Politica
12 Gennaio 2021
Case popolari. Il parroco di strada replica alle accuse del senatore di Fratelli d’Italia contro il vescovo

Don Bedin: “La retorica di Balboni porta al suicidio delle nostre comunità”

Don Domenico Bedin
di Redazione | 2 min

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 Don Domenico Bedin“Il senatore Balboni chiama il vescovo Perego “migrazionista”, poi gli suggerisce di candidarsi con Leu o con il Pd senza dimenticare di accusarlo di superficialità perché non ha letto i decreti della Corte Costituzionale e di interpretare malamente addirittura il Magistero della Chiesa sulle migrazioni”. Don Domenico Bedin interviene a difesa del vescovo Gian Carlo Perego, definendo l’attacco del senatore di Fratelli d’Italia “retorica bolsa e sconveniente”.

“Mi risulta che le scelte del Comune di Ferrara circa la graduatoria dell’assegnazione delle case popolari sia stata messa sotto esame della magistratura che interpreterà coerentemente le leggi. Si tratta di aspettare – aggiunge il parroco di strada -. Se poi il Pd e Leu sul tema dei migranti si avvicinano al Magistero della Chiesa è sicuramente una buona cosa vista la grandiosità di questo insegnamento da ormai due secoli”.

E’ però nell’ultima parte del ragionamento rivolto al vescovo che, secondo Bedin, “Balboni esplicita il suo pensiero e le sue preoccupazioni e che manifesta il vero motivo delle scelte del Comune di Ferrara: la paura dell’invasione dei migranti e la guerra tra poveri che si produce a causa della così detta ideologia ‘migrazionista’”.

Il don fa presente che “non c’è nessuna invasione di migranti né regolari, perché gli ingressi sono stati bloccati da tempo, né da profughi da terra o da mare. I numeri sono evidenti”.

E Balboni “non può non sapere l’estremo bisogno di manodopera nelle nostre terre, nelle nostre imprese e nelle nostre case. Non può non sapere che le nostre frazioni sono spopolate e senza bambini e che la nostra città è vecchia vecchissima e senza nascite, che perdiamo popolazione a ritmo di migliaia all’anno…”.

“Non può non sapere Balboni – prosegue don Bedin – che i profughi non partono e rischiano la vita per venire in vacanza in Europa; che l’Africa e in Medio Oriente è colmo di migliaia di campi profughi con alcuni milioni uomini donne e bambini; che in Africa è in corso una siccità catastrofica”.

E Balboni non può non sapere “che i migranti in un contesto come il nostro sono l’unica possibilità di una ripresa economica basata sul lavoro e perciò capace di sostenere lo stato sociale: le pensioni e la sanità grazie dalla contribuzione che ne deriva. Che il ricambio generazionale può avvenire ormai solo attraverso l’accoglienza di persone giovani”.

“Soprattutto Balboni – conclude il sacerdote -, instillando la paura e richiamando scenari apocalittici, si rende responsabile dello scontro sociale, della paralisi della speranza nei giovani. Diventa fautore della sindrome dell’accerchiamento e dunque della cultura del suicidio delle nostre comunità”.

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