di Mattia Vallieri
È molto potente, e destinato a far discutere, il messaggio che lancia Vito Mancuso nel suo ultimo libro dal titolo “Dio e il suo destino” presentato alla sala San Crispino della libreria IBS e di cui il famoso teologo ha discusso con Fabrizio Fiocchi.
Il libro scritto da Mancuso è in realtà una “scontro” tra due parti in conflitto ovvero “Dio che è il principio costitutivo dell’essere e rappresenta la pace e dall’altra parte c’è Deus, un tiranno che utilizza la forza per passare sopra a tutto” spiega il teologo; un confronto questo che “ricorda da vicino la guerra di liberazione dei partigiani e se non ci si libererà di Deus per la cristianità in Occidente sarà la fine”.
Deus è rappresentato nel libro come “il Dio della Cappella Sistina di Michelangelo, ovvero muscoloso e onnipotente che si impone con la logica dei grandi dittatori imponendo le cose e punendo chi sbaglia” racconta Mancuso, ricordando invece che il “Cristianesimo deve essere una sorgente di energia e di voglia di vivere per le persone” e concludendo che “la visione di Deus è quella del mondo attuale e portata avanti per tanti anni dalla Chiesa Cattolica”.
È proprio sulla situazione della Chiesa Cattolica si è soffermato Vito Mancuso dicendo che “sono proprio i luoghi di Dio quelli dove oggi c’è meno pacifismo e comportamenti etici, penso a Gerusalemme e Città del Vaticano” ma sottolineando l’importanza di Papa Francesco che “sta avendo grandi successi e tanti nemici in alcuni ambiti della Chiesa e voi a Ferrara lo sapete bene”, chiaro segnale alla vicenda dell’Arcivescovo Negri e alle sue parole contro il pontefice.
Il successo di Papa Francesco secondo l’editorialista di Repubblica è stato quello di “riuscire a cambiare il paradigma, parlare ai buoni sentimenti e fare nomine spettacolari come ad esempio il nuovo Arcivescovo di Bologna: persone vere che dedicano il loro tempo alle persone più in difficoltà e che prima non avrebbero mai fatto carriera e, anzi, sarebbero state emarginate dalla Chiesa”.
Gli ultimi affondi Mancuso li dedica a chi “per tanti anni ha messo davanti il bene ecclesiastico al bene comune, come ad esempio chi ha rifiutato a Welby i funerali religiosi” e concludendo la presentazione con la dedica del libro a “chi ha perso la fede in Dio a causa di Deus e alla memoria di don Gallo, che credeva in un Dio antifascista”.
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