Cronaca
12 Gennaio 2018
Convalidate in appello le pene subite in primo grado da Ruszo e Fiti per l'efferato delitto del settembre 2015

Omicidio Tartari. Lo spettro di ‘Igor’ non basta, confermati gli ergastoli

di Daniele Oppo | 3 min

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A sinistra Constantin Fiti, a destra Patrik Ruszo

Ergastoli confermati anche in appello per Patrik Ruszo e Constantin Fiti, condannati per l’omicidio di Pier Luigi Tartari avvenuto nel settembre 2015, dopo una rapina finita male nella casa sua casa di Aguscello.

Presenti – come a tutte le altre udienze, anche in primo grado – i fratelli del pensionato: Marco e Rita Tartari che, come accaduto dopo la sentenza del tribunale di Ferrara, visibilmente commossi, si sono abbracciati tra loro e con l’avvocato Eugenio Gallerani che li assistiti nella veste di parti civili.

I giudici della corte d’assise d’appello di Bologna hanno confermato quasi in toto le condanne a due dei tre autori dell’omicidio (l’altro era Ivan Pajdek, che ha subito una condanna a 30 anni in abbreviato, già confermata in appello), riducendo però l’isolamento diurno solo per Ruszo (2 mesi, ritenuti già scontati, anziché un anno). ‘Alleggerito’ – per quel che vale – il carico penale a carico dei due, con l’assorbimento del reato di detenzione di arma in quello di porto. Cosa che non cambia la sostanza della condanna, che viene confermata anche nelle statuizioni civili a favore dei fratelli di Tartari e del Comune di Ferrara. I giudici si sono presi 90 giorni per le motivazioni.

“È stata riconosciuta la responsabilità di tutti e due, compreso Fiti per il quale le prove erano insormontabili”, commenta il legale di parte civile, l’avvocato Eugenio Gallerani.

Diversa la prospettiva dei difensori degli imputati, Alberto Bova (per Fiti) e Patrizia Micai (per Ruszo), che annunciano già il ricorso in Cassazione.

“Aspettiamo le motivazioni – commenta l’avvocato Bova – poi sicuramente faremo ricorso in Cassazione, ero e sono convinto che non c’erano le prove per poter condannare il mio assistito”.

“Mi ero illusa per un rinnovo dell’attività istruttoria che tenesse conto degli elementi nuovi e che Igor (Norbert Feher, ndr) venisse sentito in udienza”, afferma invece l’avvocato Micai. Il riferimento è alle spontanee dichiarazioni rilasciate dal suo assistito nell’udienza di mercoledì, in cui afferma che a partecipare alla rapina furono in quattro e non in tre, che il quarto uomo era proprio Feher (alias Igor il russo) e che lo aveva già indicato durante l’interrogatorio e altre volte, senza però essere creduto. “Avrebbero potuto prendere le registrazioni degli interrogatori e verificare se lo aveva già detto e non era stato verbalizzato – prosegue l’avvocato Micai – o effettuare una perizia psichiatrica per vedere se ha dei deliri: in questi anni ha assunto molti psicofarmaci”.

La procura di Ferrara intanto attende gli atti dal tribunale felsineo per valutare la credibilità delle affermazioni di Ruszo sulla partecipazione di Igor (cosa sulla quale non ci risultano al momento altri riscontri), mentre è ancora aperto il fascicolo a carico di ‘mamma Rosy’, la madre dello slovacco, indagata per ricettazione (venne trovato un televisore rubato dalla banda sotto il suo letto nell’abitazione vicina a quella di Tartari dove faceva la badante), falsa testimonianza o, addirittura, una sua compartecipazione in qualità di basista della rapina (nel qual caso verrebbe esclusa la falsa testimonianza). Indagini anche a carico della zia di Ruszo, Agata Farkasova, ancora per falsa testimonianza.

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