Editoriali
16 Dicembre 2017
L'editoriale di Estense.com. Medaglie al petto per una cattura frutto del caso, dopo altri tre omicidi

Igor e la meritocrazia della frusta

di Marco Zavagli | 5 min

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“Se si trattasse ognuno a seconda del suo merito, chi potrebbe evitare la frusta?”. Amleto che replica a Polonio sembra sbeffeggiare la canea di attribuzioni di onori che arriva dalle istituzioni. Tutte medaglie al petto per la cattura di Igor.

Magari la frusta va lasciata prudentemente tra le pagine di Shakespeare, ma questo non toglie che i fatti avvenuti da otto mesi e mezzo a questa parte necessitano di essere letti sotto la lente della realtà. Se non altro per un rispetto postumo alle almeno cinque vittime che la scia di sangue del killer serbo ha lasciato in due stati.

Igor, dopo gli omicidi di Davide Fabbri a Budrio e Valerio Verri a Portomaggiore, è stato cercato per mesi nell’area del Mezzano. La zona rossa è stata setacciata da mille uomini delle forze dell’ordine. In loro ausilio unità cinofile, droni (uno finito contro un albero), Predator (non il mostro della saga ma il velivolo americano a pilotaggio remoto già utilizzato in operazioni in Afghanistan), un ex partigiano di 94 anni e anche un sensitivo.

Il tutto per ottenere un nulla di fatto. Eppure il ricercato è stato avvistato ben tre volte quell’8 aprile in cui morì Verri e rimase gravemente ferito Ravaglia. Una pattuglia di tre carabinieri lo incrociò tra Marmorta e Consandolo, nei pressi di un piccolo bosco. Erano armati e lo avevano a 50 metri di distanza, ma dalla centrale operativa ricevettero l’ordine di non sparare, monitorare la situazione e preservare la propria incolumità, in attesa dei rinforzi, che arrivarono circa mezz’ora dopo. Quando ormai Norbert Feher era già tornato uccel di bosco. Non prima però di esser tornato a riprendere alcuni oggetti lasciati nel cassone del Fiorino con cui era fuggito.

“Non c’erano le condizioni di sicurezza per sparare” giustificò l’allora procuratore capo di Ferrara Bruno Cherchi. In mezzo a una campagna disabitata? Nell’agosto del 2009 una pattuglia che inseguiva una Mercedes dopo la rapina a una gioielleria sparò una ventina di colpi in viale Cavour per fermare tre banditi disarmati. Erano le 6 di pomeriggio e il corso principale di Ferrara era molto trafficato. Nel febbraio del 2011, in zona Barco, di notte, vennero sparati 15 colpi per fermare una Citroen Ax con a bordo due persone che avevano tentato di investire un militare a un posto di blocco. Cosa si deve intendere per “condizioni di sicurezza”?

Ci sono poi dichiarazioni che fanno pensare come la portata criminale di Igor sia stata sottovalutata. Lo scorso giugno il generale Adolfo Fischione, comandante regionale dei Carabinieri in Emilia-Romagna, parlava di Igor come di un latitante come tanti ce ne sono. Da allora quel latitante qualunque è riuscito ad attraversare almeno due frontiere e ammazzare altre tre persone.

Lasciano interdetti anche le dichiarazioni della prima ora, fatte dopo la notizia dell’arresto in Spagna. Secondo il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette Igor “è stato arrestato in un’area che avevamo indicato noi”. Per il procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato “noi eravamo convinti di muoverci in quella direzione”, mentre il ministro dell’Interno Marco Minniti rende noto che “di recente in Spagna c’era stato un reparto del Ros che aveva segnalato alla Guardia civil il possibile luogo dove si poteva nascondeva Robert Feher, a testimonianza di un’attività investigativa mai cessata.

E invece Igor, secondo le autorità spagnole e quelle italiane – scrive El Pais -, doveva essere nei pressi di Malaga, dove la sua presenza era stata segnalata dall’Italia, invischiato in un traffico di droga. Sapete dov’è Malaga? a circa 700 km e oltre 6 ore di viaggio da dove è stato catturato. Come cercare a Bari l’autore di un crimine commesso a Ferrara.

La cattura poi, altro sconcerto, non è frutto di un’attività investigativa internazionale, bensì l’epilogo di un caso tanto drammatico quanto fortuito. Il 5 dicembre un uomo (che ancora non si sa se fosse o meno Igor) entra in un casolare, ferisce due persone e uccide un cane. Viene elaborato un identikit dell’assalitore. La polizia dà la caccia a un criminale, di presunta origine rumena, che da tempo entrava nelle case degli abitanti dei paesini di Albalate e Andorra alla ricerca di cibo e vestiti o coperte per difendersi dal freddo della montagna.

È lui che i due agenti della Guardia Civil Víctor Romero Pérez e Víctor Jesús Caballero, assassinati assieme all’agricoltore José Luis Iranzo, stavano cercando. E la sorte ha voluto che entrassero nel casolare dove si nascondeva il pericoloso assassino. Anche qui la fine delle sue scorribande è dovuta a un evento fortuito.

Verso le 19 di giovedì, dopo il triplice omicidio, Feher si dà alla fuga. Una fuga durata 8 ore durante la quale percorre circa 70 km. La corsa si interrompe solo perché rimane coinvolto in un incidente stradale. Igor viene trovato mentre dorme a 200 metri di distanza dal pick-up rubato all’agricoltore ucciso. Forse stremato, forse ferito.

Difficile a questo punto parlare, come vuole Minniti, di merito “di un’attività investigativa che è partita dall’attività di indagine dell’Arma dei carabinieri”.

Viene poi il capitolo dell’allegra giustizia italiana. Capitolo noto ormai. Igor Vaclavic, alias Norbert Feher (ricercato dalla Serbia già nel 2003 per violenza sessuale su minore e rapina aggravata), viene arrestato tre volte. A Forlì per furto nel novembre 2005, a Rovigo nel giugno 2007 per rapine, e a Ferrara nel 2011. Dall’alto di due decreti di espulsione mai eseguiti, Igor si può appuntare anche lui una medaglia sul petto: quella di buona condotta, grazie alla quale esce anzitempo dal carcere dell’Arginone.

Ecco, questo è il copione che dovevano leggere le istituzioni. E ripeterlo all’infinito, fino a quando saremo sicuri di non doverci imbattere in un altro caso Igor.

Tutto il resto, per tornare ad Amleto, è silenzio. O dovrebbe esserlo.

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