Cento
21 Gennaio 2020
Il vicepresidente della Comunità Ebraica: "Si parte dalla demonizzazione fino all'esclusione, potrebbe toccare a chiunque altro"

Memoria, come scivolare nel male assoluto

di Redazione | 2 min

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Cento. Il ricordo del ferrarese Franco Schonheit, il “ragazzo di Buchenwald” sopravvissuto insieme alla madre e al padre ai campi di sterminio nazisti e venuto a mancare il 15 gennaio scorso, ha aperto, lunedì 20 gennaio, l’incontro ‘Scivolare nel male assoluto passo dopo passo’, organizzato dall’assessorato ai Servizi Bibliotecari per aprire le iniziative in occasione della Giornata della Memoria 2020.

Ospite e relatore il musicologo e vicepresidente della Comunità Ebraica di Ferrara Massimo Torrefranca, che ha emozionato la una sala Zarri gremita di studenti.

«‘Conservare e rinnovare la Memoria’ è il titolo degli eventi che abbiamo realizzato con l’intento di raggiungere soprattutto le nuove generazioni – ha aperto l’assessore Mariacristina Barbieri -: siete voi ragazzi a dover custodire la memoria di quanto successo nel passato affinché non si ripeta. È stato scritto che “Il male bisogna saperlo riconoscere in tempo per poterlo combattere. Voltare le spalle alla storia significa non comprendere il presente ed essere incapaci di progettare un futuro migliore”. Dobbiamo conservare pertanto la memoria: memoria delle vittime, dei carnefici e anche dei giusti che si opposero e che salvarono tante vite».

Ad introdurre la conferenza Tiziana Galuppi, cultrice di cultura ebraica, che di Franco Schonheit ha tracciato un suggestivo ritratto, facendo sue le parole dl rabbino capo Luciano Caro: «è importante diffondere il suo esempio e il suo messaggio». La sua riflessione ha preso forma dalla domanda su quando arrivi il momento di parlare di Shoah ai bambini. «Ai bambini si racconta la storia della Shoah e ad ogni età si aggiunge qualcosa, integrando il racconto e cercando di indirizzarli a diventare cittadini che di queste storie faranno memoria per contribuire alla costruzione di una società dove la Shoah non sia più possibile. Una storia che racconti finalmente che non esiste la colpa di essere nati».

«Ricordare la Shoah credo che sia una misura di igiene mentale e sociale delle società perché non si ripeta» ha spiegato Massimo Torrefranca, che ha richiamato ai ragazzi l’immagine drammatica di cumuli di occhiali, scarpe, capelli, denti.

«Come si arriva al fatto che non mostri, ma persone normali arrivino ad uccidere, a prendere parti di altre persone per farne oggetti industriali? Vi si arriva attraverso un processo, che ha coinvolto noi ebrei, ma che potrebbe toccare a chiunque altro. Si parte dalla tipicizzazione e demonizzazione, per cui alcuni essere umani sembrano umani ma non lo sono, per poi giungere alla classificazione, da cui scaturirono le terribili leggi razziali, fino all’esclusione, che ne determina la scomparsa. Questo è il meccanismo che ha condotto all’abisso».

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