Politica
3 Novembre 2013
Il commissario: profitti per decine di milioni di euro al gruppo bresciano Turra e milioni di euro a Hera

Spal e fotovoltaico, ecco a chi sono andati i soldi

di Marco Zavagli | 5 min

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foto3-420x313In tempi non sospetti, quasi due anni fa, l’aveva definita “una storia un po’ strana, complessa e con molte coincidenze”. Era il dicembre del 2011 e Valentino Tavolazzi poneva dubbi e domande sull’affaire “campo fotovoltaico”, “apparentemente allestito per aiutare la squadra del cuore di tanti ferraresi”.

Ora quelle coincidenze si raccolgono nelle pagine scritte dal commissario giudiziale Paolo Montanari, nell’ambito della procedura di concordatoper la società Spal 1907. Il progetto era stato spinto dalle amministrazioni di centrosinistra di Ferrara per favorire l’attività sportiva della società rilevata da Cesare Butelli, poi finita in concordato preventivo e oggi scomparsa dai calendari calcistici. Ora si scopre che quel parco fotovoltaico che sorge al di sopra dell’ex discarica di Hera con 60mila pannelli inseguitori disseminati per 292mila metri quadrati è servito a rimpinguare le tasche di tanti. Tanti fuorché la Spal 1907. Si contano profitti per decine di milioni di euro al gruppo bresciano Turra e milioni di euro a Hera, sotto forma di canone per la ex discarica Ca’ Leona (150.000 euro all’anno per 20 anni). Anche l’ex presidente Butelli non rimane a becco asciutto, a differenza dei tifosi biancoazzurri e dei cittadini ferraresi.

Nei dettagli, nel gennaio 2011 un contratto tra Turra Energia e la Spal cedeva l’autorizzazione e i diritti per l’impianto fotovoltaico e il contratto di affitto del terreno. Contemporaneamente la società sportiva si era tutelata con atto notarile affinché il 30% delle entrate fossero destinate alla Società. Tutto per poco più di 4 milioni di euro. Poi è arrivata la concessione del diritto di superficie da parte di Herambiente per 20 anni a favore del Consorzio Energia Futura, rappresentato dall’imprenditore Turra e composto dalle società Global Consulting, Tunve Energy, Europesun, Ferrara Energia, con sede a Brescia. Contemporaneamente Turra Energia doveva acquisire il 30% del capitale della Spal 1907, cosa mai avvenuta.

L’operazione trovava linfa e ragione d’essere nel grande affare degli incentivi pubblici: più dei tre quarti dei proventi della cessione dell’energia arrivavano dallo Stato. Un incentivo ventennale da cui si poteva iniziare a beneficiare a partire dalla messa in funzione dell’impianto. Nel caso di Ca’ Leona si parla di una potenza di circa 20 milioni di kwh all’anno. Vale a dire circa 6,8 milioni di euro annui garantiti nel ventennio. Per un totale di 136 milioni. A fronte di un ivestimento iniziale del gruppo Turra di circa 50milioni.
Il passaggio decisivo è quello che avviene nell’agosto 2011: il gruppo Turra si impegna, una volta ottenuta la voltura dell’autorizzazione unica a favore del Consorzio energia futura, altra società del gruppo, a corrispondere alla Spal il 30% del valore dell’energia prodotta. Ossia meno di un quarto di quanto si ottiene della cessione dell’energia grazie agli incentivi. Alla fine dei conti alla Spal andranno 3,4 milioni (di questi 1,9 a Butelli), cui vanno aggiunti ricavi annui stimati, secondo i conteggi contenuti in diversi punti della relazione, in 370/380mila o 440mila euro, per un totale in quest’ultimo caso di 8,4 milioni. Pallottolliere alla mano, su 136 milioni che l’impianto farà guadagnare al gruppo bresciano, alla Spal andranno circa 8 milioni di euro.

Eppure allora le grida trionfalistiche di Tagliani (“questo progetto potrà dare serenità alla società sportiva e i dovuti investimenti, perché credo che i tifosi spallini meritino delle soddisfazioni, chissà che un domani non si possa ragionare per un nuovo stadio”) e Zappaterra (“questo impianto costituisce un esempio di come dovrebbe essere gestito il fotovoltaico; la speranza è che ci siano altre amministrazioni che ci seguano sulla scorta di quanto abbiamo fatto”) facevano presumere qualcosa di diverso. In particolare la Provincia si spese per “fare l’impossibile – parole sempre della presidente – per agevolare l’apertura di questo parco in tempi davvero ristretti”. Bastarono cinque mesi. “Peccato sapessero – aggiunge oggi il consigliere comunale di Progetto per Ferrara – delle successive volture da Spal a Turra, dei diritti di sfruttamento dell’impianto, che avrebbero lasciato a secco la società calcistica. Peccato fossero informati, per ruolo istituzionale, dei vantaggi che Hera avrebbe tratto dall’operazione. Peccato sapessero che alla Spal sarebbero arrivate le briciole, mentre il grosso degli incentivi incamerati dal fotovoltaico (che tutti noi paghiamo con le bollette dell’energia elettrica), sarebbe finito nelle tasche di privati e della multiutility che “governa” la città”.

Ppf sollevò il problema nel 2011 in ben otto occasioni. Sul caso Ppf e Lega Nord presentarono a suo tempo un esposto alla Corte dei Conti. “Ma l’avvocato Tagliani – aggiunge Tavolazzi – ha mantenuto un imbarazzato ed imbarazzante silenzio”.

Ora, a distanza di più di due anni, Tavolazzi – forte dei documenti del commissario giudizialerivendica come “le nostre preoccupazioni erano fondate” e torna alla cariche con le domande tuttora inevase: “Tagliani spieghi ai ferraresi perché alla fine del 2011 ha pagato a Hera 755 mila euro per la ex discarica Ca’ Leona (sapendo che l’azienda avrebbe incassato anche l’affitto dal fotovoltaico), utilizzando l’avanzo 2010 a fronte di un presunto vecchio debito, fuori bilancio da oltre dieci anni. E perché lo abbia fatto dopo che a Hera erano stati pagati 726 mila tra il 2004 e il 2010, arrivando così ad un totale di quasi 1,5 milioni”.

Ma il lato “più sgradevole della vicenda”, affonda il consigliere d’opposizione, “è che il sindaco ha dato i soldi a Hera mentre varava la massiccia manovra 2011 di sacrifici imposti ai cittadini con l’aumento di tasse pari a circa 30 milioni di euro (manovra Monti) e un rincaro dell’addizionale Irpef per altri 3,9 milioni di euro”.

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