Cronaca
18 Settembre 2018
Omicidio Burci. Le motivazioni della Corte di Assise di Appello

“Insensibilità di fronte alla sorte di Paula”

di Marco Zavagli | 4 min

Leggi anche

Maestra pedinata da un 80enne, parla il marito: “Ci ha rovinato l’esistenza”

"Ci ha rovinato l'esistenza, ci ha messo a dura prova, minando la serenità della nostra famiglia, ma io credo nella giustizia". A parlare in aula è il marito della donna di 56 anni che, tra il 2019 e la fine del 2023, per cinque lunghi anni, secondo l'accusa, soprattutto davanti alla scuola primaria dell'Alto Ferrarese dove lei insegnava, sarebbe stata perseguitata da un uomo di 80 anni

Nessuno sconto per chi cercherò di depistare le indagini sull’omicidio di Paula Burci e ha dimostrato “una chiara insensibilità di fronte alla sorte di una ragazza che non si esitò a sfruttare e a cercare di sostituire in breve tempo dopo la scomparsa, per verità mai denunciata”.

Si chiude così con un giudizio morale che si accosta a quello penale, la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Venezia sul processo Burci decretata lo scorso 20 giugno nell’aula bunker di Mestre.

Si tratta della quarta condanna, o conferma di condanna, all’ergastolo per Sergio Benazzo, 42 anni, e Gianina Pistroescu, 43. L’idraulico di Villadose e la protettrice di Paula Burci sono stati riconosciuti per l’ennesima volta responsabili, in concorso con altre persone mai identificate, dell’efferato omicidio della diciottenne, avvenuto tra le seconda metà di febbraio e l’inizio di marzo del 2008.

Nelle 64 pagine di motivazioni i giudici spiegano le motivazioni che hanno portato alla conferma dell’ergastolo per i due imputati – a tutt’oggi a piede libero con il semplice obbligo di dimora e di firma – che si sono sempre proclamati innocenti.

E alla loro innocenza aveva creduto anche il procuratore generale, che ne aveva chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto nel caso di Benazzo, per impossibilità di raggiungere la prova della colpevolezza nel caso della Pistroescu.

La Corte di Assise di secondo grado invece non ha dubbi sulle loro responsabilità e, passaggio dopo passaggio, spiega perché ha rigettato le considerazioni di pubblica accusa e difese.

Centrale in questo passaggio è l’attendibilità della testimone chiava, Jana Serbanoia, la compagna di cella in Romania con la quale la Pistroescu si confidò.

Le sue rivelazioni contengono “una vera e propria confessione stragiudiziale con chiamata in correità de relato del Benazzo, che ha trovato una pronta verifica probatoria”. La teste, “nel corso della sua collaborazione, ha tenuto un comportamento lineare e coerente, avulso da qualsivoglia intento calunniatorio o mistificatorio, che fa concludere per la sua piena attendibilità soggettiva”.

E così, seguendo il filo delle ricostruzioni della Serbanoiu, si arriva agli ultimi giorni di vita di Paula.

“La ragazza – ricostruisce la Corte -, dal momento che il Benazzo era debitore di una ingente somma di denaro nei confronti di alcuni malavitosi di etnia non meglio definita (verosimilmente albanesi come ammesso dalla stessa Pistroescu nel corso di un interrogatorio) era stata ceduta loro ma, dopo qualche giorno era scappata per tornare dalle uniche persone che conosceva, cioé Benazzo e Pistroescu”.

Ed è proprio a casa loro, a Villadose, che Paula “viene cercata e reperita. All’arrivo dei nuovi sfruttatori erano sicuramente presenti Benazzo e Pistroescu, e lì la Burci, a cui doveva essere data una lezione e venirle impedito di rivolgersi alla forze dell’ordine, venne stordita e resa inoffensiva e da quel luogo condotta sull’argine del fiume Po per essere definitivamente soppressa”.

La lezione impartita fu atroce. La consulenza tecnica racconta di “lesioni al capo da azione contundente, l’avulsione traumatica e la scheggiatura degli incisivi (per rendere irriconoscibile il corpo), lesioni sternali. Tutte le lesioni sono state inferte in liminae vitae, quando la ragazza era ancora in vita o prossima al decesso”. Ormai in stato incoscienza, la vittima “è stata posta sotto il tronco d’albero al quale venne appiccato fuoco”.

E secondo i giudici “all’azione lesiva hanno partecipato entrambi gli imputati con schiaffi e trattenendole le mani, anche per farle assumere della droga. Una volta verificatone lo stato di incoscienza i due insieme avrebbero partecipato anche al trasporto del corpo della ragazza sull’argine”.

Rimane ancora il mistero sulle tracce di dna trovate sotto l’unghia di Paula. Due tracce appartenenti a individui maschi diversi dagli imputati e rimasti sconosciuti.

Per la difesa di Pistroescu si tratta di “una sentenza molto deludente”. “Onestamente – commenta a Estense.com l’avvocato Rocco Marsiglia -, tenuto conto del valore e della preparazione dei giudici veneziani mi sarei aspettato molto di più, invece continuano a non essere sciolti i numerosi dubbi che noi difensori e, non dimentichiamolo, anche il procuratore generale, avevamo sollevato in sede di discussione. Non solo la sentenza veneziana è ricca di travisamenti delle risultanze istruttorie, ma addirittura è riuscita nell’impresa di travisare persino la sentenza della Suprema Corte che aveva annullato quella di Ferrara”.
Per Marsiglia, che annuncia ricorso in Cassazione, alcuni passaggi della sentenza rasentano il “tafazzismo, con vette elevatissime, dalle quali persino i giudici di Rovigo si erano tenuti alla larga e sui quali i giudici della Suprema Corte, da qui a qualche mese, sicuramente non sorvoleranno, né si volteranno dall’altra parte”.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com