Politica
21 Giugno 2018
Fornasini presenta interpellanza per chiedere più verifiche. Fabbri e Lodi: "Dipendenti inadeguati, Regione e Comune prendano distanze dalla coop" 

Caso Camelot. Ln e FI: “Manca controllo su attività e personale”

di Redazione | 3 min

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Il caso del dipendente di Camelot denunciato per abuso d’ufficio e atti persecutori ha scatenato, come prevedibile, le reazioni della politica locale e regionale. Un’interpellanza in Comune e un’interrogazione in Regione sono quelle depositate rispettivamente da Matteo Fornasini (FI) e Alan Fabbri (Ln) per chiedere provvedimenti in merito al personale della cooperativa sociale e, in generale, alla gestione dell’accoglienza.

Il fatto che un dipendente Camelot avrebbe approfittato del suo ruolo e della sua funzione di gestione delle pratiche relative ai permessi di soggiorno, svolta per conto del Comune di Ferrara sulla base dell’affidamento del servizio alla cooperativa stessa, per fare delle avance alle donne straniere promettendo una particolare attenzione alle loro pratiche, è un “episodio gravissimo e sconcertante” secondo Matteo Fornasini, “soprattutto perché coinvolge una importante cooperativa come Camelot, la quale ha fatturato nel 2017 ben 14 milioni di euro e gestisce nella nostra città servizi delicatissimi e assai rilevanti per conto di enti pubblici, ricevendo milioni di euro della collettività”.

Per il consigliere forzista, “ciò dimostra la totale assenza di un efficace meccanismo di verifica e di controllo sia da parte della cooperativa nei confronti dei propri collaboratori, che dell’amministrazione comunale nei riguardi dei servizi e delle attività svolte da Camelot”. Per questo chiede al sindaco Tagliani, oltre a una copia del contratto di affidamento del servizio, “se e quali verifiche siano previste da parte di amministrazione e Camelot nei confronti dei servizi erogati” e se “non intenda concordare con la cooperativa nuove misure atte ad evitare che si ripetano fatti cosi spiacevoli e gravi”.

Più duri i toni usati da Alan Fabbri e Nicola Lodi, capogruppo regionale e segretario comunale della Lega, secondo i quali “per serietà l’amministrazione dovrebbe sospendere ogni attività gestita da Camelot in quanto questo episodio getta fango sull’intera amministrazione comunale” mentre la coop “non può lavarsene le mani sospendendo semplicemente il suo dipendente: dovrebbe subito chiarire se il dipendente in questione è a sua volta un richiedente asilo, comunicando alla prefettura il nominativo per la cancellazione dello status”.

Fabbri vuole quindi sapere dall’esecutivo regionale “quali provvedimenti verranno intrapresi contro il dipendente Camelot” e “cosa intenda fare per prevenire in futuro il ripetersi di simili episodi“, anche perché “dal 2011 ad oggi la Regione ha finanziato numerosi progetti di Camelot proprio per l’assistenza ai migranti e nel 2017 ha premiato il progetto Vesta, mentre uno dei dipendenti usava la propria posizione per ricevere favori sessuali dalle donne immigrate” (in realtà nell’atto ispettivo dell’Arma si parla di ‘chiamate per combinare incontri privati’, non esplicitamente di favori in cambio di sesso).

“È questa la qualità che garantiscono le cooperative mantenute con i soldi dei cittadini? – attacca il consigliere leghista -. Il personale è inadeguato e pericoloso, o comunque non all’altezza dei servizi affidati alle cooperative. Non è chiaro con quali criteri venga selezionato il personale, non è la prima volta che operatori che lucrano sul business accoglienza si dimostrano completamente inadatti al ruolo”.

“Ad aggravare la situazione – aggiunge Naomo – c’è anche il fatto che l’operatore Camelot agiva dagli uffici comunali. Il Comune concede in appalto a Camelot locali e attività delicate evidentemente senza verificare in modo accurato i soggetti che si mette in casa. In questo caso, per esempio, è fondamentale andare a fondo alla questione: il soggetto aveva accesso a dati sensibili e trattava pratiche riguardo richiedenti asilo? Con quale criterio è stato assunto? Ha frequentato corsi specifici? Il comune ha fatto un colloquio conoscitivo prima di affidagli un compito così delicato?”.

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