Attualità
4 Maggio 2022
Estense.com invitata dall'Osservatorio sulla libertà di stampa a Conselice. La testimonianza del direttore Zavagli

“Diverse intimidazioni, ma continueremo a fare quello che il nostro lavoro ci impone”

di Redazione | 5 min

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Marco Zavagli

“In passato siamo stati boicottati dall’Arma dei Carabinieri per un editoriale che scrissi sui meriti per la cattura di Igor il russo, che dopo quanto avvenuto in Italia ebbe il tempo di fare una piccola strage anche in Spagna, dal comandante provinciale dei Vigili del Fucoo per quanto successo a Marco Galan, e da tanti altri. Diciamo che da tre anni a questa parte le intimidazioni, non le chiamo così io ma le definiscono tali l’Aser, l’Ordine dei giornalisti, Ossigeno per l’Informazione, sono diventate all’ordine del giorno”.

C’era anche Estense.com tra i partecipanti all’evento organizzato ieri, martedì 3 maggio, dall’amministrazione comunale di Conselice, per celebrare la Giornata mondiale della libertà di stampa.

A rappresentare il giornale, il direttore Marco Zavagli che, su invito dell’Osservatorio sulla libertà di stampa di Aser, Fnsi e Comune di Conselice, ha portato la propria testimonianza su cosa sta succedendo a Ferrara.

Per farlo, il direttore è partito dall’ultima querela del sindaco Alan Fabbri nei suoi confronti per un editoriale del 23 ottobre 2020, in cui scriveva di come, secondo il suo punto di vista, il primo cittadino fosse abile a smascherare insuccessi “tramutandoli sapientemente in medaglie da appuntarsi al petto”. O come la costosa macchina della propaganda pagata dai ferraresi fosse capace in alcune occasioni di fornire a social e i giornali notizie non veritiere.

“Parlo da imputato – ha esordito Zavagli -. Imputato per diffamazione aggravata. A querelarmi è stato il sindaco Fabbri per un editoriale in cui sostengo che la sua poderosa macchina comunicativa, che io chiamo “di propaganda”, come si è espressa la sindaca di Conselice >Paola Pula (che aveva introdotto l’incontro, ndr) serve per celare quelle che sono a mio avviso lacune amministrative agli occhi degli elettori. Quindi in questa sede, per dovere deontologico, non posso offrire i miei giudizi o opinioni. Posso però raccontare i fatti“.

Il direttore fa un passo indietro e riavvolge il nastro: “I fatti, cioè i nostri guai, iniziano quando al termine di una difficile inchiesta, difficile nel reperimento delle informazioni, riuscimmo a scoprire il passato giudiziario, contornato di reati, dell’allora segretario comunale della Lega Nicola Lodi, oggi vicesindaco. Ne pubblicammo il curriculum penale. Eravamo in piena campagna elettorale per le elezioni comunali del 2019“.

“Da quel momento – prosegue – si scatenò quello che Giovanni Balugani conosce bene”. Balugani, giornalista della Gazzetta di Modena, era appena intervenuto per raccontare le intimidazioni subite da gruppi online ‘no-vax’ e ‘no Green Pass’ per i servizi sul mondo negazionista che aveva pubblicato.

Quello che è successo si chiama shitstorming: “Una tempesta di insulti e minacce via social che ancora oggi non si è fermata con una precisa direzione e precisi obiettivi politici. In seguito, grazie a qualcuno che diffuse le chat Whatsapp del gruppo Lega, scoprimmo che a organizzare questa azione per screditarci e influenzare i lettori fu Michele Lecci, attuale portavoce del sindaco”.

Fu Lecci a chiamare questa azione “shitstorming, che significa letteralmente, perdonate il termine, “tempesta di merda”. Più prosaicamente è una sorta di linciaggio mediatico per screditare l’articolo, screditare il giornalista, screditare la testata e influenzare in questo modo i lettori”.

“In seguito, Lecci – ricorda Zavagli – è stato condannato dall’Ordine dei Giornalisti della Puglia, a cui territorialmente apparteneva, grazie a un esposto dell’Aser perchè ebbe un comportamento indecoroso non proprio dell’onestà che dovrebbe rispecchiare il lavoro del giornalista. Tenne un comportamento subdolo. Qualcuno chiese conto al sindaco Fabbri di tutto ciò in Consiglio comunale, ma il sindaco affermò di essere d’accordo con quello che era stato fatto, davanti ai cittadini”.

La pioggia di insulti non si placò: “Dopo questa prima tempesta, ne arrivò una seconda. La mia foto venne ‘spammata’ su Facebook accompagnata da una scritta in cui veniva sottolineato che rubavo i contributi dei miei collaboratori. In quell’occasione, grazie anche all’aiuto di amici social su Facebook, riuscii a raccogliere i nomi di una ventina di personaggi che avevano messo in atto questa iniziativa, a mio modo di vedere diffamatoria, ma la procura non ritenne di indagarli”.

“Negli anni – precisa Zavagli, riferendosi al vicesindaco Nicola Lodi – ci ha definiti ‘vermi‘, ‘sciacalli‘, ‘squallidi‘ e al soldo di qualche partito. Mi ha querelato chiedendomi 100mila euro di danni (querela archiviata anche in sede d’opposizione, ndr) perchè scrissi che fermava per strada cittadini di colore chiedendo loro i documenti. Trovai due testimonianze dirette che gli valsero un’inutile spesa giudiziaria. Successivamente pubblicò anche un sondaggio, che lui immaginava spiritoso, con cui chiedeva ai suoi seguaci se fosse il caso o meno di dare informazioni a Estense.com“.

Ma quelle del vicesindaco non sono le uniche offese: “A ciò si aggiungono anche gli insulti del sindaco che, direttamente o indirettamente, ha sempre appoggiato l’attività che il suo braccio destro ha percorso in questi anni. Offese via Whatsapp, ma anche verbali come str***o, paladino del nulla e testa di c***o. Più fastidiose le telefonate notturne, dove con un linguaggio alterato mi svegliava dal sonno per riempirmi di insolenze”.

“Se è vero – sottolinea il direttore – che è importante la solidarietà della categoria, a Ferrara non si è alzata una voce pubblica a difendermi o chiedersi cosa stesse succedendo. L’unica fu quella di Dalia Bighinati di Telestense, che scrisse un editoriale per la tv che dirige in cui affermò come fosse giusto che un giornalista facesse domande al vicesindaco sul suo passato giudiziario. Anche l’Aser mi ha sempre difeso, e questa sua difesa ha indispettito spesso il sindaco Fabbri”.

Paolo Amadasi, referente Aser per l’Osservatorio sulla libertà di stampa, ha ricordato anche le minacce di morte (più che altro auguri…) verso i familiari del direttore, per ringraziarlo della testimonianza.

“Le intimidazioni arrivate verso Estense.com sono state diverse, ma non ci intimidiscono” conclude Zavagli, perchè “noi continueremo a fare quello che il nostro lavoro ci impone di fare“.

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