Attualità
30 Luglio 2019
L'associazione ha scritto alla magistratura per chiedere di indagare sui lavori di pulizia del canale

Argini ‘arati’ dal Consorzio, Legambiente presenta l’esposto: “Animali triturati dalle macchine”

di Ruggero Veronese | 3 min

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Un esposto contro i rischi di scempi ambientali sugli argini del canale di Pontegradella: a presentarlo è il presidente della sezione ferrarese di Legambiente, Marino Rizzati, allertato dalle segnalazioni dell’avvocato David Zanforlini, che anche sulle nostre pagine aveva già manifestato la propria preoccupazione nell’osservare lo svolgimento dei lavori di pulizia del canale. Operazioni che secondo il legale sarebbero state eseguite con modalità molto invasive (ad esempio con un braccio meccanico per ‘arare’ i canneti) e che potrebbero aver causato la morte di parte della fauna o comunque la perdita del suo habitat naturale, al punto da ipotizzare possibili reati penali da parte della ditta che ha eseguito i lavori o dal suo committente, il Consorzio di Bonifica.

Oggi dalle semplici ipotesi si passa a un vero e proprio invito alla magistratura a indagare sui fatti, attraverso l’esposto firmato da Rizzati. Che riferisce di come Zanforlini abbia osservato direttamente l’improvvisa trasformazione della zona: “fino alla settimana prima dei lavori di pulizia era possibile notare in quel luogo una grande quantità di specie animali, in particolare uccelli, di diverse specie, come l’airone cinerino, l’airone bianco, le gallinelle d’acqua, le anatre ed altre specie che il predetto (Zanforlini, ndr) non è stato in grado di identificare. Non solo, ma quello che si vuole segnalare, è che proprio nel periodo immediatamente antecedente i lavori citati, si potevano notare molti dei piccoli delle diverse specie dei volatili citati assieme agli esemplari adulti”.

Secondo Legambiente, la situazione sarebbe precipitata attorno al 5 luglio, quando su via Pontegradella è spuntata “una ruspa di grandi dimensioni che eradicava tutto il canneto nato spontaneamente sul bordo dell’argine”. Secondo quanto riportato nell’esposto, “a questo punto si può affermare con assoluta certezza che in quel luogo era scomparsa ogni forma di vita delle specie citate in conseguenza dell’incongruità dell’intervento disposto dal locale Consorzio di Bonifica: ora è presente un argine ricoperto da una vegetazione alta pochi centimetri, ed il canneto è completamente sparito dal bordo del medesimo argine e “smaltito” sull’argine stesso. Va da sé che ogni riparo o nido delle specie citate è stato estirpato e distrutto”.

Un rischio particolarmente grave se si considera che il tutto è avvenuto proprio durante il periodo dello svezzamento di diverse specie di volatili acquatici, come le anatre. Secondo l’esposto di Legambiente, “mentre gli animali adulti hanno la possibilità di spostarsi durante l’effettuazione di questi lavori di manutenzione, i loro piccoli non ne hanno alcuna possibilità, anzi per loro natura, non essendo ancora in grado di volare, ricercano riparo proprio nei canneti che vengono divelti dalle macchine operatrici con l’ovvia conseguenza di venire letteralmente “triturati” da queste macchine. Certamente se quei lavori fossero stati effettuati solamente un mese più tardi, le specie animali presenti in quei luoghi avrebbero avuto la possibilità di spostarsi autonomamente e di conseguenza salvarsi in autonomia, possibilità di spostarsi autonomamente e di conseguenza salvarsi in autonomia, possibilità che gli è stata preclusa per una negligenza ed imperizia dei committenti di quei lavori”. L’associazione ambientalista termina l’esposto chiedendo alla magistratura di valutare la sussistenza di reati e annunciando di essere pronta a costituirsi parte civile contro il Consorzio di Bonifica e le ditte che verranno eventualmente chiamate in causa.

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