Politica
18 Marzo 2016
Dopo il successo del referendum contro turbogas e inceneritore uscì dai Grilli Estensi

La scomparsa del Movimento. Baldisserotto: “L’errore fu cercare poltrone”

di Redazione | 4 min

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baldisserottodi Daniele Modica

“L’amministrazione ferrarese va a tutto gas”. L’inchiesta di Estense.com sulla scomparsa del movimento ambientalista a Ferrara prosegue con Roberto Baldisserotto. Baldisserotto fu uno degli attivisti che nel 2007 si batté duramente per ottenere il referendum contro turbogas e inceneritore, non lenisce l’amarezza per quanto è avvenuto a Ferrara: nonostante una dura battaglia portata avanti a costo di sacrifici e tempo speso, a forza di banchetti e riunioni, alla fine i difensori dell’impianto energetico vinsero ugualmente.

Ma Baldisserotto non ci mette molto a dire perché: la colpa in buona sostanza sarebbe di chi volle a tutti i costi “andare a cercare voti”. Baldisserotto pensava che canalizzare tutte quelle energie di opposizione in un partito in realtà facesse perdere forza all’impresa ambientalista. Non era l’unico a pensarla così. E a suo parere, i fatti gli hanno dato ragione. Intanto comincia però a delinearsi un’immagine più precisa del movimento ambientalista e delle persone che si batterono per avere la consultazione popolare.

Tante realtà e visioni che difficilmente potevano conciliarsi. E forse, a tirare le somme, ecco il motivo per cui dopo quel sorprendente risultato democratico (11539 persone votarono no ad un referendum che non aveva valore istituzionale) tutto sfumò e i protagonisti scomparvero dalla scena: c’erano delle divisioni, tra i rappresentanti e i rispettivi partiti o movimenti di appartenenza, e tra i promotori del referendum stessi. Queste frizioni portarono per esempio Roberto Baldisserotto a rompere con i grillini ferraresi.

Baldisserotto, perché dopo il referendum lei uscì dai Grilli Estensi?

“I movimenti ecologisti incassarono un’enorme successo con il referendum contro turbogas e inceneritore, portare le firme dal sindaco fu una dichiarazione politica e io non volli andare”.

Perché?

“Perché lo consideravo uno sbaglio”.

Si spieghi meglio.

“Non si doveva, a parer mio, uscire dal civico per il politico, bisognava spingere ancora su questa strada”.

Vale a dire una battaglia fuori dai partiti, solo come movimenti e associazioni in difesa dell’ambiente?

“Sì, non bisognava andare in cerca di voti, come fece invece Valentino Tavolazzi e poi i Grilli Estensi, perché in questo modo si sarebbe depotenziato, come di fatto avvenne, tutto il fronte dell’ambientalismo e della protesta. I risultati sono sotto i nostri occhi”.

E quindi lei fece un passo indietro.

“Sì, quando il gruppo che formò i Grilli Estensi scelse di entrare in politica, io ero assolutamente contrario e mi sono sfilato. Sono uscito, perché rimango fermo su un punto, serve una realtà apartitica che faccia attività civica senza aspirare a poltrone”.

Secondo lei, questa realtà avrebbe un peso nell’indirizzare le scelte, anche se fuori dal consiglio?

“I cittadini hanno un potere immenso quando si mettono d’accordo su un punto”.

Cosa pensa oggi di Progetto per Ferrara e del Movimento 5 Stelle?

“Non penso nulla né dell’uno né dell’altro. Entrambi non hanno seguito il suggerimento che ha suo tempo feci anche alla Morghen (Ilaria Morghen, capogruppo M5S in consiglio comunale, ndr), cioè di creare una sorta di ‘governo ombra’ della città per dire ai cittadini che non c’è solo la strada indicata dalla giunta”.

Cosa deve fare l’opposizione oggi per riuscire a costruire consenso, cioè ad avere più voti?

“Bisogna mostrare ai cittadini che si è in grado realmente di produrre alternative migliori, allora la gente ti vota. Non si deve dimenticare che turbogas e inceneritore sono la ‘Caporetto’ dell’amministrazione in tema di sanità e di ambiente”.

Su quali altri temi insisterebbe nel creare un movimento di opposizione sul merito?

“Per esempio parlerei delle centrali biogas”.

In che senso?

“Le centrali biogas sono state autorizzate, ma poco tempo prima l’allora sindaco di Ferrara, Sateriale, osteggiò la conversione della Sfir in centrale a biomasse, che sarebbe stata energicamente più efficiente del 20% rispetto quelle in seguito autorizzate e avrebbe salvato molti posti di lavoro. Il motivo per cui si rifiutò la conversione della Sfir fu che le emissioni, insieme a quelle di turbogas e inceneritore avrebbero danneggiato la qualità dell’aria. D’accordo, ma poi si è fatto sì che spuntassero come funghi le altre centrali a biogas. Una bella incoerenza”.

Lei parla del passato, un passato che certamente influenza la nostra vita presente. Ma oggi su cosa chiederebbe all’amministrazione di puntare l’attenzione?

“Oggi i dati ci dicono che il tasso di mortalità per quanto riguarda i tumori è in diminuzione. Ma questo avviene solo per l’efficacia delle cure che in effetti è migliorata. In realtà l’incidenza tumorale cresce. I dati del registro tumori sono chiarissimi: dal 2000 al 2008 il tasso di incidenza delle malattie tumorali in provincia di Ferrara (su 100.000) è passato da 811 a 930 casi. A Reggio Emilia sono passati dal 642,4 nel 2000 a 632,9 nel 2009. Certo questi dati sono fermi al 2009, ma il nostro trend è già chiarissimo”.

Quindi cosa suggerirebbe all’amministrazione?

“Io suggerirei un buon medico dato che il Pd nei Comuni italiani dove è all’opposizione osteggia duramente le centrali turbogas, mentre dove comanda apre. Va a tutto gas, diciamo”.

 

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