Spal
23 Marzo 2019
L'attaccante non indossa la maglia azzurra da due anni: "Incazzato? No, ho ancora più stimoli per migliorare e raggiungerla"

Spal, Petagna parla alla Gazzetta: “Nazionale? Mi aspettavo la convocazione”

di Redazione | 2 min

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Davanti ad una cornice di pubblico meravigliosa, nonostante il meteo ed un campionato di grande sofferenza, i biancoazzurri battono il Pineto trovando la terza gioia consecutiva e soprattutto la salvezza aritmetica.

di Davide Soattin

Se da ventotto giornate la Spal vive il suo campionato sopra la tanto agognata linea di galleggiamento, una buona parte di merito la si deve tributare ad Andrea Petagna, che con il suo altruismo, la sua fisicità e le sue 11 reti in campionato sta cercando di rendere più agevole e libero da patemi d’animo il cammino verso la seconda salvezza consecutiva in Serie A dei biancazzurri.

Nonostante ciò, come lui stesso racconta nel corso dell’ intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport– alla luce delle recenti convocazioni di Mancini – il lavoro sporco a cui si è dovuto sottoporre negli ultimi mesi non gli è bastato affatto per tornare a vestire di nuovo la maglia della Nazionale. Tant’è che la prima e ultima volta è stata ben due anni fa. Poi, il nulla più totale.

All’epoca infatti era il marzo 2017, l’Italia vinse 2 a 1 e il commissario tecnico di quella selezione era ancora Giampiero Ventura: “Il mio esordio fu contro l’Olanda nello stadio dell’Ajax. Fu fantastico. Beh, forse anch’io ho messo del mio. In quest’occasione però me l’aspettavo molto la chiamata, lo ammetto, anche perché nelle ultime dieci gare ho fatto sette gol. Ma sono convinto che se continuerò così un posto lo troverò”.

“Se sono incazzato? No, ho ancora più stimoli per migliorare e raggiungerla – ha aggiunto il bomber biancazzurro -. La mia idea è di arrivarci nel momento giusto. Ogni tecnico ha il suo punto di vista: va rispettato. L’età è dalla mia parte, sono un ’95. So che avrò i requisiti giusti per l’azzurro. A giugno, spero”.

Una crescita – quella del numero trentasette spallino – il cui merito è da dividere tra la fiducia di Gasperini e l’intuito di Semplici, gli unici due allenatori che hanno saputo più di tutti valorizzare e rilanciare la carriera del ragazzo: “Semplici mi ha dato libertà e un po’ di anarchia. Sono più di fronte alla porta: e segno. Gasp invece lo ritengo il numero uno: mi ha migliorato ed è bravissimo. Ma sono pure maturato io. Anche i due diversi modi di giocare, là e qui, mi stanno completando”.

Del resto, a chi ha Christian Vieri come insegnante e modello a cui ispirarsi, altro non gli si può chiedere se non di gonfiare la rete e punire le difese avversarie: “L’estate scorsa, Bobo mi aveva pronosticato 20 gol. Vorrei arrivare a 15. Lui è stato il più forte numero nove azzurro. Guardo ancora i video dei suoi gol e gli chiedo consigli su come calciare. L’ultimo? Di tirare il rigore centrale: ora che l’ho detto, non lo farò”.

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