Politica
17 Dicembre 2019
Fornasini: "Serviranno per finanziare servizi pubblici". Ma per l'opposizione la città ci rimetterà sul lungo periodo

Il consiglio spaccato dà l’ok alla cessione di azioni Hera e Amsef

Matteo Fornasini
di Ruggero Veronese | 4 min

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Vendere le azioni di Hera e Amsef può essere conveniente per il Comune di Ferrara? È questo il principale quesito che emerge dall’ultimo consiglio comunale, che dopo un minuto di silenzio per la scomparsa della dipendente comunale Lorena Gozzi è iniziato con il concerto natalizio delle scuole primarie ferraresi e si è concluso con l’impegno del vicesindaco e assessore alla mobilità Nicola Lodi di “risolvere il problema del numero crescente di auto parcheggiate in centro”. In mezzo, a farla da padrone, un lungo e animato dibattito su una delle questioni che a livello economico potrebbe avere più ripercussioni – in positivo o in negativo – su Ferrara e i suoi servizi pubblici: la cessione di una parte del capitale azionario comunale.

Un’ipotesi che era stata anticipata dall’assessore alle finanze Matteo Fornasini durante le commissioni consiliari, anche se parzialmente in contrasto con quanto affermato in agosto dal sindaco Alan Fabbri, che in un intervista al Resto del Carlino si era detto contrario a una cessione delle partecipazioni in Hera per non perdere quote di controllo dell’azienda. A quattro mesi di distanza la linea di Fornasini sembra però aver fatto definitivamente breccia e l’assessore presenta al consiglio la delibera che dà mandato all’amministrazione per avviare i percorsi propedeutici alla cessione delle quote libere dal patto di sindacato (la quota di controllo in mano ai Comuni azionisti), allo scopo di “finanziare nuovi investimenti nei servizi pubblici”. Cessione che nel caso delle azioni Hera rimane ancora nel campo delle ipotesi, visto che la delibera prevede di realizzare un’analisi costi-benefici per valutare quanto il Comune incasserebbe nell’immediato dalla vendita e quanto perderebbe nei prossimi anni dai mancati introiti dei dividendi, mentre nel caso di Amsef (l’azienda comunale che gestisce i servizi funebri) la cessione sembra già decisa, dal momento che nel 2020 secondo la delibera “Holding Ferrara Servizi procederà alla dismissione parziale o totale (a condizioni vantaggiose) del pacchetto azionario detenuto in Amsef”.

La delibera tocca poi altre due tra le principali aziende partecipate: Ferrara Tua e la Holding Ferrara Servizi, per le quali è prevista una “razionalizzazione”, ad esempio attraverso la revisione del contratto di gestione per il verde pubblico di Ferrara Tua, che in particolare durante l’ultima estate ha evidenziato diverse criticità con parti della città rimaste a lungo senza sfalci. I punti più dibattuti riguardano però proprio le cessioni delle azioni di Hera e Amsef, dal momento che secondo i gruppi di opposizione si tratterebbe di decisioni non reversibili, che rischierebbero di esporre il Comune a difficoltà sul lungo periodo e che se finalizzate solo a investimenti immediati potrebbero far risalire il debito pubblico del Comune di Ferrara, dimezzato da 120 a 60 milioni di euro durante la giunta Tagliani anche attraverso le rendite dei dividendi societari.

Affermazioni rimandate al mittente da Fornasini, secondo cui “la vecchia giunta aveva in programma di aprire nuovi mutui per 12 milioni nel 2019, che abbiamo in parte annullato evitando così che risalisse il debito pubblico. In realtà gli introiti di Hera non vanno a vantaggio del bilancio comunale, visto che le azioni sono della Holding che ogni anno in questo modo incassa più di due milioni ma ne fa ricadere sul Comune meno della metà, e anche questo dimostra che c’è bisogno di dare trasparenza alla governance della holding”. Un’osservazione che solleva nuove repliche dai consiglieri di opposizione, secondo cui i dividendi trattenuti dalla Holding sono serviti a investimenti in servizi pubblici e sono quindi andati a vantaggio della città, e che in ogni caso la capacità di controllo del Comune sulla società non potrà uscire rafforzata da una cessione, ma tuttalpiù diminuita.

Discorsi che in ogni caso i consiglieri tanto di maggioranza quanto di opposizione si ritrovano a fare ‘al buio’, ovvero senza realmente avere sott’occhio i conti dei possibili risparmi, investimenti, rischi e mancati introiti di una cessione azionaria. È quindi facile immaginare che si tornerà a dibattere di vendite finanziarie nel prossimo futuro, quando verranno presentate e valutate le analisi costi-benefici. Nel frattempo tra le sedie del pubblico si intravedono anche i segretari provinciali di Cgil e Uil, Massimo Zanirato e Cristiano Zagatti, scuotere la testa di fronte alle ipotesi di cessione: “Lo dicevamo anche quando il Pd con Marattin ha venduto quasi 8 milioni di azioni Hera: è come bruciare la casa per vendere la cenere. Se gli enti pubblici vogliono tornare ad avere un controllo dei servizi pubblici, l’ultima cosa che devono fare è alienare le azioni delle società partecipate”. Al termine del consiglio comunale la delibera viene approvata, ma la sensazione è che il dibattito vero e proprio sia appena iniziato.

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