Politica
23 Ottobre 2020
Tra fake news, cittadini bannati e meriti altrui Alan Fabbri fa pagare ai ferraresi oltre 600mila euro l'anno

La propaganda, l’industria che funziona meglio a Ferrara

di Marco Zavagli | 5 min

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A Ferrara c’è un’industria che funziona sempre meglio e non soffre crisi pandemiche né economiche. È la propaganda del sindaco Alan Fabbri.

Un’industria che produce fake news, che banna normali cittadini, che si appropria di meriti altrui con allegra noncuranza. E per produrre, quest’industria consuma energie e denaro. Le energie sono quelle della poderosa macchina comunicativa del primo cittadino. Il denaro, ahinoi, è quello dei ferraresi.

Solo negli ultimi giorni abbiamo assistito a due menzogne colossali spacciate come verità, utili a foraggiare il consenso municipale: i dati sul turismo a Ferrara e le proteste dei sindacati. Su questo entreremo nel merito in seguito.

Partiamo dagli ingranaggi. Già agli esordi della sua carriera politica Alan Fabbri sapeva acutamente maneggiare la propaganda. Un piccolo municipio come Bondeno aveva un giornalista che curava l’ufficio stampa. Un altro che redigeva il giornalino del Comune. E così la stragrande maggioranza dei cittadini, ben pasciuta delle informazioni sufficienti a credere di vivere bene e vivere meglio, non si occupava – o non voleva credere – ai dati reali.

E la realtà, si sa, è ormai materia poco vezzeggiata. Del governo di Fabbri a Bondeno le statistiche ricordano quattro squilibri di bilancio consecutivi e, soprattutto, quanto non fatto per il post sisma: su oltre 10 milioni ricevuti dal commissario per il terremoto e dalla Regione, l’amministrazione leghista di Fabbri è riuscita a spenderne poco più di 400mila. Meno del 4%. Incapacità amministrativa di progettare? Il dubbio è lecito. Alla fine sono stati tutti fallimenti tramutati sapientemente in medaglie da appuntarsi al petto.

E oggi la macchina della propaganda è ancora più potente, più sofisticata e, purtroppo, molto più costosa. Di incarichi fiduciari Fabbri spende qualcosa come 600mila euro l’anno tra staff, direttore generale, autisti e comandante della Municipale. Una enormità che non ha precedenti nei 73 anni – lo ricordo, visto che è un mantra ricorrente tra le bili verdi – di monopolio rosso a Ferrara.

Seicentomila euro sono praticamente due farmacie comunali, per dare l’idea del valore e delle risorse sottratte a cause più nobili.

Almeno il suo predecessore aveva avuto il buon gusto di circondarsi di figure già presenti all’interno dell’amministrazione. Ma a Fabbri servivano professionisti particolari.

Quelli in grado di dare un impulso decisivo alla comunicazione politica. Ed ecco che, a parte il portavoce del sindaco, Michele Lecci, più propenso a scandagliare i social che a battagliare di penna, e la segretaria particolare Carla Bazzan (con Fabbri già a Bondeno e in Regione), vengono assunte in Comune altre due figure esterne come capo gabinetto del sindaco e come addetto stampa particolare.

Figure note da anni negli ambienti della Lega, tanto che già a febbraio 2016 tenevano a Piacenza corsi di formazione politica per gli attivisti del Carroccio provenienti da tutta la Regione e oltre: Alessia Pedrielli (prima nel gruppo Lega in Regione) e Filippo Manvuller (ufficio stampa a Bondeno e ora, dopo prestigiosi incarichi a Roma e Bruxelles, a Ferrara).

Tutti e quattro godono di contratti di categoria C1, a tempo determinato, per una retribuzione lorda di 65mila euro l’anno. Da notare che qualsiasi altro dipendente comunale della stessa categoria, assunto tramite concorso pubblico, arriva a circa 30mila euro. Credo si inizi a capire cosa intendevo per industria.

Orbene, questa industria – pur composta da eccellenti professionisti – non si fa scrupoli di fornire a social e i giornali (attraverso lanci e comunicati) notizie non veritiere. Prendiamo il “capolavoro” dei dati sul turismo a Ferrara: Fabbri faceva finta di gioire per il trend in crescita post Covid quando la città stava in realtà precipitando in termini assoluti di presenze. Fortunatamente, oltre a noi, se n’è accorta anche Confesercenti.

Tralasciando l’altra fake news (mai rettificata) di Ferrara citata sul Times per la sua università e innumeri opere pubbliche finanziate dalla precedente amministrazione spacciate come risultati propri e voci critiche di cittadini cacciati dalla pagina istituzionale, veniamo all’ultima “innocente bugia”.

Nell’attaccare Cgil, Cisl e Uil il sindaco afferma che le organizzazioni sindacali si preoccupano di “garantire l’erogazione dei buoni pasto ai dipendenti pubblici in regime di smartworking”. Ovviamente, come da prassi, l’invettiva non è accompagnata da documenti di riferimento. Anche perché in quei documenti non c’è nulla che abbia a che vedere con tale fantomatica richiesta.

E tutto questo cortocircuito tra verità e informazione istituzionale, oltre a costringere noi sempre a un doppio lavoro di verifica (eppure una amministrazione comunale dovrebbe essere una fonte autorevole e attendibile), finisce per buggerare il cittadino.

Cittadino costretto a pagare, tanto, di tasca sua, per avere una informazione partigiana, fatta per circuire il suo consenso e fargli credere che tutto vada a gonfie vele.

Ma questa folle rincorsa al consenso cova in seno un pericolo pubblico. Con quale pudore si cerca di far credere a un imprenditore una realtà diversa da quella effettiva? Dare dati estremamente parziali e sorvolare completamente sulla crisi profonda della città di Ferrara (dovuta soprattutto alla crisi post Covid, come bastava semplicemente e onestamente ammettere) non è irresponsabile anche nei confronti delle imprese?

Trattare i propri concittadini come bambini per nascondere le difficoltà e le proprie inadempienze vale davvero qualche migliaio di like su Facebook?.

Lo ha detto anche il Presidente Mattarella: “La comunicazione istituzionale non va in alcun modo confusa con la propaganda politica e non può ridursi all’esaltazione acritica dell’attività delle singole amministrazioni. Si tratta di rendere un servizio ai cittadini e non di farsi pubblicità”.

“Per un viaggio sulla luna – questo lo diceva Pasolini -, quanti regressi sulla terra”.

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