Politica
21 Ottobre 2020
Ilaria Baraldi (Pd) replica alla sibillina risposta del rettore sulla sua firma apposta nell’appello contro il ddl Zan

“I 150 intellettuali dovrebbero sapere che sarà ancora possibile odiare, essere omofobi e misogini”

di Redazione | 2 min

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Ilaria Baraldi

“Quindi non è dato sapere se la firma in calce all’appello dei 150 intellettuali apparso su L’Occidente sia effettivamente quella del Magnifico Rettore dell’Ateneo di Ferrara”. È la reazione di Ilaria Baraldi alla sibillina risposta di Giorgio Zauli alle richieste delle associazioni ferraresi che gli chiedevano chiarimenti in merito alla sua firma apposta nell’appello contro il ddl Zan.

Il rettore infatti non ha smentito ma nemmeno confermato che la firma fosse proprio la sua, né tantomeno ha reso nota la propria opinione nei confronti del disegno di legge contro l’omotransfobia.

“Una cosa però è certa” secondo l’esponente del Pd: “autoproclamarsi intellettuali liberali e progressisti e poi firmare un documento che fa appello alle coscienze anziché alle intelligenze e che chiede di stare fermi anziché progredire è un evidente controsenso”.

Baraldi dà per scontato che l’università di Ferrara “sia attenta alle pari opportunità e che applichi con grande capacità di innovazione buone pratiche contro le discriminazioni ed in favore dell’inclusione”, anche perché “è esattamente quello che ci si aspetta dal luogo del sapere e della formazione per eccellenza: che sia un passo avanti, che faccia da apripista, che sia in grado di insegnare non solo ai discenti ma all’intera comunità”.

Ma richiamare l’art. 3 della Costituzione “non è sufficiente quando le cronache dimostrano che quella uguaglianza viene quotidianamente disattesa e calpestata e che per diventare reale occorre fare di più”.

“I 150 intellettuali dovrebbero sapere che sarà ancora possibile odiare, essere omofobi e misogini – aggiunge Baraldi -. Non sarà più consentito, invece, commettere un reato contro persone lgbt+ o contro le donne a causa della propria omofobia o misoginia, senza subire le conseguenze dell’applicazione di una pena. Questo è ciò che si propone di fare il ddl Zan. E questo, in democrazia, è ciò che significa tutelare la libertà delle persone”.

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