Più di 2000 km, mezzo giro d’Italia in bicicletta con partenza da Ventimiglia e ritorno a Torino, la città di Laura Bertinetti che ha deciso di festeggiare la pensione con un viaggio in bici per sensibilizzare e supportare Life Support, la nave di Emergency che solca il Mediterraneo per salvare vite umane.
Lunedì Laura è arrivata a Ferrara raggiungendo circa i 1700 km percorsi e altri 500 la separano dal ritorno a casa. Due sono gli obiettivi, “uno cicloturistico” la sua grande passione, l’altro benefico, “supportare la Life Support”. “Sono una volontaria del gruppo di Torino di Emergency – racconta ai nostri taccuini – e mi è venuta questa idea”. “Non solo una vacanza mia”, come si diceva il “regalo per la pensione” ma anche l’obiettivo solidale di raccogliere fondi per la nave Sar (Search and Rescue) di Emergency che ha attraccato in diversi porti in cui anche Laura è passata. Ad oggi la cifra raccolta supera i 1800 € in poco più di un mese ma manca ancora buona parte del viaggio che è iniziato lo scorso due aprile.
Laura, che è anche socia Fiab, è partita da Ventimiglia poi giù per la Ciclovia Tirrenica fino a Formia, nel sud del Lazio. Lì il passaggio in Molise e quindi sulla costa adriatica trovando anche brutto tempo e poi l’Abruzzo, “splendido”. Quindi la costa dei Trabocchi e poi le Marche e la Romagna fino ad arrivare lunedì a Ferrara e ora seguirà il Po per tornare a casa. “Voglio promuovere la rete Bicitalia di Fiab” che le ha fatto “toccare tutti i porti, o molti di essi, in cui la nave di Emergency Life Support è attraccata con il suo carico di persone in fuga da guerre, fame e disperazione salvandole dalla morte in mare”.
In tutto saranno 36 tappe più qualche giorno di riposo, 42 giorni di viaggio circa, “una bellissima esperienza” non facile in Italia che “da pedalare è molto difficile, non è un paese per cicloturisti”. Qua non abbiamo ciclabili lunghe come quella del Danubio o la Passau Vienna. Più che altro però manca la sinergia tra le regioni, “sulla carta gli itinerari ci sono” spiega Laura, “manca un progetto organico” con segnali e indicazioni che ti permettano di essere certo di trovarti sulla strada giusta. Non solo, “ci sono posti dove proprio non ce la fai”, un ponte, un guado o un fiume da attraversare e il rischio di dover prendere l’unico passaggio che si trova su una strada ad alto traffico.
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