Sono partiti gli avvisi di fine indagine per l’inchiesta aperta dalla procura di Ferrara sulle assegnazioni dirette fatte dal Comune a favore della cooperativa Camelot negli anni 2013-2014.
L’indagine – coordinata dal pm Stefano Longhi – nasce dall’esposto presentato dal consigliere comunale di Gol Francesco Rendine, a seguito dei rilievi mossi al Comune da parte dell’Autorità nazionale anti corruzione dell’agosto 2015 sull’affidamento del progetto Sprar per l’accoglienza dei migranti richiedenti asilo e rifugiati per il triennio 2014-2016. L’Amministrazione venne in qualche modo forzata a revocare l’affidamento diretto a Camelot e indire un bando pubblico di assegnazione (vinto poi da Camelot stessa) per il periodo di tempo restante.
Gli avvisi di fine indagini non risultano essere ancora stati ricevuti dai soggetti indagati, che al momento risultano essere due dirigenti del Comune.
L’esposto di Rendine ‘rendicontava’ i numerosi affidamenti diretti assegnati alla cooperativa – di cui ci occupammo anche noi con un inchiesta dell’agosto 2014 – non solo nell’ambito del progetti Spar, che rappresentano comunque la voce economicamente più grossa, per un totale di circa quattro milioni di euro nel biennio 2013-2014.
Le osservazioni dell’Anticorruzione furono molto esplicite e chiare, arrivando a sostenere che a Camelot fosse stata concessa “l’esclusiva sull’assistenza migranti”. “Tale modus operandi, oltre a presentare elementi di opacità connessi ispo facto alla mancanza di una qualsivoglia procedura competitiva per la selezione del partner progettuale/soggetto attuatore rimessa invece alla totale discrezionalità del Comune, nel caso di specie si innesta in un contesto locale che vede la cooperativa Camelot detenere una sorta di esclusiva nel campo dell’assistenza agli immigrati; sintomatica – scriveva l’Anac, andando ancora più a ritroso – in tal senso è l’indizione, nel 2008 e nel 2013, di procedure aperte per l’affidamento della gestione del Csii (Centro servizi integrati per l’immigrazione, ndr), per importi superiori alla soglia comunitaria, alle quali – sulla base di quanto rilevato dai dati assunti in Bdncp – risulta partecipante la sola Camelot, sempre aggiudicataria con ribassi percentuali irrisori (nell’ultima gara del 2013, il ribasso offerto è stato inferiore all’1%)”.
Il consigliere faceva esplicito richiamo non solo a quanto deliberato dall’Anac, ma anche alla risposta ricevuta dai revisori dei conti, da lui interpellati proprio su quegli affidamenti, che già nel 2014 invitavano l’ente locale a “procedere in via ordinaria all’assegnazione dei rapporti contrattuali tramite procedure ad evidenza pubblica riservando alle assegnazioni in via diretta un ruolo eccezionale e in circostanze da motivare analiticamente”.
La vicenda portò ulteriori strascichi: la richiesta di dimissioni per l’assessore Chiara Sapigni, la querelle tra Alan Fabbri e gli assessori Massimo Maisto e Simone Merli (che, per dimostrare la propria trasparenza, si autodenunciarono).
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