Politica
1 Maggio 2020
Il sindaco annuncia di voler resistere al provvedimento. Così facendo i ferraresi pagheranno i danni della sua decisione illegittima

Buoni spesa. Fabbri fa ‘il Berlusconi’: “Attacco all’Italia”

di Marco Zavagli | 3 min

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“Decisione assurda!”. Bolla così il sindaco leghista di Ferrara Alan Fabbri l’ordinanza del tribunale di Ferrara che condanna il Comune a ripristinare criteri conformi alla legge per l’erogazione dei buoni spesa.

Criteri che a detta di Fabbri “hanno aiutato le famiglie italiane e straniere più colpite dall’emergenza Coronavirus”. In realtà molti cittadini ferraresi, pur avendone i requisiti, sono stati tagliati fuori senza spiegazioni e molti altri, a causa dell’unico canale telefonico scelto per le richieste, non sono mai riusciti nemmeno a parlare con un operatore.

Ma per il sindaco la decisione del giudice Mauro Martinelli è “un attacco vero e proprio all’Italia e alle categorie di persone che hanno sempre lavorato e pagato le tasse, e che mantengono già a proprie spese i richiedenti asilo da troppo tempo”.

Anche qui al primo cittadino scappa un’altra inesattezza: i richiedenti asilo che già percepiscono un sussidio non sono considerati nel ricorso, ma Fabbri insiste nella sua versione e promette su Facebook: “resisterò! Andrò avanti su questa linea fino in fondo. Non tradirò la fiducia dei miei cittadini. Lo devo ai tanti italiani e stranieri che continuano a non poter mettere un pasto a tavola senza ricevere alcuna risposta dallo Stato”.

Dopo lo sfogo sui social, arriva una nota del Municipio, in cui Fabbri annuncia che il Comune resisterà al provvedimento, perché “continuiamo ad avere a cuore, prima di tutto, i diritti dei cittadini danneggiati dal lockdown”. Resistere al provvedimento, questo la nota non lo dice, avrà però come ripercussione far pagare ai ferraresi, oltre al risarcimento per la causa civile, anche ulteriori sanzioni per ogni giorno di ritardo nell’applicare criteri conformi alla legge italiana.

Il comunicato del sindaco sottolinea anche che due degli immigrati parti in causa in tribunale sono “già assegnatari dei buoni spesa”, omettendo però di specificare che li hanno ricevuti dopo aver fatto ricorso. La nota prosegue con la decisione di dare mandato agli uffici legali di presentare una opposizione in forma di reclamo, che sarà depositato entro la metà di maggio.

“La nostra ferma intenzione – sostiene Fabbri – è continuare a tutelare i cittadini che da più tempo risiedono nel territorio e che per settimane, a causa del lockdown, non hanno potuto lavorare e sono stati danneggiati dal Coronavirus in termini economici. Tra questi non ci sono solo italiani, ma come dimostrano i numeri delle assegnazioni, sono compresi anche tanti immigrati che da tempo lavorano e vivono a Ferrara, senza alcuna discriminazione”.

I criteri fissati dall’amministrazione sarebbero stati scelti secondo la giunta leghista per “individuare in modo preciso le categorie più danneggiate dall’emergenza, come negozianti, baristi, estetisti, parrucchieri, privi di ammortizzatori sociali, ma anche lavoratori interinali, stagionali o cassintegrati che si sono visti ridurre lo stipendio improvvisamente o hanno addirittura perso il lavoro. Tra questi, in particolare, abbiamo voluto arrivare a quelle famiglie che mai, prima di oggi, si erano trovate a dover chiedere contributi o aiuti economici. E nel farlo abbiamo messo in atto la ratio del provvedimento ministeriale di assegnazione dei fondi per la solidarietà alimentare”.

La ratio reale, invece, come sottolineato dal giudice, è quella di provvedere al bisogno alimentare di chiunque si trovi sul territorio comunale e abbia necessità di sfamarsi.

Il sindaco insiste poi nell’affermare che “la nostra amministrazione non lascia comunque nessuno indietro, come abbiamo dimostrato assegnando 5000 euro ad un ente di volontariato che si è occupato di sostenere gli studenti libanesi che frequentano l’Università di Ferrara e che erano rimasti bloccati qui, senza la possibilità di ricevere aiuti dalle famiglie a causa della situazione nel loro Paese d’origine”. Anche in questo caso, sarebbe stato sufficiente seguire i criteri adottati da quasi tutte le giunte d’Italia e gli studenti libanesi avrebbero ottenuto i buoni loro dovuti grazie ai soldi stanziati dal Governo. Invece si è scelto di prelevare i 5mila euro dal bilancio comunale, nonostante siano rimasti 38mila euro di fondi statali non assegnati.

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