Cronaca
6 Novembre 2024
Amanda Guidi, 31 anni, madre del piccolo Karim, a processo per stalking e lesioni insieme all'attuale compagno. La vittima si è costituita parte civile

Condannata per l’omicidio del figlioletto, minaccia l’ex: “Devo fare 22 anni di galera, ti ammazzo e ne faccio 32”

di Redazione | 2 min

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Si è aperto davanti alla giudice Rosalba Cornacchia il processo per stalking e lesioni a carico di Amanda Guidi, 31 anni, già condannata in primo grado a ventidue anni per l’omicidio del figlioletto Karim, soffocato nel letto ad appena un anno di vita, e del suo compagno Romano Maccagnani, 60 anni.

Parte offesa l’ex di lei, 61 anni. Guidi, lo scorso 18 luglio, era stata arrestata dai carabinieri e poi trasferita in cella per averlo inizialmente perseguitato e successivamente aggredito dopo la fine della loro relazione, minacciandolo di morte e molestandolo, spalleggiata da Maccagnani.

Offese e minacce, al telefono e faccia a faccia, fino alla folle aggressione all’esterno di un bar di Portomaggiore, risalente allo scorso giugno, quando la donna aveva colpito l’ex, prima al braccio utilizzando una sedia di metallo e poi all’occhio impugnando una bottiglia di birra, mentre il suo attuale fidanzato aveva afferrato la vittima per farla cadere a terra per riempirla poi di calci e pugni assieme alla donna.

Un’aggressione particolarmente violenta, tanto da costringere l’uomo ad andare al pronto soccorso, dove gli avevano riscontrato varie tumefazioni e traumi, con quindici giorni di prognosi, poi prolungati.

Poi la denuncia ai carabinieri di Portomaggiore che, dopo aver svolto gli accertamenti, aver effettuato i riscontri, aver sentito testimonianze, avevano inviato l’informativa alla magistratura. Dopodiché, accogliendo la richiesta del pm Stefano Longhi, il gip del tribunale di Ferrara aveva emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico della donna e del suo nuovo compagno.

Le persecuzioni sarebbero andate avanti dal 27 maggio fino al 19 giugno, giorno dell’aggressione al bar. Il capo di imputazione parla di offese e, soprattutto minacce. Una delle quali estremamente inquietante. A una amica comune aveva scritto via whatsapp: “se mi mandano in galera sto a posto… quindi occhio… sarai più utile da morto che da vivo”, facendo riferimento alla condanna appena subita per l’omicidio volontario del figlio.

In un’altra occasione gli aveva fatto pervenire la frase “rompi poco il ***** perché se una coltellata se l’è beccata il mio ex con la tua faccia di ***** sotto mano non so cosa potrei fare“.

Ieri (martedì 5 novembre), in aula, la vittima si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Gianluca Filippone e sono state ammesse le liste testi delle parti. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Marcello Rambaldi e Alessio Lambertini per Guidi e da Mirca Ferrari per Maccagnani.

La prossima udienza è fissata per il 28 gennaio.

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