Spettacoli
14 Novembre 2018
Proiezione di "Amore amaro" al Boldini. La figlia Gloria: "Mi commuove vedere che la sua città lo ricorda con tanto affetto"

Sgarbi omaggia Vancini: “Maestro e padre, legato a Ferrara come luogo dell’anima”

di Redazione | 3 min

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“Ferrara è un luogo di immaginazione cinematografica, una città magica e metafisica dove tutto acquista una dimensione universale come luogo dell’anima”. È la descrizione che Vittorio Sgarbi fa della città estense dove è ambientato il film “Amore Amaro” di Florestano Vancini, proiettato martedì sera al cinema Boldini in occasione del decimo anniversario della sua scomparsa.

“Mi commuove molto vedere che la sua città ricorda con tanto affetto mio padre” rivela Gloria Vancini, la figlia del grande regista ferrarese che si dice “fiera ed emozionata” di aver partecipato alla visione de “La lunga notte del ’43” in corso Martiri della Libertà e del fatto che il Comune gli intitolerà lo slargo del museo di Storia Naturale.

“Lui amava Ferrara e ci tornava appena possibile, mi ricordo che venivo in questo cinema ad ascoltarlo anche se lui non amava parlare di sé – racconta la figlia Gloria -; non si lodava mai, anzi parlava più delle critiche che dei premi che hanno caratterizzato il suo successo, addirittura all’inizio della sua carriera aveva pensato di nascondersi dietro uno pseudonimo. Amava molto il suo lavoro, dedicava anima e corpo con umiltà e passione“.

Il suo ricordo viene omaggiato dalle iniziative organizzate dalla Ferrara Film Commission: “Abbiamo pensato a questo memorial nella ricorrenza decennale della sua scomparsa – spiega Paolo Micalizzi, critico e storico del cinema, presidente onorario della Ffc – per far tornare l’apprezzato regista nella nostra Ferrara, dove ambientò questa pellicola, realizzata nel 1974″.

Florestano Vancini decise di ambientare Amore Amaro, tratto dall’omonimo racconto di Carlo Bernari, nella sua Ferrara poiché “io non ho conosciuto la Roma d’anteguerra e non sarei riuscito ad esprimerla – dichiarò lo stesso regista -. La Ferrara di quell’epoca, invece, l’ho conosciuta, vi ho trascorso la fanciullezza, ho conosciuto quella città un po’ sonnolenta che sentiva l’alito della campagna, dove gli avvenimenti arrivavano attutiti e il tempo pareva scandito dal lento passare del Po, e gli stati d’animo si perdevano nella profondità della pianura padana”.

A non perdersi l’appuntamento al Boldini, “dove venivo da ragazzo a fare il cineforum con un piccolo gruppo che si esprimeva con molta ideologia e passione”, è anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi che incontrò Vancini “che poteva essere un maestro e un padre, quando chiedeva aiuto al governo per finanziare alcune pellicole: lui mi vedeva come un piccolo uomo di potere, di certo non avevo il potere di Andreotti, ma tra di noi si instaurò un rapporto di amicizia fraterna“.

L’ammirazione per Vancini non finisce qui: “È stato un grande regista del bianco e nero che cercava sempre di trovare, sia pure attraverso personaggi di fantasia, una cifra realistica – prosegue Sgarbi -. In questa pellicola, anche se non penso sia il suo capolavoro, gli dobbiamo riconoscere il tocco d’arte, il gioco di sfumature, come se fosse bianco e nero poiché ci sono i colori pastello, e ho avuto l’impressione che fosse un film della giovinezza che lui rimembra tramite questo ragazzo pensando a se stesso”.

Il ragazzo in questione è Leonard Mann, catapultato in una storia d’amore intima e delicata, ma anche grande e struggente, con la vedova Lisa Gastoni nel periodo fascista. Un film sentimentale, in cui “emerge sempre il tentativo di Vancini di plasmare l’amore in una dimensione elegiaca di Ferrara” chiosa Sgarbi tra gli applausi del pubblico in sala.

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