Attualità
21 Settembre 2014

Aldro patrimonio pubblico? No grazie

di Redazione | 6 min

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Due giornate per riscoprire le bellezze di Ferrara e dintorni, due “Giornate Fai di Primavera” 2024 che si terranno nel weekend tra il 23 e il 24 marzo. Un evento imperdibile, dove Ferrara e provincia si renderanno protagoniste di uno degli eventi culturali più importanti dell’anno

“Questo evento [l’annuale concerto ndb] è diventato un patrimonio della città, come è giusto che sia, come un po’ tutta questa vicenda è diventata parte della nostra identità cittadina e quindi credo che sia naturale pensare alla piazza municipale, alla piazza centrale, per ospitare l’evento.”

Tiziano Tagliani

foto_19set2014_1Tra le molte, ed opinabilissime, delibere che la giunta Tagliani Bis ha fatto dall’inizio di legislatura è il caso di accendere un faro sulla numero 540 riguardante la “Collaborazione del Comune di Ferrara all’iniziativa “parole e musica in ricordo di Federico Aldrovandi”, sottotitolo, giornalisticamente parlando, “agevolazioni e collaborazioni per lo svolgimento dell’evento che si terrà a Ferrara il 20 settembre 2014”.

Tutto parte, come sempre e per tutti, da una missiva inviata al Comune il 21 agosto scorso con la quale l’Associazione “Federico Aldrovandi” onlus chiede al Comune la collaborazione organizzativa e logistica per il concertone che prevede il palco, l’amplificazione e tutto il necessario, occasione questa, per l’Amministrazione, per sottolineare come la manifestazione costituisca “un importante momento di vita cittadina, di aggregazione giovanile e un appuntamento di particolare rilievo culturale”.

D’altronde, come sottolineò anche Maisto il 12 giugno 2014, l’indomani l’annuncio di Andrea Manservigi (aka dj Afghan) che i fondi pubblici coprivano solo le strutture di messa a norma e non la realizzazione dell’intero High Foundation (il festival che si svolgeva al parco urbano ndb) “l’offerta culturale – a Ferrara – per i giovani è in aumento rispetto gli altri anni”, e non il solito mortorio che invece ostinati gruppi di giovani sbandati continuano a sostenere.

La delibera 540 della Giunta comunale, con la quale si decide di collaborare all’iniziativa, già stride con altre iniziative, nelle quali la Giunta decise semplicemente di aderire.

Ma perché collaborare anziché solo aderire?

Con la delibera 530, ad esempio, si “aderiva” alla quinta edizione della manifestazione “Ricette Urbane”, una cena di quartiere il 14 settembre, organizzata dall’associazione BassoProfilo in collaborazione con ARCI Ferrara che, prevedendo “la condivisione del momento della cena da parte dei residenti di via Carlo Mayr con l’intenzione di promuovere un uso diverso di un luogo centrale della città, incentivando la socialità tra gli abitanti del quartiere, i gestori degli esercizi commerciali della via e i giovani che la frequentano”, se ne sottolineava “l’aspetto socio/culturale e la sua capacità di aggregazione giovanile”.
Costo totale (cioè mancati introiti) 1328 Euro, 4 transenne utilizzate a gratis e 50 locandine e 250 volantini esposti gratuitamente.

La cena era forse di minor importanza?

Ma andiamo avanti. Tra le molte “collaborazioni” evidentemente bisogna distinguere.

Lo stesso giorno, il 20 (e 21) settembre, si svolgeva infatti la sesta edizione delle “Automotostoriche in centrostorico”. Anche qui lettera di richiesta un mesetto prima, “importante evento di richiamo turistico per la Città di Ferrara”, positivo riscontro delle precedenti edizioni, continuare a collaborare, ecc ecc.

Qui però il mancato introito è di 422 €, più la collaborazione dell’ufficio stampa comunale (che cercheremo di quantificare più avanti) oltre che dell’info point del castello.

Lo stesso giorno in piazza municipale, dopo due giorni di allestimento del palco, aveva inizio “Parole e musica in ricordo di Federico Aldrovandi”.

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Una precedente manifestazione davanti la Prefettura

Già scaldato qualche settimana prima dal botta e risposta sul cd. “metodo Anselmo” tra lo stesso avvocato e il senatore Giovanardi, il concerto non è l’occasione per fare (ulteriore) polemica visto che “non ci sono più obbiettivi giudiziari da raggiungere.” Ma semplicemente per ricordare “il significato della morte” di Aldrovandi ormai, per citare la Moretti, significato “collettivo”.

Il solo dibattito sulle affermazioni rilasciate dall’avvocato Anselmo qualche settimana fa e sull’attribuzione fatta da Giovanardi del “metodo” basterebbe, da solo, per un intero post. Ma non è questa la mia intenzione.

Oltre al dato tecnico, quasi contabile, della spesa collettiva per quella che, a mio giudizio, sarebbe dovuta rimanere come una vicenda privata e il cui dolore e la cui trattazione sarebbero dovute rimanere tali perché alimentano un serio problema di distorsione del sistema di valori che la verità giudiziaria può solo marginalmente penetrare, credo bisognerebbe almeno evitare di generalizzare quando si fanno dichiarazioni pubbliche; ma esauriamo i tecnicismi così possiamo arrivare al tema centrale della questione.

Primo intoppo: la manifestazione “in collaborazione” mentre altre, sulla carta parimenti dignitose, ricevono solo “l’adesione” rischia di far percepire il panorama delle iniziative culturali diviso tra Serie A e Serie B.

Poi c’è la spesa, o meglio, i mancati introiti: davvero occorreva concedere oltre 8500 euro di gratuità sulle casse comunali?

Gratuità che vanno dai 15 pass gratuiti per MUSA all’eventuale uso della Sala Estense con le dotazioni tecniche (acqua, energia elettrica, ecc.), audio e luci e del personale preposto e dei servizi di pulizia ordinaria e straordinaria a titolo gratuito, passando poi per le 60 transenne sino alla tariffazione ridotta per le affissioni.

Poi ci avventuriamo nello spinoso settore del “sostegno operativo dei suoi servizi più attinenti, onde agevolare l’organizzazione dell’iniziativa”: partiamo dall’ufficio stampa del Comune, o meglio dalla “collaborazione – dell’ufficio stampa – con gli Enti organizzatori”, il più direttamente verificabile.

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Il concerto del 20 settembre 2014 (pomeriggio)

Il tariffario 2007 dell’Ordine dei Giornalisti, l’ultimo disponibile prima che l’Antitrust ne chiedesse la rimozione (ancora ampiamente usato dai giudici come strumento di comparazione delle prestazioni) per una manifestazione del genere, cioè sino a 5 giorni, brevi comunicati, organizzazione di conferenza stampa (con sindaco), stabilisce un compenso di 8665 €. Esagerato, assurdo per una manifestazione di un giorno. Stiamo bassi, diciamo che per una collaborazione, a mercato privato, si sarebbe pagato un terzo? Ecco fatto, possiamo stimare, visto che si tratta di una “collaborazione” un terzo, 2500 euro circa.

Sulle altre azioni dell’amministrazione per “agevolare l’organizzazione” si può solo presumere ma non conteggiare, dato che non ci sono tariffari.
Diamo per incluso anche il wi-fi H24 riservato agli addetti, pur previsto in delibera.

Davvero una manifestazione del genere costa (o meglio manca d’introitare) alla collettività più o meno 10mila euro? Cioè, per facilità di paragone, seppur in mancata entrata e non in uscita, quanto contribuiva il comune per una tre giorni, in mezzo al parco urbano (con tutti i problemi dovuti alla difficile collocazione)?

E a tutto questo va aggiunto il costo privato dell’Associazione “Aldrovandi” onlus, di cui non conoscendo bilancio e finanziatori non posso scrivere.

Arriviamo poi al punto che più mi interessa, quello che la manifestazione vorrebbe far emergere.

Il valore universale, il patrimonio culturale che dovrebbe “far parte”, per citare Tagliani, della città.

Mi spiace ma non ci sto.

O

Il concerto del 20 settembre 2014 (sera)

Questa vicenda, i suoi strascichi, i suoi funambolismi mediatici, non solo non voglio minimamente che entrino a far parte della mia identità ma non tanto per il dolore privato, che avrei rispettato pur non potendolo neanche minimamente immaginare, ma per la sua esternazione pubblica, sempre border line, sempre a microfono acceso e a taccuino aperto, sempre pronto ad essere immortalato, esibito, a tratti ostentato.

Di nuovo. No, grazie.

Perché, e lo ricordo ai più, una vicenda grave, greve, che pesa, come ho più volte scritto e commentato, prima di tutto sugli uomini e le donne delle forze dell’ordine e di tutti i cittadini che vanno fieri dello Stato, rischia di diventare il parafulmine anzi lo scudo, dietro il quale, una minoranza magari, pochissimi forse, ma pur sempre alcuni, si potrebbero nascondere per le peggiori, le più nefaste, le più aberranti campagne contro lo Stato, semplicemente perché sanno che “in hoc signo vinces”, semplicemente perché sono convinti che attaccare lo Stato con un cadavere sia la miglior arma che si possa dare loro.

Il dolore, ripeto, lo concepisco come fenomeno privato.

La degenerazione della vicenda, in pubblica sede, no, anche perché è superfluo ricordare quanti persone, ottime persone, siano state investite dal tifone mediatico (e in alcuni casi persino giudiziario) scatenato da questa vicenda.

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