Politica
8 Maggio 2019
Le sentenze penali, l’ammonimento per stalking, il giudice del lavoro. I conti con la giustizia di Nicola ‘Naomo’ Lodi

Il passato giudiziario del segretario comunale della Lega di Ferrara

di Marco Zavagli | 7 min

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(foto di Alessandro Castaldi)

Tutto iniziò con un maligno tweet di Tagliani all’indomani di una manifestazione al Palaspecchi. Era il febbraio del 2016. “Tagliani 6 il nulla”, recitava uno striscione appeso alle finestre dell’ex direzionale. “Nulla? Esatto! – questa la risposta via social del primo cittadino -. Sta scritto nel mio certificato penale. E nel tuo, Naomo?”.

Nacquero così i dubbi su un passato poco immacolato dell’attuale segretario comunale leghista Nicola “Naomo” Lodi, candidato consigliere alle prossime elezioni. Dubbi amplificati in seguito indirettamente da un esposto, sempre a firma Tagliani. Il sindaco, nel porre all’attenzione della magistratura presunte minacce alla dirigente della Cassa Depositi e Prestiti, definiva l’avversario un “pregiudicato”.

Naomo minacciò querele. Che, a quanto ci risulta, non arrivarono mai.

Tanto basta per scatenare ridde di ipotesi, dubbi, richieste di chiarimenti. Ma anche, guardando dalla parte opposta, accuse di giustizialismo, di diffamazione, di attacchi personali.

Anche perché lo stesso “Naomo” ha in più occasioni dichiarato di non avere pendenze a suo carico. Anzi, nel tentativo di dimostrare ai suoi potenziali elettori che il suo passato era immacolato, ha anche pubblicato proprio in questi giorni sulla sua pagina Facebook il certificato elettorale tratto dal casellario giudiziale in cui non compare alcuna condanna pregressa.

In questo articolo dimostreremo che diceva il falso. A suo carico risultano cinque condanne in patteggiamento in sede penale, una presso il tribunale del lavoro e un ammonimento per stalking.

Estense.com nel tempo è venuta in possesso, infatti, di una documentazione che chiarisce il passato giudiziario di Lodi e che riteniamo doveroso pubblicare. Non farlo equivarrebbe a nascondere le notizie. Spieghiamo altrove il motivo per cui questo articolo non influirà sulla bontà dell’operato politico dell’esponente leghista. Anzi, è più facile immaginare il contrario.

Il segretario della Lega di Ferrara è stato avvertito per tempo di quanto stava per uscire e gli abbiamo chiesto se volesse replicare contestualmente. In più, per evitare che avversari politici potessero strumentalizzare queste notizie contro di lui, abbiamo posticipato, come da richiesta, la pubblicazione a dopo l’arrivo di Salvini a Ferrara.

Ma andiamo con ordine. E partiamo da quando “Naomo” si affaccia sulla scena politica ferrarese. È nell’estate del 2015 che il nuovo “responsabile immigrazione e sicurezza della Lega Nord” inizia a far parlare di sé con richieste di sgombero di abusivi e denunce di degrado. Il passo in avanti lo fa con la campagna per demolire il Palaspecchi. Ma fino ad allora la sua azione rimane ancora in sordina. Fino al febbraio del 2016, quando compaiono scritte con minacce di morte sull’ingresso e sui muri della sua abitazione. In aprile viene dato fuoco allo zerbino. Da allora – fatta eccezione per i cori di alcuni attivisti del centro sociale durante un corteo antifascista il 23 aprile 2017, ritenuti da Lodi minacciosi -, non si registrano altri episodi contro l’esponente del Carroccio ferrarese. Merita una citazione la presunta minaccia di morte da parte della mafia nigeriana, che lo stesso Lodi riferisce di aver udito nei suoi confronti nell’agosto del 2018.

Nello stesso periodo una mano anonima infila nelle buchette dei gruppi consiliari un piccolo faldone contenente una serie di denunce subite da Naomo. Tra questi fogli c’è anche un ammonimento per stalking nei confronti di una coppia risalente al 7 ottobre 2009. La questura gli chiede di “tenere una condotta conforme alla legge, intimandogli a non porre più in essere atti persecutori” nei confronti dei due coniugi.

Veniamo quindi al capitolo precedenti penali. Sono cinque le sentenze a carico di Nicola Lodi. Tutte per reati lievi e tutte con il beneficio della non menzione nel casellario giudiziale (questo il motivo per cui Naomo può sventolare il suo certificato facendo credere agli elettori di aver sempre rispettato la legge).

La prima è per un furto commesso nell’aprile del 1994 a Mirabello. L’oggetto del furto doveva essere di modesto valore, visto che l’allora giovanissimo Lodi patteggia la pena di 15 giorni di reclusione e 100mila lire. Pena sostituita con una multa di 1.125.000 lire.

Nel gennaio 2007 Lodi viene colpito da un decreto penale di condanna per sottrazione di cose sottoposte a pignoramento. Se la cava con una multa di 810 euro.

Passano 7 anni e Lodi è ormai un politico a tutti gli effetti. Nel 2014 patteggia 3 mesi e 10 giorni con il beneficio della sospensione condizionale della pena per usurpazione di funzioni pubbliche (lo commette chi, ad esempio, chiede documenti per strada a comuni cittadini senza averne titolo). Il reato è stato commesso a Camposampiero, in provincia di Padova.

Nel 2015 patteggia 30 giorni, con i benefici della sospensione condizionale e non menzione della pena, per il reato di violazione colposa dei doveri di custodia di cose pignorate. Il fatto risaliva all’aprile 2013.

Nicola Lodi durante le ‘barricate’ di San Bartolomeo

L’ultima sentenza a suo carico è dell’ottobre 2018. Lodi patteggia una pena di 5 giorni di arresto per manifestazione non autorizzata in luogo pubblico per il caso delle barricate di San Bartolomeo. Il segretario comunale estinguerà la pena pagando un’ammenda di 1.620 euro.

Un’altra sentenza sfavorevole arriva in sede civile dal tribunale del lavoro. Il 3 dicembre del 2007 Lodi sostiene di essere rimasto vittima di un “presunto” infortunio sul lavoro (il virgolettato è del tribunale). Appena tre settimane prima il noto imprenditore Giulio Barbieri gli aveva fatto il favore di assumerlo nella sua azienda.

Ma un anno dopo Lodi non si dimostra molto riconoscente e cita in giudizio Barbieri per chiedere i danni. Il leghista era adibito all’assemblaggio e al confezionamento di teli. Le sue mansioni dovevano tener conto di una invalidità certificata (circostanza che non sarebbe emersa se non fosse necessaria alla comprensione della vicenda). Niente compiti quindi di facchinaggio, sollevamento da terra o spostamento di materiali. Ma quel 3 dicembre Naomo si reca al pronto soccorso e lamenta un trauma distrattivo del rachide lombo-sacrale.

Lodi produce delle fotografie che lo ritraggono mentre solleva barre di metallo. A suo favore testimoniano due suoi conoscenti.

Ma il processo dimostra che “l’assunto attoreo (vale a dire le pretese di Lodi, ndr) è del tutto privo di fondamento”. Nel corso delle udienze le testimonianze dei dipendenti e di un ex dipendente (ritenuto quindi dal giudice “particolarmente attendibile e significativa”) smentiscono Lodi, che in realtà era adibito all’inserimento “una alla volta” in un macchinario di “sottili lastre rettangolari di plastica, ciascuna del peso di 1 kg circa”. Il tutto senza “necessità di sollevare carichi da terra”. Quanto ai suoi conoscenti che testimoniarono a suo favore, si dimostrerà che avevano messo piede una sola volta nell’azienda in tutta la loro vita.

Nella sentenza del 19 aprile 2012 il giudice Alessandro D’Ancona rileva che il ricorrente (Lodi) non è stato in grado di dare adeguate prove “circa il prodursi del danno e circa le cause dello stesso” e nemmeno circa “la circostanza storica del presunto infortunio” e “del conseguente aggravamento delle condizioni di salute”. In sostanza, il nulla.

Alla fine il tribunale condannerà Lodi a pagare le spese processuali anche di Giulio Barbieri.

Barbieri cerca di rifarsi pignorando l’auto di Lodi. Ma in sede di consegna, il veicolo risultava danneggiato e con diversi parti mancanti. Per questo Naomo si prende una querela e patteggia la condanna di 30 giorni per violazione colposa dei doveri di custodia di cose pignorate di cui abbiamo parlato sopra.

Qui finiscono le vicissitudini processuali del segretario comunale della Lega di Ferrara.

Altre grane Lodi le ha subite ultimamente – ma di questo abbiamo già scritto – per l’alloggio Acer in cui risiede da anni. Durante uno dei canonici sopralluoghi disposto dall’Agenzia per la casa si scopre che il patrimonio immobiliare pubblico in dotazione a Lodi ha subito diverse modifiche. Nel balcone sono comparsi una antenna parabolica e due climatizzatori non autorizzati. All’interno dell’appartamento risultano effettuati diversi lavori sempre senza autorizzazione, come il rifacimento totale della pavimentazione e la posa di rivestimenti in ceramica su alcune pareti.

Acer ha quindi sanzionato Lodi e gli ha intimato di sanare le violazioni e uniformarsi alle prescrizioni.

Lodi non aveva nemmeno comunicato l’allargamento del nucleo familiare. All’anagrafe infatti risultavano residenti nell’alloggio ben cinque persone. Tra queste anche la compagna del segretario della Lega, che però risulta proprietaria di una unità abitativa a Ferrara, e quindi senza titolo per risiedere in un alloggio popolare.

Tra i nominativi compariva anche un figlio maggiorenne di Lodi, che dovrebbe incidere nella dichiarazione Isee e modificare di conseguenza le circostanze dell’assegnazione dell’alloggio.

Da qui la lettera di Acer che avvisava l’intestatario di come questo fatto potrebbe comportare una variazione nei termini di locazione non corrispondente alla reale situazione reddituale, dalla quale poteva discendere una indebita percezione di prestazioni sociali agevolate.

Il capitolo Acer si chiude in stile hollywoodiano. In un video risalente al Natale 2016 Naomo mostra la ‘sua’ casa Acer, dove fa bella presenza di sé una vasca idromassaggio a due passi dal letto della casa popolare. “Traac e triic, fatta da me”, commenta baldanzoso l’esponente del Carroccio.

Il tutto senza che Acer abbia mai visto nulla: la vasca e le modifiche necessarie apportate all’immobile per permettersi un lusso del genere (e che andrebbero autorizzate preventivamente da parte di Acer) erano sparite prima che l’agente accertatore potesse metter piede nell’abitazione di Lodi.

Nessuna condanna ovviamente in questo caso, non trattandosi di materia penale. Magari solo una condanna morale, per aver utilizzato a fini personali quello che è patrimonio pubblico.

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