Tentato omicidio aggravato dalla presenza dei figli minori e dalle percosse alla moglie. E’ con questa accusa formulata dal pm Andrea Maggioni, che nella notte è stato eseguito il fermo del 28enne serbo Darko Milosevic al termine delle indagini sull’episodio della donna 30enne ferita da un coltello in un appartamento di Barco in via Martiri del Lavoro.
L’uomo si trova attualmente in carcere all’Arginone, in attesa della convalida del fermo da parte del Gip, che potrebbe disporre un’ordinanza di custodia cautelare in carcere visto il pericolo di fuga, tenendo presente che il 28enne e la sua famiglia, di stanza in Austria, si trovavano solo dal 1° luglio in Italia ospiti della madre di lui.
Secondo l’accusa, dunque, la coltellata subìta dalla donna al basso ventre sinistro non sarebbe la conseguenza di un incidente domestico (come sostenuto dalla stessa vittima) o di un atto di autolesionismo (come dichiarato invece in sede di interrogatorio dal marito), bensì di un gesto compiuto dall’uomo nel corso di una lite per motivi di gelosia – sembrerebbe che la 30enne fosse venuta a conoscenza di una possibile relazione extraconiugale dell’uomo – degenerata anche a causa degli eccessivi alcolici assunti dalla coppia nel corso della giornata, dal mattino fino alle 16.30, ora nella quale sono stati chiamati i soccorsi.
Tutto questo sarebbe emerso dalle indagini compiute dai carabinieri nell’immediatezza dell’episodio, sia raccogliendo le testimonianze dei vicini di casa che hanno aiutato il marito ad allertare il 118 (entrambi i coniugi conoscono pochissimo la lingua italiana), sia quelle dei medici e del personale del pronto soccorso, nonché ascoltando i racconti divergenti dei due diretti protagonisti della vicenda, con contraddizioni suffragate anche dal sopralluogo dei militari nell’appartamento.
La vittima sarebbe quindi stata colpita con un coltello da cucina con lama di circa 25 centimetri in una zona che avrebbe potuto procurarle gravi conseguenze, ma se la sarebbe cavata con una prognosi di 20 giorni grazie alla sua conformazione fisica, risultando particolarmente formosa nella zona in cui è stata colpita, tant’è che già lunedì 12 agosto è stata dimessa dall’ospedale e ha potuto tornare nell’appartamento assieme ai figli, che erano stati temporaneamente affidati a un parente.
Il 28enne in carcere, come riferisce il difensore di fiducia, l’avvocato Sorgato, continua a sostenere la versione del “harakiri” della donna, che si sarebbe piantata per disperazione il coltello al termine della lite (e delle botte subìte), annebbiata anche dai fumi dell’alcol, con lo stesso 28enne che le avrebbe sfilato il coltello dal ventre e avrebbe chiamato i soccorsi.
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