Politica
14 Marzo 2016
Il 'carbonaio' Mario Testi: “Sono deluso, qui non cambia mai niente”

“Eravamo generali senza esercito”

di Redazione | 6 min

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Mario Testi

Mario Testi

di Daniele Modica

Il 10 e 11 febbraio 2007 si tenne a Ferrara un referendum non autorizzato, promosso da un gruppo di “carbonai” che facevano capo a realtà associative e politiche differenti, talvolta opposte. Tutte però erano accumunate dalla volontà di informare la società civile sull’operato dell’amministrazione, guidata dall’allora sindaco Sateriale. Tutte mosse dalla volontà di fermare la triplicazione dell’inceneritore (150 tonnellate/anno) e la creazione della nuova turbogas da 800 megawatt. La situazione condusse molti dei promotori a compiere scelte forti, creò i presupposti per la nascita di nuove realtà associative e politiche. E soprattutto portò la popolazione a esprimersi attraverso un referendum: 11539 cittadini si opposero a inceneritore e turbogas. Poi turbogas e inceneritore furono costruiti ugualmente e dei comitati che si batterono cosí aspramente in quei giorni sembra non restare traccia. Che fine ha fatto l’opposizione a Ferrara?

Mario Testi, uno dei “carbonai” promotori del referendum.

“In realtà fui quello che per primo propose l’idea di un referendum irregolare che poi fu appoggiata da tutti gli altri. Vede, io avevo già chiesto di interrogare i cittadini poco tempo prima in sede istituzionale”.

Ricordiamo che lei allora era consigliere comunale per Forza Italia.

“Sì, e proprio in consiglio chiesi di indire un referendum quando fu presentato il piano energetico. Mi fu negato. E allora dissi agli altri – cioè quelli con cui ci incontrammo per pianificare tutto, Zucchini, Tavolazzi, Cigala Fulgosi e altri – ho detto: beh se non ci fanno fare il referendum ufficilamente, noi scendiamo in piazza con i banchetti. Era una cosa che a livello nazionale stava avvenendo con le primarie della Sinistra”.

Facciamo un piccolo passo indietro: per lei come è nato tutto, cosa l’ha spinta a mettersi in gioco?

“Beh, senta, io sono ed ero un semplice insegnante di ginnastica di liceo, attento certamente alle questioni riguardanti la salute delle persone. Poi fu chiesto al Consiglio di esprimere un parere riguardo ai progetti energetici. Allora cominciai a studiare. Prima sul faldone da 3mila pagine che ci misero a disposizione poi per conto mio. Sa quanti consultarono quel faldone prima di votare? Ben pochi, mi creda. Feci circa 33 interpellanze, senza risposta. Chiesi anche successivamente di avere i dati sulla morbilità, cioè il numero dei casi di malattie tumorali, e non sulla mortalità. Ma niente”.

Può spiegare meglio quest’ultimo passaggio?

“Se guardiamo i dati sulla mortalità per tumore a Ferrara come in Italia sono in calo. Certo, con le cure riescono a farti vivere molto più di una volta. Ma la morbilita è un’altra cosa, ci dice quanti si ammalano di tumore ed è un numero in aumento”.

Quasi dieci anni fa, otto associazioni e comitati di diversa matrice hanno svolto il ruolo di opposizione, e lo hanno fatto sul merito. Cosa vi ha messo tutti d’accordo?

“Noi volevamo che la gente fosse informata e poi che scegliesse liberamente. Se la gente non sa, può accettare di tutto. Se invece conosce i fatti potrà anche fare una scelta diversa dalla mia, ma sarà fatta con consapevolezza e libertà”.

Le sembrerà un discorso troppo superficiale e generalista, ma è opinione comune che sia più raro trovare una persona di Destra che si batte per temi ambientali, anche quando questi possono in teoria confliggere con un progetto di sviluppo immediato.

“Sì, di solito è così. Ma Ferrara funziona al contrario. La Sinistra al potere fa scelte meno ecologiste”.

O per lo meno questa è la sua opinione. In ogni caso effettivamente lei parla come un ‘grillino’.

“Guardi, le dico la verità: l’unica novità reale e speranza vera di cambiamento oggi viene dal Movimento 5 Stelle. Lo dico per le battaglie che fanno e per come le fanno. Vede io allora ero di Forza Italia. Ma erano altri tempi, ho indossato una casacca che mi per petteva di battermi in consiglio, poi però la gente non riuscì mai ad andare oltre quella casacca”.

Lei è un uomo di Destra?

“Preciso che non sono grillino. Ma oggi le pare esista destra o sinistra? E poi anche allora non ho mai fatto distinzioni di credo nel trattare gli argomenti e le persone, ho sempre messo insieme diavolo e acqua santa per difendere gli ideali che sostenevo”.

C’é qualcosa di cui si pente?

“Non credo. No, pentimento forse è una parola grossa. Direi delusione piuttosto”.

Delusione riguardo a chi o a cosa?

“Prima di tutto per la colorazione politica che ha preso il mio operato, ma nello stesso tempo delusione per non essere stato appoggiato dal mio partito per quello che facevo. Con la mia onestà ho dato lustro ad un partito che non lo meritava, visto poi quello che hanno fatto a livello nazionale”.

Poi?

“Poi soprattutto delusione nei confronti dei ferraresi, o di alcuni di loro per lo meno”.

Quale sarebbe la colpa dei ferraresi? Non averla votata?

“No, molti mi accusarono di voler solo farmi strada verso il parlamento, mentre io facevo opposizione solo sul merito. Ottenni piú rispetto dall’allora sindaco Sateriale che dal mio partito. Credo che la colpa di noi ferraresi sia la superficialità”.

Si spieghi meglio.

“Uno crede che se oltre 11mila persone si oppongono all’operato dell’amministrazione questo di conseguenza si traduca in voti, no? Non in una rivoluzione, ma almeno in un segnale. Invece tutti continuano sempre a votare lo stesso partitone qualunque cosa succeda”.

Però successivamente con la battaglia dei comitati contro la geotermia prima a Pontegradella poi a Malborghetto lei tornò a battersi portando a casa sostanzialmente la vittoria, no? La centrale geotermica non si è fatta.

“La storia dei comitati è l’altra faccia della medaglia: lei crede che il consenso dato al Pd dai residenti di Malborghetto dopo che il Comune annunciò di spostare in quel quartiere la ‘finta’ centrale geotermica si sia poi ridimensionato? No, è rimasto sostanzialmente uguale. Controlli pure i dati. E poi quando io mi unì ai comitati proposi – Marco Piva, il portavoce di Malborghetto lo può dire – di unirci alla protesta di Pontegradella, perché ognuno si batteva solo per il proprio quartiere, non in una logica di insieme. Ma le pare possibile? Quello che respiriamo a Malborghetto lo respiriamo anche a Pontegradella, lo respiro anche io che abito in Borgo dei Leoni. Lo respiriamo tutti. Io ho dovuto affrontare tre tumori da quando abito a Ferrara, prima in in tutta la mia famiglia non sapevamo neppure cosa fossero”.

Dunque, che fine ha fatto l’opposizione di quei giorni, i promotori di quelle iniziative? Sono tutti scomparsi?

“Forse. Secondo me il motivo è che chi ha fatto certe lotte ora ha deposto le armi. Sa perché? Perchè ha visto che qui non cambia mai niente. E di fatto altri che prendano il posto di quelli evidentemente non ci sono. Ma lei si immagina le ore, i sacrifici, per organizzare tutto e per portare avanti certe battaglie? Eravamo generali, senza esercito”.

Ma quel referendum ottenne un grande successo. Parliamo di 11539 persone.

Sì ma a fronte di 80mila avanti diritto al voto. È una vittoria molto relativa. Ad un certo punto ti giravi e ti accorgevi che c’eri solo tu. Generali senza esercito. La gente antepone le ideologie alla salute. Questa sarà la nostra condanna. Ora le faccio io qualche domanda”.

Prego.

“Allora l’amministrazione giustificò l’implementazione dell’inceneritore e la turbogas con motivi di sviluppo, cioè il salvataggio del polo chimico, con motivi economici, cioè minor spesa per le attività e le aziende. L’inceneritore e la turbogas hanno risolto i nostri problemi occupazionali? Hanno salvato le sorti infauste del Petrolchimico? Hanno abbassato i costi dell’energia?”.

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