Cronaca
11 Giugno 2020
Richieste di condanna che vanno dai 7 ai 4 anni e multe fino a 500mila euro nel processo per il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina che vede alla sbarra quasi 40 persone

Permessi di soggiorno ‘facili’ in prefettura, la procura chiede delle stangate

di Daniele Oppo | 3 min

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Sono altissime le richieste di pena avanzate dalla pm Isabella Cavallari al termine della requisitoria nel processo per  favoreggiamento dell’immigrazione clandestina tramite pratiche di ricongiungimento familiare facilitate e l’uso fittizio d’immobili sparsi in varie località della provincia, tra Ferrara e Migliarino.

Dopo un’istruttoria dibattimentale pressoché completa, le quattro imputate principali hanno scelto la strada del rito abbreviato a seguito della modifica dell’imputazione fatta dalla procura. Gli altri imputati, trentadue persone, quasi tutte cinesi, hanno continuato con il rito ordinario.

L’accusa, in buona sostanza, è quella di aver messo in piedi una “corsia preferenziale” – è la terminologia usata dalla pm Isabella Cavallari nelle ‘prima’ requisitoria di maggio -, “un sistema che grazie ai contatti di due cinesi con la Granatiero (una delle imputate, funzionaria della prefettura estense, ndr) queste erano stato in grado di alimentare una filiera di pratiche”. False dichiarazioni di residenza che gli immigrati cinesi pagavano profumatamente (anche 10mila euro) per ottenere ricongiungimenti familiari o il rinnovo del permesso di soggiorno.

Per Simona Grantiero (difesa dall’avvocato Salvatore Mirabile), all’epoca dei fatti, tra 2011 e 2012, dipendente a tempo determinato in prefettura, dove lavorava allo sportello unico immigrazione, la pena richiesta è di 7 anni di reclusione e 500mila euro di multa per le ipotesi di favoreggiamento e per gli altri capi d’imputazione che sono sopravvissuti alla prescrizione (che ha colpito soprattutto le ipotesi di falso), che comprendono anche ipotesi di corruzione.

Granatiero, secondo l’accusa, è la figura chiave perché di fatto avrebbe permesso al ‘sistema’ di esistere trattando le pratiche in prima persona. Il suo difensore ha fatto notare in sede di arringa, tra le altre cose, che le assegnazioni di residenze nelle case ritenute ‘di comodo’ sarebbero continuate anche dopo che la sua assistita non aveva più le credenziali per compilare le pratiche. Proprio sulle residenze è stata la pm a rilevare che la loro agibilità data dalle istituzioni – sulla quale la stessa funzionaria in un’intercettazione si poneva dei dubbi – dipendeva dai controlli di fatto non eseguiti da parte della Polizia municipale, che si accontentava delle dichiarazioni della proprietaria (una delle persone cinesi a processo).

Per l’avvocato Silvia Baldassarre (difesa dall’avvocato Erminia Imperio), che avrebbe concorso in alcuni casi nel procurare permessi fasulli, il pm chiede 4 anni e 90mila euro di multa.

Richiesta di pena molto severa anche per Xia Lihong (avvocato Carlo Bergamasco), detta Lee, una delle referenti cinesi dell’attività: 7 anni e 400mila euro di multa.

Poco più bassa per l’ultima delle principali imputate: Xiang Aimei (avvocato Bergamasco), detta Kelly: per lei la procura chiede 6 anni e 200mila euro di multa.

Le difese hanno puntato a scardinare l’impianto accusatorio, cercando anche di far cadere l’aggravante aggiunta con la modifica del capo d’imputazione (che riguarda l’aver fatto entrare nel territorio più di cinque immigranti in maniera illecita), che permetterebbe anche di far scattare la prescrizione sulle accuse finora salvatesi.

Per i trentadue stranieri finiti a processo, le pene richieste variano da 3 (per i rei confessi) ai 5 anni di reclusione, fino ai 7 anni per uno dei due imputati ‘minori’ non cinesi, accusato anche di corruzione. Per tutti sono state chieste anche multe per diverse decine di migliaia di euro.

Nonostante un’udienza fiume, il processo non si è concluso: il collegio giudicante, composto dal presidente Vartan Giacomelli e dai giudici a latere Alessandra Martinelli e Andrea Migliorelli, ha rinviato all’8 luglio per le ultime arringhe, le repliche e la sentenza.

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