Sembrava che l’incontro tra il sindaco Alan Fabbri e il prefetto Michele Campanaro avesse dato il la alla ricerca di soluzioni alternative per rassicurare gli abitanti di Ravalle. E invece i migranti arriveranno a giorni. Non 30, come sembrava all’inizio, bensì 35.
Il problema avvertito dai residenti era rivolto al fatto che la piccola frazione ospita appena 300 anime e il numero dei prossimi arrivi appare agli occhi degli abitanti troppo sproporzionato e senza alcuna garanzia di una accoglienza efficace.
Fatto che è stato ribadito anche a un incontro che si è tenuto giovedì scorso in prefettura alla presenza dello stesso prefetto, di Fabbri, del questore e di alcuni residenti. Questi ultimi hanno cercato di spiegare nuovamente i dubbi che accompagnano tale allocazione.
In primis lo stato dei luoghi, mal collegati, senza illuminazione pubblica notturna lungo la strada dove è situato l’immobile destinato ad ospitare i profughi. Un luogo dove manca un asilo, manca una scuola, il campo da calcio – rimasto ultimo elemento di aggregazione – in vendita e l’ultimo bar che ha chiuso. “Non ci sono le condizioni per integrarli” hanno rimarcato gli abitanti.
Il prefetto ha confermato che l’immobile è già stato individuato, è stato oggetto di sopralluoghi che hanno dato esito positivo in merito allo stato del luogo ed è già a disposizione della cooperativa padovana Un mondo di gioia vincitrice del bando sull’accoglienza.
Vero è che nel frattempo si sono cercate altre soluzioni alternative, ma la ricerca non è andata a buon fine. E così a breve arriveranno i 35 profughi.
I residenti hanno chiesto di informare la cittadinanza attraverso un’assemblea pubblica, mentre dalla prefettura è arrivata la sottolineatura dell’urgenza di una scelta rapida, per evitare di costringere Campanaro ad agire d’imperio.
Sul fronte della comunicazione pubblica si sta muovendo anche il Pd, anche per dar seguito all’interpellanza rivolta a sindaco e assessore Coletti, rimasta senza risposta ormai da una mese. Allora si chiedeva all’amministrazione comunale se avesse pensato a strumenti di integrazione per i nuovi arrivi, anche per scongiurare che – scriveva ancora a settembre il consigliere Francesco Colaiacovo – “i giovani che saranno ospitati in tali locali isolati da qualsiasi opportunità di attività, rischino di trascorrere il loro tempo in giro inutilmente per il paese”.
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