raccolto dalle Volanti su un marciapiede in Gad nel settembre 2014. Ai soccorritori dirà di essere stato aggredito da due romeni che non sono stati visti nelle vicinanze. Stesso copione nel luglio 2014. Mistero anche per un altro episodio fotocopia avvenuto nel febbraio 2013 in zona grattacielo. Nel novembre del 2012 assistiamo a bastonate in testa per futili motivi in via Oroboni. Nell’aprile dello scorso anno i carabinieri al loro arrivo non trovano nemmeno il ferito. Nell’agosto del 2013 il giovane nigeriano non sa dare spiegazioni del perché sia stato picchiato con una catena in piazza Castellina.

RISSE ALL’ARMA BIANCA. Altra connotazione feroce della mafia nigeriana è quella dei “regolamenti di conti”. Le risse per il controllo del territorio avvengono sempre all’arma bianca. Ricordiamoci allora delle numerose risse cui hanno assistito i residenti della zona Gad: in aprile di quest’anno, nei giardini del Grattacielo a maggio, davanti alla stazione a giugno, nel giugno 2016 sempre nei giardini di Viale Costituzione.

Bastoni, bottiglie e armi da taglio hanno dato bella mostra di sé sempre nel giugno 2016 nei giardini di fronte al Grattacielo.

Arriviamo poi alle maxi risse con 50 persone in Porta Catena del giugno 2016 tra oltre 50 persone e del febbraio 2017 in via Baluardi con sassaiole e scimitarra tra più di venti elementi.

CONFESSIONE. Chiudiamo questa lunga, e speriamo utile, rassegna, con una frase particolare, probabilmente sottovalutata allora, che rappresenta quasi una confessione: durante la rapina in via Ortigara nel dicembre 2014, tre banditi nigeriani intimarono alla vittima, un negoziante, di stare “attento che ti possiamo ammazzare, siamo un gruppo di mafiosi che controlla Ferrara”.

Magari erano semplici mitomani. Ma teniamo presente le parole del rapporto sulla mafia nigeriana in Italia stilato dalla rivista italiana di Intelligence Gnosis ripreso dall’Espresso nel marzo 2011: “Abituati ad esportare la mafia nazionale all’estero, si è pervenuti in ritardo alla percezione del rischio criminale straniero in Italia. Si sono sottostimati, se non la pericolosità di alcune manifestazioni – quali traffico di droga, immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione e del lavoro nero – almeno il disegno transnazionale più generale e composito”.

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