Cronaca
28 Gennaio 2015
Nell’aula magna di Giurisprudenza si sono svolte le iniziative dell’Università per il Giorno della Memoria

Shoah, Fontana: “lo sterminio frutto di un’escalation di folli tentativi falliti”

di Redazione | 3 min

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unnameddi Marcello Celeghini

Lo sterminio degli ebrei non fu un azione pianificata a priori e neppure una decisione calata dall’alto”. Questa è la tesi della professoressa Laura Fontana, responsabile per l’Italia del Mémorial de la Shoah di Parigi, che ieri pomeriggio ha tenuto, in occasione della Giornata della Memoria, una relazione dal titolo “Il processo di decisione del genocidio degli ebrei d’Europa sotto il nazionalsocialismo” nell’ambito del pomeriggio di iniziative, svoltesi nell’aula magna del dipartimento di Giurisprudenza, che l’Università di Ferrara, in collaborazione con la Comunità Ebraica di Ferrara e l’Istituto di Storia Contemporanea, ha voluto per commemorare il Giorno della Memoria.

Da settant’anni, da quel 27 gennaio 1945 quando le truppe dell’armata rossa entrarono dai cancelli di Auschwitz, tutta l’umanità si interroga sul perché l’uomo abbia potuto raggiungere tali livelli di atrocità nei confronti del suo prossimo. Gli storici sono divisi tra chi sostiene che il programma di sterminio degli ebrei fosse stato pensato da Adolf Hitler e dai nazisti fin dalla pubblicazione del Mein Kampf (1925) e chi invece sostiene che il genocidio non fosse stato affatto programmato ma che, in una escalation di violenze verso il popolo ebraico, fosse stata la soluzione finale per risolvere la questione razziale.

La corrente storica degli ‘intenzionalisti’- spiega Laura Fontana- è quella sviluppatasi all’indomani della fine della guerra che vede il genocidio degli ebrei programmato dal nazismo e da Adolf Hitler fin dalla loro ascesa nei primi anni ’30. La corrente degli storici ‘funzionalisti’ invece vede l’antisemitismo di fondo sfociare a poco a poco, ma a guerra inoltrata, nella soluzione drastica dell’eliminazione fisica tout court del popolo ebraico. Fino al 1939 gli ebrei tedeschi sono ai margini della società e sono sollecitati ad emigrare in altri paesi in modo libero, da quell’anno, con la conquista degli stati orientali, si pensa di risolvere ‘il problema’ con un’espulsione di massa verso quegli stati degli ebrei tedeschi. Fallito questo tentativo,- continua la professoressa- nel 1940, fu avviata quella che è ricordata come ‘operazione Madagascar’, ovvero l’idea di deportare nell’isola africana ben quattro milioni di ebrei separando gli uomini dalle donne per evitare la riproduzione. Questa ipotesi si rivelò presto irrealizzabile e quindi iniziarono nel 1941 i primi massacri di ebrei ma ancora sporadici ed isolati. Gli storici individuano nell’ottobre del 1941 il momento in cui venne pensato e programmato il vero e proprio sterminio sistematico. Da quel momento fino a tutto l’anno successivo fu il periodo del culmine della follia nazista e, proprio in quel lasso di tempo, morì gran parte dei sei milioni di ebrei che noi oggi ricordiamo”.

Dopo la conferenza della professoressa Fontana, l’attenzione è stata calamitata dal Centro Teatro Universitario che ha messo in scena l’evento teatrale “Noi con le braccia alzate”, azione scenica liberamente ispirata a E. Springer, “L’eco del silenzio” e H. Schneider, “La baracca dei tristi piaceri” con testimonianze di voci di donne e di Primo Levi. La rappresentazione ha messo in scena, con toni vividi e senza filtro, tutta la brutalità dello sfruttamento delle giovani ragazze ebree deportate come ‘schiave del sesso’ nei bordelli costruiti appositamente in alcuni campi di concentramento. Lo straziante racconto presenta la storia di una ragazza tedesca innamorata di un giovane ebreo che, dopo essere stata scoperta, viene mandata a Buchenwald e, con la promessa di un pasto caldo, viene condotta nel bordello del campo e per diversi anni costretta a subire maltrattamenti sessuali da chiunque. Le voci ed i corpi in scena erano quelli di Giulia Aguzzoni, Giuseppe Lipani, Alessandro Tagliati, Giulia Tiozzo, Flavia Tisato e Alessandra Tracchi tutti allievi del Ctu e del corso di laurea “Tecniche di riabilitazione psichiatrica”.

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