Politica
15 Gennaio 2014
La laconica reazione dell'avvocato di Roberto Soffritti in merito alla decisione dell'Europarlamento

“Immunità a Lara Comi, è una vergogna!”

di Redazione | 2 min

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admin“C’è una sola parola da dire: vergogna!”. E’ più che laconico l’avvocato Alberto Bova, che rappresenta, Roberto Soffritti, nel commentare la decisione dell’Europarlamento che in seduta plenaria ha approvato con una larga maggioranza per alzata di mano la richiesta di immunità per Lara Comi, esponente di Forza Italia querelata un anno fa per diffamazione dall’ex sindaco di Ferrara.

Nella puntata di Servizio Pubblico del 24 gennaio 2013 Comi, in piena campagna elettorale, rivolgendosi a Antonio Ingroia  aveva etichettato l’ex sindaco estense (candidato nelle liste di Rivoluzione Civile) come  colluso con la mafia, artefice del fallimento della Coop Costruttori e imputato. La sponda parlamentare favorevole alla concessione dell’immunità era arrivata nei giorni scorsi dall’ambientalista austriaca Eva Lichtenberger che così motivava: “Il principio sotteso all’immunità parlamentare è la libertà dei membri di discutere su materie di interesse pubblico senza essere obbligati a modellare le loro opinioni in modo da renderle accettabili o inoffensive per chi le ascolta, senza temere, in caso contrario, di essere citato in giudizio”.

E l’organo di Bruxelles ne ha preso atto, dando la sponda a una materia che di interesse pubblico ha ben poco. La Comi, infatti, attaccò Ingroia presentando il suo candidato Soffritti come “impresentabile” e inventandosi di sana pianta una lunga serie di fatti e reati con i quali il “Duca rosso”non aveva nulla a che fare. “Persona poco limpida”, “con un background di tipo mafioso”, “che ha fatto fallire la Coopcostruttori”, “imputato per questi fatti” (non era nemmeno indagato, ndr) e “condannato”, questo il repertorio sciorinato dalla forzista in diretta televisiva, salvo scusarsi il giorno dopo alla notizia della querela intentata da Soffritti.

“Poi, dopo episodi come questi – aggiunge Bova – ci chiediamo come mai la gente non ha più fiducia nelle istituzioni”. Ora i processi in sede civile e penale andranno avanti, con la spada di Damocle della improcessabilità della convenuta (per la richiesta di risarcimento danni) e imputata (per la diffamazione aggravata).

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