(immagine di repertorio)
Aveva già chiesto contributi per il restauro della propria casa nel 2010, con annessa autocertificazione sui danni strutturali che erano presenti, due anni prima che il sisma dell’Emilia sollevasse da tutta la regione le richieste di aiuto per la ricostruzione. Ed è stato allora che ci ha riprovato, cercando di sfruttare il drammatico avvenimento come pretesto per far accogliere la sua vecchia richiesta. È questa la vicenda che vede una 70enne di Terre del Reno a processo per truffa, che si concluderà con ogni probabilità il 25 ottobre con la sentenza del tribunale di Ferrara.
Un processo in cui la procura e il Comune di Terre del Reno (costituitosi parte civile attraverso l’avvocato Elisa Cavedagna) hanno puntato a dimostrare l’inconsistenza delle richieste di contributo post-sisma giunte dalla donna, portando davanti al giudice le prove delle sue passate autocertificazioni di inabitabilità e le richieste di contributi economici alla Regione. Le prime documentazioni presentate dalla proprietaria immobiliare risalgono infatti al 2010, all’epoca degli sgravi sull’Ici per gli immobili inagibili o inabitabili disposti dal governo Berlusconi.
Tutti elementi che sono stati riconfermati dai testimoni presenti all’ultima udienza, tra cui il maresciallo dei carabinieri che si occupò delle indagini e alcuni tecnici comunali che hanno ripercorso i passaggi burocratici seguiti dalla donna, la cui documentazione presentata nel 2010 era sostanzialmente analoga a quella avanzata due anni dopo, dopo il sisma. L’immobile in questione infatti aveva già gravi danni al tetto, a causa dei quali la donna aveva fatto autocertificazione di inabitabilità.
Spetterà ora al tribunale stabilire se accogliere la linea dell’accusa o le tesi difensive, secondo le quali il terremoto avrebbe lesionato ulteriormente l’immobile, al punto di giustificare una richiesta di contributo economico post-sisma. Nell’udienza conclusiva, prevista in ottobre, l’imputata verrà ascoltata in aula.
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