Politica
3 Maggio 2021
Michele Lecci, braccio social di Alan Fabbri, ha violato i principi fondamentali di decoro e dignità della professione

Shitstorming. L’Ordine dei Giornalisti sanziona il portavoce del sindaco

di Redazione | 3 min

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Un comportamento lesivo dei doveri deontologici del giornalista perché viola i principi fondamentali di decoro e dignità che devono sovrintendere ogni azione.

Così l’Ordine dei Giornalisti condanna lo shitstorming conto Estense.com orchestrato da Michele Lecci, portavoce del sindaco di Ferrara Alan Fabbri.

Per ripercorrere brevemente i fatti: a inizio maggio del 2019 il nostro giornale sta per pubblicare un’inchiesta che riporta tutte le condanne passate di Nicola Naomo Lodi, che aveva appena pubblicato su Facebook un certificato penale “bianco”, giurando di non aver mai avuto problemi con la giustizia.

Il giorno prima, per consentire il diritto di autodifesa immediato, chiediamo all’allora candidato se vuole replicare. La replica non arriva e ci viene spedita anzi una diffida alla pubblicazione da parte dell’avvocato Maura Tomasi. Questo a livello pubblico.

A livello segreto Michele Lecci stava preparando una controffensiva: lo shitstorming. Come spiegherà lui stesso, in qualità di curatore della comunicazione di Alan Fabbri e della Lega di Ferrara, serviva boicottare quella pubblicazione. Come? A suon di bufale e linciaggio mediatico.

Il metodo meno nobile ma più efficace che ha trovato è stato quello di chiamare a raccolta tutti i militanti e simpatizzanti per “monopolizzare i commenti” così da “influenzare anche quelli successivi”, per poi “partire in massa con una valanga di commenti contro la stampa di regime”.

A questo si aggiungevano attacchi contro due giovani collaboratori precari entrati in lista con il centrosinistra (tacendo di altrettanti collaboratori di Estense.com schierati invece con il centrodestra). Le foto dei due giovani ignari (predisposte anche quelle, si scoprirà poi, sempre da Lecci) vennero fatte girare sui social per farli screditare dai sodali.

L’operazione doveva proseguire con altre due fasi, mai rivelate da Lecci. Sappiamo solo che venne fatta girare la foto del direttore Marco Zavagli con una scritta che diceva che rubava i contributi dei collaborati e che arrivarono minacce di morire di cancro alla sua famiglia e ai suoi figli. Su entrambe queste ultime azioni pendono da quasi due anni due procedimenti in procura.

Tornando al primo shitstorming, l’azione venne condannata dall’Associazione Stampa Emilia-Romagna che inviò un esposto all’OdG della Puglia, dove Lecci risulta iscritto.

Per il sindacato il socio era ‘colpevole’ di aver “ideato e coordinato un’azione che si ritiene non compatibile coi principi anche deontologici della categoria e del sindacato”.

Tale operazione, continuava il direttivo dell’Aser, “rivelata pubblicamente dai colleghi di Estense.com con significativi elementi probatori” è stata parzialmente attuata, “pur essendo Lecci a conoscenza della correttezza delle inchieste giornalistiche pubblicate da Estense.com”.

Dopo oltre un anno il consiglio territoriale di disciplina si è espresso. La decisione è stata presa nel settembre 2020, ma solo ora siamo venuti a conoscenza del suo contenuto.

L’Ordine dei Giornalisti ha ritenuto Lecci responsabile di quanto denunciato nell’esposto dell’Assostampa regionale e gli ha comminato la sanzione disciplinare dell’avvertimento.

Secondo la legge sulla stampa, la 69 del 1963, l’avvertimento, da infliggere nei casi di abusi o mancanze di lieve entità, consiste nel rilievo della mancanza commessa e nel richiamo del giornalista all’osservanza dei suoi doveri.

Il consiglio di disciplina ha confermato la condotta contestata dall’Aser, vale a dire la realizzazione di una azione mediatica preordinata contro Estense.com, un comportamento lesivo dei doveri deontologici del giornalista perché viola i principi fondamentali di decoro e dignità che devono regolare la professione.

Il consiglio di disciplina boccia anche una eventuale tesi difensiva che potrebbe cercare di ridurre quanto avvenuto a una battaglia tra colleghi.

La sanzione minima è dovuta al fatto che la macchinazione di Lecci, avallata dall’allora candidato sindaco Alan Fabbri (“ottimo! siete fantastici! avanti verso la vittoria!” o ancora “Tranquilli! Non conta nulla se non il risultato finale. Calma e sorriso sulla faccia”), era contenuta in una chat privata. Questo particolare avrebbe circoscritto l’azione lesiva di Lecci senza sfociare quindi in elementi tecnicamente riconducibili a ingiurie o diffamazione, che avrebbero comportato sanzioni più gravi.

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