Cronaca
10 Febbraio 2019
Infondate le accuse di abuso di ufficio e stalking. Anselmo: "Bisognava essere più cauti e attendere l’avvio delle indagini preliminari"

Caso Camelot archiviato, “ma rimangono offese e strumentalizzazioni politiche”

di Redazione | 2 min

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Una denuncia infondata che ha scatenato un caso politico fomentato da offese gratuite. È in questi termini che l’avvocato Fabio Anselmo inquadra l’inchiesta per abuso di ufficio e stalking a carico di un suo assistito, un 46enne di origine Palestinese e residente a Copparo, dipendente della cooperativa Camelot, che prestava servizio presso lo sportello stranieri del Comune di Ferrara, accusato di aver approfittato della sua posizione per adescare donne straniere con la promessa di velocizzare le pratiche e, quando venne lasciato da una di loro, di essere arrivato a perseguitarla con minacce via sms e appostamenti sul luogo di lavoro.

Il procedimento penale è stato archiviato, come pure il procedimento disciplinare, per infondatezza delle accuse. Dopo appena un mese di indagini, infatti, la Procura della Repubblica di Ferrara ha accertato l’assoluta infondatezza della denuncia proveniente da una donna con cui l’uomo intratteneva una relazione estremamente conflittuale, e quindi inquadrando la vicenda nell’ambito di rapporti privati interpersonali.

Tanto che l’uomo accusato di stalking e abuso di ufficio aveva spiegato a Estense.com di “essere io la vittima: sono stato ricattato e minacciato. Di una questione privata si è fatta strumentalizzazione politica”.

Era il giugno del 2018. “Si rivolse a me un uomo disperato. Ricordo bene il suo sguardo – racconta Anselmo -. Da giorni era al centro delle cronache locali e addirittura del dibattito politico. Dal 20 al 23 giugno 2018 ha occupato le prime pagine dei quotidiani con tanto di prese di posizioni politiche, dichiarazioni e addirittura interpellanze comunali. L’interesse ‘pubblico’ era innescato e tristemente alimentato dal fatto di essere straniero (di consolidata cittadinanza italiana) e di essere impiegato presso una cooperativa che si occupa di accoglienza di immigrati”.

Di quel caso, poi archiviato, “restano le offese con annesse strumentalizzazioni politiche, entrambe del tutto gratuite e frutto di pregiudizio purtroppo di facile presa sull’opinione pubblica” commenta l’avvocato che non riesce a spiegarsi la “particolare tempestività della propagazione della notizia rispetto all’avvio delle indagini preliminari di competenza della Procura. Se la stampa può aver fatto il proprio dovere nel caso in cui fosse stata informata da fonte attendibile, sicuramente quella fonte attendibile avrebbe dovuto essere più cauta ed attendere magari che si pronunciasse la Procura”.

“Comunque ora siamo tutti più tranquilli e le indignazioni ed interpellanze politiche hanno in questo caso avuto tranquillizzante risposta – chiosa il legale per voce del suo assistito -. Con buona pace della vita privata del palestinese copparese”.

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