Cronaca
21 Settembre 2014
Patrizia Moretti: "Non ci sono più obbiettivi giudiziari da raggiungere. Il significato della vicenda è universale"

Musica per Aldro, dopo la giustizia ora il ricordo

di Elisa Fornasini | 5 min

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Musica per Federico. Perché non accada mai più che un ragazzo di 18 anni venga ucciso durante un controllo di polizia, che vengano contaminate le prove e contraffatti i documenti, che una famiglia si ritrovi ad affrontare una lotta in solitaria alla ricerca di giustizia e verità a suon di processi, diffamazioni, querele, cortei, appelli, battaglie. Di parole se ne sono spese tante, la fase giudiziaria ha fatto il suo corso, e di questa tragedia cosa rimane? La voglia di riunirsi per il concerto in ricordo di Federico Aldrovandi: la comunità ferrarese – ma non solo dato che sono molte le persone che da fuori provincia e regione sono accorse a Ferrara per sostenere la manifestazione – si è data appuntamento in piazza Municipale per ricordare la persona di Aldro. Un omaggio gioioso organizzato per ricordare Federico con la cosa che amava di più, la musica. E per la prima volta l’evento organizzato dall’associazione Federico Aldrovandi si tiene nel cuore della città.

“È un onore essere nel cuore pulsante della città – annuncia dal palco Andrea Boldrini, uno dei migliori amici di Aldro, vicepresidente dell’associazione – perché vuol dire che qualcosa sta cambiando. Da una parte ci dispiace lasciare l’ippodromo perché il luogo nostra battaglia dato che proprio davanti ai suoi cancelli perse la vita Federico, ma dall’altra essere nel centro storico dimostra che è la nostra battaglia è sentita da Ferrara e dall’Italia intera”. Un discorso conciso prima che siano le note a parlare, o meglio lo spettacolo-concerto “La donna che guarda le stelle”, ispirato a Patrizia Moretti, a cura della compagnia teatrale “I Vetrosi”. Una performance da brividi a partire dal racconto: al centro della scena c’è la madre, che ricorda la propria vita attraverso le pagine di un diario, fino a quel maledetto istante zero in cui tutto ha avuto fine. Accanto a lei una presenza costante ed evanescente, l’astrofisica, personaggio di fantasia che incarna il sogno e che la sprona a ribellarsi alla mancanza di senso, a lottare, a non rinunciare alla speranza. Sullo sfondo si staglia la tragedia privata e collettiva, di cui si fanno portavoce l’uomo che racconta, giornalista all’apparenza cinico ma tormentato, e l’uomo che passa, personaggio-bambino che incarna l’innocenza e la fantasia.

La pelle d’oca, e non dovuta al tempo atmosferico che è stato clemente con la manifestazione, continua con il discorso di Lino Aldrovandi che apre il suo intervento ringraziando il sindaco Tiziano Tagliani per le belle parole spese sull’evento: “Quanto di bello Federico non ha potuto fare cercheremo di farlo noi, regalando alla città una iniziativa che contribuisce ad arricchire la città di pensieri e sentimenti”. Il papà di Aldro ammette che “ogni notte ripenso a quell’alba maledetta” e che “suo figlio non era un eroe e mai e poi mai avrebbe voluto esserlo”. “Federico era solo un ragazzo di soli 18 anni con una vita davanti – dichiara Lino. – Saremmo cresciuti insieme, nella gioia e nel dolore, come dovrebbe essere il corso naturale della vita, in un paese che si professa civile e garantista dei diritti, ma ce l’hanno impedito. Vorrei che ciò che a lui è accaduto quella maledetta mattina, ucciso senza una ragione da mani che avrebbero dovuto proteggerlo contribuendo a sviare le indagini iniziali, non accadesse mai più a nessun figlio”. E perché non accada mai più “è necessario cercare una soluzione politica, vale a dire parlare di reato di tortura, numero identificativo  per le forze dell’ordine, formazione del personale e cambiamento di quella cultura che ha portato alla morte di mio figlio e di tante altre persone i cui familiari sono qui oggi”. A parlare è Patrizia Moretti, affiancata da Lucia Uva, secondo cui “questa è l’edizione della svolta”. “Non ci sono più obbiettivi giudiziari da raggiungere – afferma la Moretti. – Ora il significato di questa vicenda diventa universale: per me, mamma di Federico, il ricordo è personale, dall’altro lato il significato della sua morte diventa collettivo. Ora è il momento di abbassare i toni, non parlo di dialogare con chi non vuole capire o con chi nega le verità accertate dalle sentenze, ma adesso è il momento di cercare una soluzione politica”.

Un ‘patrimonio universale’ quello ricordato in piazza Municipale. Prima con l’esibizione dei Go-Koala, Francesco Motta (Criminal Jokers) e Andrea Ruggiero nel pomeriggio, poi la sera con i Nico Royale, Markone & The Dangerous Band, Gli Statuto, Giorgio Canali & Rossofuoco e Lo Stato Sociale. Tutti gli artisti si sono detti “onorati di aver dato il proprio contributo all’evento”, un sostegno mostrato anche in altre circostanze: Giorgio Canali è stato tra i primi a favore della causa tanto da dedicare a Federico un intero album, Gli Statuto avevano già dedicato il loro precedente concerto a Ferrara (lo scorso luglio al Reload Music Festival) in nome di Aldro, Lo Stato Sociale ha ricordato che la prima canzone del loro primo disco ha un verso della prima strofa che dice “Federico se n’è andato via da solo”. Ma il gli eclettici giovani del gruppo indie-rock-pop-elettronico ammettono in un toccante post su Facebook di avere molto più in comune con il diciottenne a cui gli agenti hanno tolto la vita il 25 settembre 2005: “Ognuno di noi nella sua vita avrebbe potuto essere Federico Aldrovandi. Questo nostro coetaneo non ha mai smesso di camminarci affianco, perché la sua fine terribile è stata l’inizio per quasi tutto ciò che siamo noi cinque assieme”. L’ultimo intervento, prima che il pogo prendesse il sopravvento sotto il palco accompagnato dai cori e dai fumogeni della Curva Ovest della Spal, è riservato a Patrizia Moretti: “Mi piace pensare che Federico sia in mezzo a voi. Sicuramente sta vedendo questa piazza gremita di gente, sicuramente ha sentito queste sette ore di musica e poesia, sicuramente gli è piaciuto tutto. Si sarebbe proprio divertito, ringrazio tutti a nome suo”.

Le parole di Patrizia Moretti

L’intervento di Lino Aldrovandi

L’intervento di Lino Aldrovandi (completo)

Il saluto finale di Patrizia Moretti

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