Politica
20 Marzo 2016
Il nuovo fronte sono le lotte No triv, per le bonifiche dei siti contaminati, contro le centrali a biogas

Scomparsa del Movimento. Gasparini: “Ignorati dall’informazione”

di Redazione | 6 min

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Si firma “preoccupato”, accanto al titolo di medico, come se la sua preoccupazione, certamente maturata nel corso degli anni di studio e di approfondimento (studio e approfondimento che ancora continuano) fosse stata certificata tramite diploma accademico. Luigi Gasparini, “medico igienista preoccupato per la salute pubblica”, nonché referente per Ferrara dell’associazione Medici per l’Ambiente (Isde Italia), appare come un saggio filosofo, complice la sua folta barba bianca, coltivata già prima che il volto irsuto diventasse chic.

Il suo contegno stoico contrasta con le dichiarazioni preoccupanti “sulla salute dei ferraresi”. Fu uno dei protagonisti, allora con Medicina democratica, della stagione referendaria contro inceneritore e turbogas.

Dov’è finita quell’opposizione oggi?

“Io per mia esperienza e coerenza ho sempre inteso e continuo a ritenere l’opposizione come rivolta non alle singole amministrazioni pubbliche, ma alle scelte, secondo me, non corrette dal punto di vista ambientale e sanitario, delle singole amministrazioni pubbliche, indipendentemente dal colore (se ancora c’è un colore) delle stesse”.

Un’opposizione alle idee che continua?

“Sì, forse in maniera meno eclatante ed anche meno collettiva, ma continua ancora. Direi come prima, se non più di prima. L’unica differenza rispetto a prima è che io ho la sensazione che gli organi di informazione non se ne accorgono o non si impegnino ad accorgersene o peggio non vogliano accorgersene”.

Che cosa ha rappresentato per Ferrara quel periodo di impegno comune culminato con il referendum?

“E’ stato un periodo molto importante che ha sensibilizzato e formato molti cittadini sulla tematiche ambientali e sanitarie ed ha dimostrato la non capacità di ascolto dei cittadini da parte delle nostre Amministrazioni (intendo quelle elette) e Istituzioni (intendo gli organi tecnici), non capacità di ascolto che continua ancora oggi.

Ben 11.539 persone votarono a quel referendum. Come giudica il risultato ottenuto?

“Discreto. Riguardo alla megaturbogas con le nostre osservazioni abbiamo ottenuto dalle autorità statali un impianto supplementare di abbattimento inquinanti, richiesto specificamente da noi cittadini, associazioni e comitati e non dalle nostre amministrazioni e istituzioni locali. Riguardo alla triplicazione dell’inceneritore la cui autorizzazione era tutta di carattere locale, noi ambientalisti siamo stati ascoltati molto meno, ma siamo comunque riusciti a proporre prescrizioni migliorative per l’ambiente e per la salute, prescrizioni fra l’altro considerate restrittive da parte della ditta Hera, che con tanto di buste verdi dell’autorità giudiziaria inviateci in ben due tre tornate, si era riservata di chiederci un ingente risarcimento per danni ricevuti a seguito delle nostre osservazioni”.

Il referendum del 2007 fu un’esperienza capace di unire diverse anime. Purtroppo per poco tempo. Perché non si è più vista un’operazione come quella del 2007?

“Iniziative similari sono avvenute anche dopo e continuano ad avvenire ancora: referendum popolare autogestito Sant’Anna, mobilitazione dei cittadini di Pontegradella e dintorni prima e poi soprattutto di Malborghetto e dintorni contro “la finta geotermia di Hera”, il presidio davanti al Servizio Ambiente della Provincia da parte dei cittadini di Goro contro la centrale a biogas nel Parco del Delta, le numerose iniziative e manifestazioni No triv, ecc. Secondo me più che una mancanza di iniziative similari vi è stata una non adeguata informazione di queste iniziative e manifestazioni da parte degli organi di informazione. E’ anche vero in ogni caso che mantenere costantemente uniti su percorsi ambientali comuni cittadini, comitati e associazioni con esperienze culturali e sociali diverse non è facile ed è estremamente dispendioso di forze.

Insomma lei per lo meno è ancora molto attivo.

“Io personalmente ho scelto di potenziare la mia attività ambientale come referente della provincia di Ferrara dell’Associazione Medici per l’Ambiente e la mia attività ambientale e quella dei miei collaboratori continua come prima e più di prima”.

Parliamo di lei. Quale percorso l’ha portata a mobilitarsi per il referendum?

“Io sono stato uno dei fondatori nazionali di Medicina Democratica nata a Bologna nel 1976 ed anche uno dei fondatori della sezione provinciale di Ferrara di Medicina Democratica il 9 aprile 2005. Ed anche uno dei primi iscritti all’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente nata ad Arezzo il 16 maggio 1990 e mi sono sempre occupato anche professionalmente di Prevenzione Primaria (eliminare e/o ridurre il più possibile le cause delle malattie). Di fronte a due nuovi e grandi impatti ambientali e sanitari (triplicazione inceneritore e megaturbogas) che si prospettavano in contemporanea in quei tempi nel nostro territorio ho ritenuto doveroso mettere a disposizione le mie energie per cercare di unire le forze di cittadini e associazioni”.

Quando e come è iniziata nella sua vita la sensibilità nei confronti delle tematiche ambientali?

“Non vorrei esagerare ma ritengo che la mia sensibilità sia nata poco dopo la mia nascita all’interno del mondo contadino da cui provengo, che sia proseguita con i numerosi giri in bicicletta ed a piedi fatti da giovane in tanti bellissimi luoghi naturalistici in Italia, Svizzera, Francia, Austria, ex Jugoslavia, ex Cecoslovacchia ed Ungheria, e che si sia rinforzata durante i miei studi di Medicina come studente-lavoratore.

Crede che oggi la questione ambientale sia rimasta un’emergenza come negli anni precedenti? Perché? Ci sono cause solo locali?

“La questione ambientale non solo è rimasta un’emergenza (e chiaramente non solo locale) ma è diventata addirittura una questione indispensabile per la sopravvivenza delle generazioni future.

Non crede che noi oggi abbiamo le conoscenze per poter tenere sotto controllo i valori di inquinamento, penso per esempio ai pm10?

“Sì, ma guardi: facciamo attenzione. Noi oggi noi ci preoccupiamo giustamente degli sforamenti di pm10 e ci preoccupiamo solo di non superare i 50 microgrammi per metro cubo, ma sappiamo, anche se non c’è un’adeguata informazione, che secondo l’OMS i danni alla salute cominciano da esposizioni da 20 microgrammi per metro cubo in su. E quando abbiamo gli sforamenti invochiamo la pioggia, ma sappiamo, anche se non c’è un’adeguata informazione, che la pioggia non fa altro che disseminare l’inquinamento atmosferico nell’acqua, nel suolo e nella catena alimentare”.

La popolazione ferrarese sente come un’emergenza la questione ambientale?

“Secondo me gran parte della popolazione ferrarese si rende conto della questione ambientale soprattutto quando c’è un’emergenza ambientale o quando è prevista un’attività impattante vicina al luogo di residenza, mentre sulle problematiche ambientali e sanitarie esistenti ordinariamente, ha bisogno di essere sensibilizzata e stimolata”.

Quali altri temi fondamentali possono riunire l’opposizione?

“Le lotte No triv, le lotte per la dismissione dell’inceneritore di via Diana, le lotte per le bonifiche dei siti contaminati, le lotte per far vietare, all’interno e nelle adiacenze dei siti contaminati e dei siti potenzialmente contaminati, la coltivazione di prodotti agricoli destinati al consumo umano e animale, le lotte per migliorare la qualità delle acque superficiali e sotterranee del nostro territorio, le lotte contro le centrali a biogas ed a biomasse del nostro territorio provinciale e dei territori confinanti, vigilanza su eventuali usi impropri delle torce d’emergenza da parte delle ditte del Polo chimico ecc.”.

Prima di lasciarci, quali progetti in tema ambientale e di impegno pubblico nel suo prossimo futuro?

“Portare avanti le lotte ambientali e a seguire le problematiche riguardanti l’ambiente e la salute che mi vengono poste dai cittadini, associazioni e gruppi politici, cercando di dar loro soprattutto il supporto tecnico che mi viene richiesto”.

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