Roberto Nicastro e Giovanni Capitanio
di Giuseppe Malatesta
“Carife nel processo di liquidazione costituiva un’anomalia nell’anomalia, la più problematica tra le quattro banche dal punto di vista relativo, considerate le sue dimensioni e l’incidenza dei crediti deteriorati in bilancio”. Racconta le tappe dell’inevitabile Roberto Nicastro, ex presidente delle good bank, in audizione in Commissione d’inchiesta sulle banche, la bicamerale presieduta da Pierferdinando Casini.
“Non ci sono dubbi sul grado di deterioramento degli istituti in questione” ribadisce Nicastro rispondendo a un Casini dubbioso. “In tutti e quattro i casi i numeri tracciano una fotografia chiarissima di dissesto ampiamente conclamato, tra crediti deteriorati ampiamente superiori a qualsiasi media di sistema”.
Le banche potevano andare avanti da sole? Al grido di ‘ce le hanno fatte fallire’ sono tanti i risparmiatori e gli amministratori che non hanno condiviso il processo presieduto da Nicastro. “Il ruolo di un commissario – risponde il bancario – dovrebbe essere quello di stabilizzare e cercare di vendere immediatamente, ma in questo caso sono stati necessari interventi più complessi proprio i virtù della situazione delle banche”.
“Nel caso di Carife eravamo di fronte ad un patrimonio netto addirittura sotto zero, con crediti deteriorati pari al 60% sul totale. Ciò faceva di questa banca quella che entrava in risoluzione nella posizione più difficile, e quella verso la quale c’era in assoluto meno interesse. Tentammo di venderla nel pacchetto a quattro, poi da sola, cercammo di realizzare pacchetti appetibili ma nulla funzionò. L’unico modo per riuscire ad evitare la liquidazione fu quello di negoziare con i sindacati l’uscita di 340 unità lavorative: solo questo aprì la via per Bper”.
“Una mancata cessione – spiega Nicastro – avrebbe generato un obbligo di liquidazione che dal punto di vista di tutti era evento da scongiurare in tutti i modi possibili: l’impatto di tale evento sarebbe stato estremamente materiale sui territori e verosimilmente avrebbe generato un contagio anche su altre banche fragili”.
Un “impatto devastante, con 6 miliardi di ulteriori perdite a carico di risparmiatori obbligazionisti senior e dei depositanti sopra i 100 mila euro, la messa a rientro delle piccole imprese e la perdita di buona parte di posti di lavoro, oltre ad un impatto di contagio verso altre banche fragili”.
“In passato dissesti simili – nota – si stanziavano in contesti sani, mentre in questo caso il perdurare dei commissariamenti è stato determinato dal fatto che nessun altro istituto si faceva avanti, perché effettivamente tutte le banche avevano le proprie difficoltà nel periodo 2013-2014”.
Tra le criticità comuni alle quattro banche, Nicastro sottolinea infine la sostanziosa presenza di crediti fuori territorio: “Il 30% del portafoglio complessivo era fuori dalle province di appartenenza: tendenzialmente è bene che una banca locale faccia il credito al proprio territorio”.
Oggi, mercoledì 6 dicembre, alle ore 11.30 la Commissione ascolterà le associazioni che rappresentano i risparmiatori “azzerati”.
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