Cento
23 Gennaio 2019
Presentata la biografia "Mio nonno è una vecchia grattugia arrugginita" scritta dal nipote Edgardo Bertulli

Giuseppe Malagodi, centese deportato a Mauthausen

di Redazione | 3 min

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Cento. È stata presentata martedì, in occasione della Giornata della memoria, la biografia di Giuseppe Malagodi, centese deportato a Mauthausen durante la seconda guerra mondiale, “Mio nonno è una vecchia grattugia arrugginita”, scritta dal nipote Edgardo Bertulli e ricostruita sulla base di testimonianze personali, documenti originali e foto familiari.

Dopo 74 anni dalla morte del centese, tante sono state le verità e il materiale venuti a galla e raccolti con pazienza dal nipote Edgardo, in un viaggio a ritroso nella storia per recuperare il passato del nonno. Un viaggio che non sarebbe stato possibile anche grazie alla zia Amelia Malagodi, nativa di Cento e unica sopravvissuta, che solo qualche anno fa ha deciso di consegnare a Edgardo una scatola con dentro fotografie, cartoline postali, documenti e oggetti personali di Giuseppe: “Materiale che io non avevo mai visto” racconta l’autore del libro, “e che lei conservava gelosamente in un ripostiglio di casa sua, fino a quando non ha deciso che fosse il momento di trasmettere il testimone”. Tra i numerosi oggetti rinvenuti dalla zia Amelia, anche la grattugia che dà il titolo alla biografia: un oggetto di compensato, rudimentale, su cui Malagodi incise tutto il suo percorso carcerario prima di venire trasferito a Mauthausen.

Fondamentale è stato poi il ruolo di Cento, dove nacque Giuseppe Malagodi, in via Cremonino 1, il 17 ottobre 1874, e visse per gran parte della sua vita, e dove Edgardo è tornato per ampliare la propria ricerca e ricostruire i momenti salienti della vita del nonno: sono stati infatti Arnaldo Facchini, dei documenti di Sigfrido Costa, segretario della sezione repubblicana di Cento dell’epoca, e il “Diario centese 1902-1939” di Leonida Pirani i punti di partenza per la stesura e l’arricchimento della biografia.

Giuseppe Malagodi lavorò come correttore di bozze presso case editrici, come Mondadori, e correttore di bozze, giornalista pubblicista e archivista presso quotidiani, tra cui Il Corriere della sera, il Popolano, Il Mattino, L’Ambrosiano. Partecipò convintamente alla prima guerra mondiale da cui venne congedato come sergente maggiore e insignito di croce di guerra. Antifascista della prima ora, s’impegnò attivamente nel partito repubblicano come sindacalista e politico, confluì nell’estate del ’42 nel Partito d’azione a Milano. Venne arrestato nel dicembre del ’43 e incarcerato nel VI Raggio di San Vittore, a Milano, da cui venne trasferito prima a Fossoli poi a Gries.

A Fossoli, nella baracca 18, secondo le testimonianze dello scrittore e critico letterario Mario Bonfantini, “mio nonno veniva chiamato dai compagni di stanza “Dinamite”, per i suoi discorsi accesi contro fascisti e nazisti” racconta Edgardo, “ma s’impegnava anche in gag giornaliere per tirare su il morale a tutti gli altri”. E sarebbe nella baracca 18 del campo di smistamento, la stessa di Malagodi, secondo uno studio condotto dallo storico Mimmo Franzinelli, che le prime basi della nuova Costituzione italiana sarebbero state gettate, poiché ospitava detenuti politici di tutti gli schieramenti politici che durante la prigionia già prefiguravano le prime regole democratiche costituzionali. Da Fossoli, Malagodi fu deportato nei campi di sterminio di Mauthausen e poi di Gusen, dove morì di fatica, sevizie, fame e patimenti il 29 marzo 1945, a poco più di un mese dalla liberazione di Mauthausen a opera delle truppe americane della terza armata del generale Patton. Una testimonianza preziosa e dolorosa di anni in cui, conclude Edgardo, “la coerenza si pagava con la vita”.

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