A Ferrara proprio nei giorni scorsi è terminato il corso di formazione per i primi 30 infermieri di Famiglia e di Comunità, pronti per essere inseriti nel territorio locale. E già ci sono 35 iscrizioni per il prossimo.
Eppure, a livello nazionale, qualcosa è fermo. Di qui l’interrogazione di Paola Boldrini, vicepresidente Commissione Sanità al Senato, al Ministro della Salute, Roberto Speranza.
«Ad oggi solo il 10 per cento dei 9600 infermieri previsti, risulta essere stato assunto». Alla base sta il decreto, convertito in legge lo scorso settembre, che prevede il rafforzamento dei servizi infermieristici con l’istituzione dell’infermiere di famiglia e comunità in numero non superiore a 8 unità ogni 50.000 abitanti. Con contratti di lavoro autonomo fino allo scorso dicembre e a tempo indeterminato da gennaio.
Boldrini chiede a Speranza «i dati aggiornati del reclutamento» e quali iniziative il Governo intenda assumere «per assicurarne l’implementazione».
E’ la stessa direttrice Ausl, Monica Calamai, a definirla «una figura strategica perché ha come mission la presa in carico globale della persona e della sua famiglia al domicilio e come il medico di medicina generale ha un ruolo fondamentale nella gestione della cronicità».
Una professione che, sia per Boldrini che Calamai, «si rivelerà una valida risorsa in questa fase di emergenza sanitaria» in sinergia con medici di famiglia, pediatri di libera scelta, Usca, Sanità pubblica territoriale. «Una figura – chiosa Boldrini – voluta dal Governo per assistere al meglio i cittadini.
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