Politica
14 Dicembre 2020
Il Comitato per il NO di Ferrara giudica scandalosa la proposta di inserirla nella legge di bilancio

Autonomia differenziata per le Regioni? “Una bestemmia costituzionale”

Il Comitato per il NO
di Redazione | 2 min

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Il Comitato per il NO“Autonomia differenziata? No grazie”. È lo slogan del Comitato per il No di cui fanno parte associazioni, partiti politici e sindacati, presente in ogni provincia e in tutte le regioni.

Ma forse prima di spiegare le ragioni del no, o al massimo in parallelo, ci sarebbe bisogno di riprendere i fili del discorso e spiegare di cosa si parla quando si discute di “Autonomia Differenziata”.

Lo sanno bene anche Stefania Soriani, segretaria provinciale di Rifondazione Comunista, Corrado Oddi, portavoce de Il battito della città, e Mauro Presini, di LIP-Priorità alla scuola-referente provinciale del Comitato contro l’Autonomia Differenziata, che per prima cosa denunciano proprio “l’assenza di un dibattito” e la “volontà politica di evitarne la discussione”.

L’autonomia differenziata, per le regioni a statuto ordinario, è una potestà riconosciuta dall’articolo 116 della Costituzione. Fa parte della riforma costituzionale del Titolo V approvata nel 2001. La richiesta è stata avanzata da nove regioni (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Liguria, Toscana, Marche, Umbria e Campania) e prevede una maggiore autonomia rispetto a temi come la sanità, l’istruzione, i rapporti internazionali e con l’Unione Europea, il commercio. Insomma sono molte le competenze che passerebbero alle regioni e che il Comitato per il No definisce “una bestemmia costituzionale”.

“Ci battiamo – dice Stefania Soriani – contro ogni autonomia differenziata perché crediamo che sia anticostituzionale”, questo perché, specifica Mauro Presini, “rinuncia a considerare l’Italia come un paese unico nel quale chi ha di più aiuta chi ha di meno”. Per questo viene definita la “secessione dei ricchi” nella quale “ogni territorio bada a sé stesso” e la cosa che sorprende, spiega Stefania Soriano, è che “Bonaccini stesso non faccia altro che tracciare questo solco tra regioni ricche e regioni povere”. Corrado Oddi sottolinea anche il “rischio di avere venti sistemi differenziati per scuola, sanità, ambiente” e che questo rischierebbe di portare importanti “diseguaglianze sociali ed economiche”. “Vanno rafforzati – specifica – i diritti e le normative di carattere nazionale e universale”.

Al comitato fa specie che un presidente come Bonaccini, con una storia politica lontana da quella leghista, si sia accodato a una proposta molto legata a quello che per anni è stato il cavallo di battaglia del partito che fu di Bossi: “Il federalismo”.

C’è poi anche una critica alle modalità perché “i politici – dice Presini – sono stati bravi ad allontanare i cittadini da questa scelta” aggiungendo che “la proposta di inserirla nella legge di bilancio è scandalosa”. Questo perché così facendo “se ne impedirebbe la discussione oltre che la possibilità di effettuare un referendum abrogativo”.

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