Terre del Reno
13 Dicembre 2014
In 200 a sostegno dei 14 ex facchini della L.K. Il sindaco media e ottiene una tregua. Per Fabbri "la misura è colma"

Picchetto alla Mirror, apertura dopo la protesta

di Redazione | 4 min

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Sant’Agostino. Nuovi picchetti ieri alla Mirror di Sant’Agostino. Un’intera giornata di protesta per oltre 200 persone del sindacato Si Cobas a sostegno della causa dei 14 ex facchini della cooperativa L.K. di Trebbo di Reno rimasti senza lavoro dopo il cambio di appalto operato dalla Mirror Levigature. A seguire la manifestazione, che si è svolta senza incidenti e sembra essersi conclusa con un parziale risultato ottenuto dal sindacato, diverso personale della polizia di Stato e dei carabinieri per garantire la sicurezza e cercare anche di mediare tra le parti in causa di una vicenda complicata.

Parti in causa che lo scorso 25 novembre, al tavolo della trattativa in Castello Estense, sembravano aver raggiunto un’intesa, dato che l’impresa subentrante nell’appalto, la Msz, si era detta disponibile a valutare soluzioni per i 14 ex facchini della L.K., o almeno per una parte di loro. Un accordo che, come riferisce il responsabile del Si Cobas, Simone Carpeggiani, “non è stato rispettato”, restando inoltre aperta la questione relativa alle buste paga non percepite interamente dai lavoratori per i mesi di luglio, agosto e parte di settembre. “Mancano – dice Carpeggiani – i soldi di metà luglio, metà agosto e quella parte di settembre prima del cambio di appalto. Sono stati pagati solo 500 euro a lavoratore, ma ne mancano almeno 1000 per ognuno di loro. E’ una presa in giro”.

Soldi, questi, che dovrebbe versare la Mirror, dato che la L.K. dopo l’esclusione dall’appalto si è praticamente tirata fuori. Davanti ai cancelli della Mirror, dunque, questa mattina a partire dalle 5.30 si sono portati, oltre ai 14 lavoratori direttamente interessati, anche due pullman dei Si Cobas provenienti da Modena e da Bologna, oltre a diversi altri attivisti giunti in auto. Per ore hanno presidiato l’ingresso, bloccando i camion in entrata e in uscita, ottenendo poi un incontro con il sindaco di Sant’Agostino Fabrizio Toselli, che è anche assessore provinciale alle Attività Produttive, e con la Msz. “Abbiamo comunque ribadito la nostra intenzione di discutere – spiega ancora Carpeggiani – e abbiamo guardato le cifre relative alle buste paga, calcolando esattamente ciò che manca. Il sindaco si è interessato e ci ha poi riferito che da parte dell’azienda, la Mirror, c’è la disponibilità a fare i versamenti. La Msz si è invece resa disponibile a fare colloqui di lavoro con i 14 lavoratori. Il nostro obiettivo primario, lo ribadisco, è quello di  trovare un impiego per tutti i 14 facchini”.

Un’apertura, ottenuta attraverso la mediazione, che per un po’ di tempo consentirà alla Mirror di riprendere con serenità l’attività. Non ci saranno infatti altre iniziative di protesta fino alla prossima convocazione di Toselli delle parti, che avverrà nella settimana del 27 dicembre o subito dopo Capodanno, per fare il punto della situazione. Dopo l’incontro con il sindaco, nel pomeriggio i manifestanti si sono portati anche davanti ai cancelli delle Ceramiche Sant’Agostino (di cui la Mirror è azienda terzista) “per chiedere anche a loro – riferisce Carpeggiani – di fare pressione a sostegno dalla nostra causa”. Poi un corteo nel centro di Sant’Agostino per sensibilizzare i cittadini “e fornire a loro anche il nostro punto di vista sulla vicenda”.

A non aver apprezzato affatto la protesta, oltre alla Mirror che ancora una volta ha dovuto sopportare disagi nello svolgimento della normale attività, è il consigliere regionale leghista Alan Fabbri, che anche in campagna elettorale aveva seguito la vicenda schierandosi apertamente contro i manifestanti. Fabbri parla di ex dipendenti di cooperative “che nulla hanno più a che fare con l’azienda (la Mirror, ndr), ma che reclamano posti di lavoro, soldi e contratti a tempo indeterminato”, e che “spalleggiati da Cobas e dcentri sociali  bloccano i camion in entrata e in uscita, paralizzando il lavoro”. E rilancia la sua di protesta: “La misura è colma. Qui – e in altre aziende che stanno vivendo un dramma analogo – il lavoro è minacciato dai violenti. E questo non è tollerabile. E’ un problema unicamente di ordine pubblico, che richiede una risposta risoluta e definitiva. Ogni ora che passa sono commesse che sfumano, e il danno economico e occupazionale (per gli onesti lavoratori della Mirror e per l’intero indotto aziendale) è incalcolabile. I picchetti ammazza-lavoro a cui assistiamo da mesi non sono degni di un paese civile. Non accettiamo le minacce. Le istituzioni devono dare da subito risposte fortissime e decise”.

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