Cronaca
5 Dicembre 2019
Il pm ha presentato ricorso per ottenere la sospensione dal servizio per un viceprefetto e per una lavoratrice interinale di Asp

Accoglienza e controlli ‘telefonati’, la procura insiste sulle misure cautelari

di Daniele Oppo | 2 min

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La procura di Ferrara insiste sulla necessità di sospendere dal servizio un viceprefetto e una lavoratrice interinale di Asp indagati per abuso d’ufficio per i presunti controlli “telefonati” ai centri di accoglienza.

Dopo il rigetto della misura cautelare da parte del gip, il sostituto procuratore Andrea Maggioni ha presentato ricorso davanti al tribunale del Riesame di Bologna. L’udienza per entrambi (assistiti rispettivamente dagli avvocati Fabio Anselmo e Riccardo Venturi) è fissata per il prossimo 16 dicembre.

Lo stesso pm ha scelto invece di non proseguire nei confronti del secondo interinale indagato, per il quale sembra essere vicina anche la richiesta di archiviazione. “L’augurio – commenta il suo legale, l’avvocato Carmelo Marcello – è che questa vicenda non abbia riflessi negativi sulla prosecuzione dell’attività lavorativa del mio assistito”. Il riferimento è all’annuncio che il Comune aveva dato sulla volontà di sospendere in autonomia i due lavoratori.

Da quanto si apprende, sul caso è stato ascoltato anche il prefetto Michele Campanaro per cercare di capire se davvero, come sostengono le difese e come appurato dal Gip, il preavviso di massimo 20 ore prima dei controlli fosse una misura concordata a livello di vertici amministrativi degli enti pubblici coinvolti (Prefettura e Asp) in modo da garantire la presenza in loco dei referenti e non far muovere a vuoto gli ispettori.

Ma non è finita qui perché Maggioni ha presentato ricorso per Cassazione anche contro il doppio diniego arrivato sia dal gip che in appello nei confronti di di Thomas Kuma Atongi e Nathalie Beatrice Djoum, ex presidente e vicepresidente di Vivere Qui, oggi non più in carica, per i quali aveva chiesto la custodia cautelare in carcere. I due sono indagati per peculato – ma è in ballo un’ipotesi di truffa ai danni dello Stato – per avere, secondo gli inquirenti, fatto sparire 350mila euro di fondi pubblici erogati alla coop tra 2013 e 2018 e poi prelevati, ma non rendicontati.

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