Politica
16 Aprile 2024
Il consigliere dem interviene sulle attività della Commissione d'Indagine con giunta e maggioranza che "rimpallandosi le competenze, hanno fatto trascorrere il tempo lasciando il tutto nella medesima situazione"

Area verde di via Serao. Colaiacovo: “Voluta incompletezza dell’attività di indagine”

(Foto di Riccardo Giori)
di Redazione | 3 min

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Quaranta minuti. Il tempo che avrebbe impiegato l’avvocato Montini, secondo Francesco Colaiacovo (Pd), per trovare le informazioni che la Commissione d’Indagine ha scoperto in mesi di attività. “Oltre alle belle parole – scrive il dem -, con l’istituzione della Commissione d’Indagine la maggioranza e la Giunta Fabbri inscenando il gioco delle parti, rimpallandosi le competenze, hanno fatto trascorrere il tempo lasciando il tutto nella medesima situazione, con un permesso di costruire pienamente in corso di validità”.

La commissione era stata istituita per venire a capo dell’intrigo edilizio su quella che era considerata dai residenti come area verde de facto sfalciata dal comune fino al 2019 e utilizzata da molti sfruttando l’ombra di alberi ad alto fusto. I cittadini si erano mobilitati tanto da ottenere un sostegno trasversale con l’appoggio di Dario Maresca e Francesca Savini che siedono in consiglio sui banchi opposti di opposizione e maggioranza. 

Quest’ultima aveva poi deciso di portare avanti la commissione d’indagine, fin da subito criticata dalle opposizioni sostenendo che sarebbe bastata la convocazione della commissione edilizia considerando anche che, a differenza di quelle parlamentari, le commissioni di indagine comunali no hanno poteri investigativi.

Se però Francesca Savini, tra le sue principali promotrici, considera positiva l’esperienza della commissione, Francesco Colaiacovo è di opinione opposta perché ritiene la risposta inefficace.

“Non abbiamo condiviso – dice Colaiacovo – la scelta ridondante della Commissione d’Indagine, avendo offerto la nostra disponibilità a un approfondimento tecnico per addivenire a una soluzione condivisa con la Giunta e la maggioranza, ciò nonostante abbiamo partecipato in modo costruttivo alle sedute senza essere ascoltati nelle nostre richieste di coinvolgimento del servizio urbanistica con il quale soltanto, si potevano ricercare soluzioni per emanare atti che andassero oltre il semplice mantenimento dello stato attuale”.

Le conclusioni insoddisfacenti della Commissione – continua Colaiacovo – e la delibera di Giunta sull’osservazione al Pug ci confermano nel giudizio sulla mancanza di ogni volontà della maggioranza Fabbri di dare risposta compiuta alle istanze della comunità”.

Una risposta che il dem considera incompiuta anche perché “con pervicacia la Presidente della commissione si è rifiutata di convocare i dirigenti del settore Governo del Territorio, nonostante le reiterate richieste dei commissari ai sensi dell’art. 44 del regolamento che disciplina la Commissione d’indagine dove recita ‘la Commissione ha facoltà di sentire, anche in contraddittorio tra loro, gli amministratori, i dirigenti….’”.

Proprio il mancato confronto con i dirigenti del settore urbanistica avrebbe “impedito di comprendere meglio l’efficacia normativa degli strumenti urbanistici che si sono susseguiti nel tempo come il Psc e successivi, ma soprattutto ha impedito di valutare l’efficacia del rilascio del permesso di costruire non solo quello relativo al 2019 ma soprattutto le proroghe che si sono succedute ai sensi della legge 103/2020 emanata in occasione della pandemia da Covid”.

Proroghe che sarebbero state approvate anche dopo l’istanza di una residente “in cui non solo si denunciavano difformità sotto l’aspetto della classificazione dell’area verde di via Mozzoni –Serao, ma soprattutto si rendeva edotta l’amministrazione che su quell’area insiste un Diritto Reale di servitù di passaggio e quindi la ditta richiedente non ha la libera disponibilità dell’area, tanto che il progetto di edificazione per il quale è stato rilasciato il permesso di costruire sarebbe in contrasto con i diritti dei fondo dominante”.

Insomma, una “voluta incompletezza dell’attività di indagine” che “lascia tutto nell’indeterminatezza, senza dare risposte ai principali obiettivi posti dalla delibera istitutiva della commissione: valutare possibili margini di intervento di modifica; valutare la possibilità di adottare un provvedimento di annullamento in autonomia”.

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