
Il procuratore capo Rosario Minna e Fabio Anselmo
L’avvocato Fabio Anselmo al vertice di una organizzazione eversiva. E con lui un giornalista della “Nuova Ferrara”. Lo sosteneva l’ex procuratore capo di Ferrara Rosario Minna, venuto a mancare nel settembre dello scorso anno. E lo fa sapere oggi il diretto interessato, il legale dei casi Cucchi e Aldrovandi, riprendendo dal cassetto carte e fascicoli risalenti a sette anni fa.
L’occasione per questo salto di memoria, “che avevo completamente rimosso” – dice a Estense.com -, è stato offerto al penalista ferrarese da un’intervista di una tv francese sullo stato degli abusi in materia di diritti umani in Italia.
“Oggi, rieleggendo le carte del processo Aldrovandi per riprendere a scrivere il libro che mi ha commissionato la Fandango – scriva Anselmo sul proprio profilo facebook -, mi sono imbattuto nei verbali di una inchiesta ministeriale aperta sullo sfondo di una brutta vicenda di tentata concussione della quale mi sono occupato per conto di una azienda mia cliente”.
La “brutta vicenda” è quella relativa al processo Niagara, che ha visto condannare due carabinieri del Noe e un imprenditore per tentata concussione. Da quei verbali emerge che nel 2010 l’allora procuratore capo di Ferrara immaginava l’avvocato e il giornalista “ai vertici, o comunque facevano parte di una organizzazione avente lo scopo di mettere sotto scacco le procure italiane”. Queste le parole che emergono dal verbale dell’audizione di un sostituto procuratore che venne sentito il 30 di novembre del 2010 nell’ambito dell’inchiesta ministeriale voluta dal ministero di Giustizia.
L’istruttoria venne aperta nell’ottobre di quell’anno, dopo che il procuratore presso la Corte d’Appello di Bologna Emilio Ledonne riferì di “dissapori” e “tensione” tra il procuratore capo e i sostituti, che si sarebbero sentiti vittime di un comportamento “a dir poco irriguardoso”.
Davanti al capo dell’ispettorato Arcibaldo Miller il pm riferisce che Minna “mi disse che per questo fatto lui pensava di denunziarli per ‘ricostruzione del partito fascista’”. Un ‘teorema’ che il magistrato sostiene di aver sentito dire più volte dall’allora procuratore capo. Minna avrebbe ammesso quelle dichiarazioni ma ne smorzò la portata parlando di chiacchiere da bar. “Minna era assolutamente serio quando mi faceva questi discorsi: sono in grado di capire se il mio interlocutore scherza o meno”, aveva ribattuto il pm davanti agli ispettori.
Quei discorsi inerenti ipotetici complotti eversivi vennero fatti “nel suo ufficio prima e dopo la vicenda delle minacce denunziate dall’avvocato Anselmo”. Discorso identico si sentì riferire un altro sostituto procuratore, anch’egli sentito a suo tempo a verbale.
Di quali minacce si parla? Di quelle denunciate dallo stesso Anselmo poco tempo prima. Poche settimane prima, il 15 settembre, l’avvocato ebbe un colloquio con Minna a proposito di presunte intercettazioni abusive nel suo studio. In quell’occasione il procuratore avrebbe affermato che il suo interlocutore aveva ormai assunto “un ruolo politico… quando una persona ce l’ha con lei il fatto è abbastanza normale e ci si può difendere… ma quando ad avercela sono un gruppo di persone, queste le spezzeranno le gambe”.
Ne seguì un esposto di Anselmo (la procura di Ancona aprì un fascicolo che venne archiviato perché, scrisse il pm, “frutto di collegamenti e di elucubrazioni personali dell’avvocato Anselmo”).
Allo stesso tempo Anselmo era stato denunciato a sua volta da uno dei carabinieri imputati nel processo Niagara. Minna, come si evince dal verbale redatto degli ispettori ministeriali, assegnò al sostituto procuratore e a un altro collega i fascicoli riguardanti le denunce contro l’avvocato, “iscritte dallo stesso procuratore capo a modello 45” (vale a dire nel registro degli atti non costituenti notizia di reato).
“Dopo qualche giorno – raccontò il pm a Miller – mi suggeriva di passare a modello 21 (notizia di reato a carico di persona nota, ndr), di andare calmo con questo fascicolo e di tenerlo un po’ di tempo, riferendomi che il 1° ottobre ci sarebbe stata la prima udienza del processo contro Amatiello, Tufarello e Varsallona (il processo Niagara, ndr). Io gli ho risposto che avrei valutato il fascicolo con il collega”.
Per la cronaca il 20 settembre del 2010 i due sostituti procuratori, non ravvisando notizie di reato nell’esposto contro Anselmo, comunicano a Minna di volerlo derubricare a modello 21 e di trasmetterlo a Bologna per competenza territoriale.
Quanto a Minna, al termine dell’istruttoria, venne trasferito su decisione unanime del Csm, alla procura di Milano per incompatibilità ambientale, dovuta principalmente al clima definito “irrespirabile” da alcuni sostituti procuratori di Ferrara, che lamentavano “una incapacità di poter esercitare l’azione penale con serenità”.
“Non ho parole. Leggo gli atti – riprende Anselmo continuando su facebook -. Meno male che se le cose vanno male nella nostra giustizia è solo colpa degli avvocati…”.
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