“Ci ha rovinato l’esistenza, ci ha messo a dura prova, minando la serenità della nostra famiglia, ma io credo nella giustizia“. A parlare in aula è il marito della donna di 56 anni che, tra il 2019 e la fine del 2023, per cinque lunghi anni, secondo l’accusa, soprattutto davanti alla scuola primaria dell’Alto Ferrarese dove lei insegnava, sarebbe stata perseguitata da un uomo di 80 anni, oggi a processo in tribunale a Ferrara con l’accusa di stalking nei confronti della signora.
“Conosceva tutti gli orari di mia moglie e, anche quando lei ritardava l’uscita da scuola, succedeva che l’aspettava” ricorda l’uomo, che racconta come, anche durante il lockdown di marzo 2020, nonostante le restrizioni imposte dal governo per cercare di arginare la pandemia da Covid-19, capitava di “trovare l’anziano in bicicletta nei pressi della nostra abitazione“.
Fortunatamente, ai danni della donna, non si sono mai registrati atti violenti o intimidatori, ma la situazione ebbe ripercussioni soprattutto dal punto di vista psicologico, costringendo la 56enne a vivere in un vero e proprio incubo la sua quotidianità, sia al lavoro che a casa. “Abbiamo subìto per cinque anni questa situazione e assicuro che non è stato facile, sia per me e mio figlio che per lei. Non usciva più da sola – afferma il marito – e la notte spesso non riusciva a dormire, accusando attacchi di panico”.
L’unica volta in cui l’uomo e l’anziano vengono a contatto succede poco prima della querela che la donna sporge ai carabinieri, il 26 ottobre 2023. “Dovevamo andare in caserma – racconta il marito – e l’ho incrociato. Così, invece di andare alla piadineria dove avevo appuntamento con mia moglie, andai immediatamente a scuola da lei e dopo due minuti arrivò anche lui. Quando ci vide, entrò in un parcheggio e allora ho decisi di andare verso di lui col furgone e di fotografarlo”.
“Lui scese dall’auto, mi venne incontro e fu lì che gli chiesi se potesse smetterla” prosegue. Poi, dopo un rapido scambio di parole, “decisi di fare retromarcia col furgone – aggiunge il marito – e sentì un rumore. Mi diede un calcio al veicolo e allora gli dissi «ma cosa stai facendo?». «Cosa vuoi maniaco?» mi rispose, dando della matta a mia moglie. Poi mi colpì un braccio. Chiamammo i carabinieri e gli dissi di aspettare, così avrebbe potuto raccontare a loro la sua versione dei fatti, ma prese l’auto e se ne andò a casa”.
In aula, sentita come testimone, oltre a sottolineare che spesso e volentieri sul parabrezza dell’auto della donna si trovavano “bigliettini e oggetti”, anche una collega della 56enne ha parlato della “presenza quotidiana” dell’uomo fuori dalla scuola, tant’è che “pensavamo volesse avvicinarsi ai bambini ed eravamo tutti allertati”. “Ci aveva avvisato – dice – di quello che stava vivendo e aveva informato anche la presidenza, così decidemmo di non lasciarla mai da sola perché era davvero molto scossa e agitata“.
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