Cronaca
16 Gennaio 2018
Per i giudici dell'appello bis non ci furono reati penali, rimane solo la condanna per l'acquisto della Spal

Tutti assolti per il crac Coopcostruttori

di Daniele Oppo | 4 min

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Finisce con un’assoluzione totale per tutti gli imputati il processo d’appello bis per il crac Coopcostruttori.

La corte d’appello di Bologna ha infatti mandato assolti “perché il fatto non costituisce reato” gli ex amministratori del colosso argentano delle costruzioni – Giovanni Donigaglia e Renzo Ricci Maccarini su tutti –  facendo cadere le accuse anche sui principali reati: bancarotta fraudolenta, falso in bilancio, emissione fraudolenta di Apc e false fatture finalizzate all’ottenimento di anticipazioni bancarie.

Nessuna delle accuse ha retto al vaglio dei giudici felsinei, che dovevano seguire le indicazioni date dalla Corte di Cassazione che già aveva provveduto a smontare la sentenza di condanna arrivata sempre in appello – dopo le assoluzioni del primo grado a Ferrara -, annullandola ma con rinvio, facendo sopravvivere così le speranze per le tante parti civili coinvolte che probabilmente non si aspettavano un esito così tranciante.

Ciò che rimane è la sola condanna per l’acquisto della Spal (considerato una dissipazione del patrimonio della coop che già era in difficoltà), già passata in giudicato dopo le Cassazione aveva rinviato alla corte d’appello per la sola rideterminazione della pena: 3 anni e 3 mesi per Donigaglia, 2 anni e 2 mesi per Ricci Maccarini, 2 anni e 2 mesi per i sindaci Sante Baldini e Mauro Angelini. Cadute invece tutte le altre contestazioni minori.

Gli imputati erano in tutto 14.

Donigaglia e Ricci. “Il mio assistito è certamente felice per l’esito del processo”, commenta l’avvocato Cesarina Mitaritonna, difensore del presidente di Coopcostruttori, Giovanni Donigaglia. “Le sentenze non si commentano, ora aspettiamo le motivazioni”.

Soddifazione anche per Lorenzo Valgimigli, difensore del numero due di Coopcostruttori, Renzo Ricci Maccarini: “È rimasto solo il discorso Spal, unico neo di una vicenda che non aveva nulla di illecito e, tra l’altro, operazione richiesta dalla città, effettuata con voto unanime e applaudita da tutti. Il processo, che partiva da un’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata al falso in bilancio, subito caduta, evidenzia che gli amministratori non c’entravano nulla. Coopcostruttori non è fallita per un problema strutturale ma per un problema di liquidità – lo Stato non pagava – e per ragioni politiche dopo che Donigaglia si spostò con Rifondazione (in realtà dichiarò a processo di votare per i Comunisti Italiani, ndr), e così cambiarono i rapporti di forza anche all’interno della Lega delle cooperative”.

La delusione delle parti civili. Di diverso tenore il commento degli avvocati Claudio Maruzzi, Carmelo Marcello e Gabriella Azzalli dello studio Mgtm, difensori di molte parti civili: “Se è vero come è vero che la stessa vicenda è stata letta in modo differente da cinque diversi giudici, non si può non comprendere lo sconforto dei nostri assistiti e la sensazione insopprimibile di essere vittime di una grande ingiustizia – scrivono in una nota -. Le parti civili credevano che un giudice facesse completa giustizia dello scempio che hanno subito a seguito del disastro Coopcostruttori. Hanno avuto invece una risposta solo parziale: le pene definitive inflitte a Donigaglia e agli altri imputati per la dissipazione Spal, un buco di circa 40 milioni di euro. La sentenza, ancora non definitiva, della Corte di Appello, ci fa capire che, le assoluzioni oggi sancite sono state adottate con formule meno favorevoli per gli imputati rispetto a quelle sancite dal tribunale: in sostanza è stata esclusa per gli imputati solo la volontà di ingannare i soci e di cagionare il dissesto della cooperativa. Importante sottolineare che la formula assolutoria non produce effetti in sede civile che potrà essere comunque attivata, nonostante l’esito di questo giudizio di appello. Importante altresì è la conferma delle provvisionali e della responsabilità civile dei condannati per la vicenda Spal che consentirà alle parti civili di chiedere il risarcimento dei danni ulteriori rispetto alla provvisionale già concessa. Una volta depositata la motivazione – concludono gli avvocati –  valuteremo, come parti civili, l’eventuale ricorso per cassazione”.

Quindici anni fa, nel 2003, Coopcostruttori chiuse i libri contabili con un buco da circa un miliardo di euro e 10mila creditori, tra i quali migliaia di famiglie ferraresi.

Dopo le assoluzioni del primo grado (tranne che per alcuni reati) l’appello ribaltò tutto condannando a sei anni l’ex presidente Giovanni Donigaglia e a quattro il suo vice Renzo Ricci Maccarini. Peppino Verlicchi – vicepresidente e responsabile produzione – a 4 anni e 4 mesi, Valentino Ortolani – vice presidente fino al ’97 – a 2 anni (con la sospensione condizionale della pena e non menzione nel certificato penale), Giorgio Dal Pozzo – vicepresidente dal 1997 al 2003- a 2 anni e 4 mesi, Sante Baldini a 2 anni e 4 mesi, Mauro Angelini a 2 anni e 6 mesi – questi ultimi due – componenti del collegio sindacale.

La Corte di Cassazione, dopo un’arringa ‘demolitaria’ da parte del procuratore generale, confermò solo la condanna per l’acquisto della Spal, annullando con rinvio per i reati più gravi, sottolineando le falle argomentative della sentenza di condanna e dando indicazione sui principi da seguire per la nuova sentenza.

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