Cronaca
19 Settembre 2019
Simona Granatiero si è sottoposta all'esame rivendicando con forza la propria innocenza

Immigrazione e permessi facili in Prefettura. La funzionaria spiega la sua verità

di Daniele Oppo | 2 min

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“La ‘Kelly’ usava spesso la casa di Migliarino per i ricongiungimenti, avevo segnalato la cosa alla mia responsabile, che infatti ha mandato una raccomandata ai vigili, al Comune, i Carabinieri hanno fatto i controlli. È il motivo per cui ci siamo scannate con l’avvocato Baldassarre nella telefonata intercettata, perché non capiva. Più di una volta il Comune ci ha detto che le case erano ok”.

Simona Granatiero, funzionaria della Prefettura alla sbarra (insieme all’avvocato Silvia Baldassarre e un’altra trentina di persone, quasi tutte cinesi) con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione tramite pratiche di ricongiungimento familiare ‘facilitate’ e l’uso di immobili sparsi in varie località della provincia, ha affrontato a viso aperto e spesso con decisione le domande dal pm Isabella Cavallari, tanto che in più di un’occasione il presidente del collegio, il giudice Vartan Giacomelli, è dovuto intervenire per far abbassa la tensione.

La ‘Kelly’ citata è una donna cinese finita dell’investigazione della Squadra Mobile: faceva da mediatrice per le pratiche di molti suoi connazionali ed era una conoscente – amica per gli inquirenti – dell’imputata.

La stessa Granatiero (difesa dall’avvocato Salvatore Mirabile) – che tra 2011 e 2012 e fino all’anno scorso era solo una dipendente a tempo determinato della Prefettura, dove lavorava allo sportello unico immigrazione –  ha sostenuto più volte di non aver mai fatto nulla di illecito e, anzi, ha rivendicato a gran voce di essere stata lei a segnalare delle anomalie (una firma falsa) in una pratica ai suoi superiori, che poi portarono a un primo arresto di un avvocato nel 2012 e da cui scaturirono l’indagine e il processo che ha la vede oggi sotto accusa: “L’avvocato è stato arrestato grazie al mio operato, ho avvisato io il dirigente e poi è nata l’indagine della Squadra Mobile”.

L’imputata ha anche dato spiegazioni su alcuni passaggi di denaro sospetti con due donne cinesi che, secondo l’accusa, le servivano per far fronte alle perdite subite giocando alle slot-machine. Granatiero ha respinto tutto, ammettendo di giocare sì alle macchinette, ma senza spendere cifre elevate, spiegando invece che i soldi chiesti servissero, in un caso, per far fronte a piccole spese, in un periodo in cui l’ex marito non riceveva uno stipendio e, nell’altro, per pagare una posizione aperta dall’Agenzia delle Entrate, sempre nei confronti dell’ex marito, per un contratto stipulato, tramite la donna cinese in questione, con un badante. Quest’ultima vicenda, sconosciuta fino a quel momento all’imputata, peraltro, fu anche causa della rottura del rapporto sentimentale. I prestiti, in ogni caso, sono stati tutti restituiti.

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