Poggio Renatico
4 Luglio 2017
Nuovo giudizio: un anno e otto mesi per tentata concussione nel caso Niagara a Sergio Amatiello

Caso Niagara. Condannato il sottufficiale dei carabinieri del Noe

di Redazione | 2 min

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La terza sezione della Corte di Appello di Bologna ha condannato Sergio Amatiello, all’epoca dei fatti luogotente dei carabinieri del Noe, a un anno e otto mesi per tentata concussione nel caso Niagara.

Alla pena principale si aggiunge una provvisionale di 20mila euro per ogni parte civile, oltre alle spese di giudizio. È l’ennesimo capitolo del processo Noe-Niagara. Dopo il colpo di coda del marzo 2016 quando la Cassazione confermò le condanne per l’allora carabiniere dei Noe Vito Tufariello e per l’imprenditore Marco Varsallona, annullando la sentenza di Appello che assolveva l’ufficiale dell’Arma Sergio Amatiello dal reato di tentata concussione.

Nel grado precedente, in Corte di Appello di Bologna, il 15 gennaio del 2015, i giudici di seconda istanza ammorbidirono le condanne subite dai tre imputati (Amatiello, Tufariello e Varsallona) in primo grado.

La vicenda nasce da un’ispezione del Noe presso la società con sede a Poggio Renatico, attiva nello smaltimento di rifiuti speciali nel febbraio 2008. Secondo l’accusa il luogotenente Amatiello e il maresciallo Tuffariello, sottufficiali dei Carabinieri del Noe, in concorso con Varsallona (legato ai primi due da rapporti extraprofessionali: stavano costituendo insieme una società di consulenza in materia ambientale) avevano indotto Marco Carretta (titolare di Niagara, azienda di Poggio Renatico attiva nel trattamento di rifiuti speciali) a promettere loro una somma tra i 20mila e i 40mila euro per “ammorbidire” le conclusioni dell’informativa finale da depositare in procura. In pratica avrebbero prospettato ai vertici dell’azienda che, con quella mazzetta, avrebbero salvato gli impianti dal sequestro e loro stessi dalle misure cautelari. Il reato non si consumò perché Carretta denunciò il fatto alle autorità. Di qui la derubricazione della concussione in “tentata”.

Il 29 gennaio 2013 il processo di primo grado si chiuse con la condanna in rito abbreviato a 2 anni e 4 mesi per Tuffariello, 2 anni e 2 mesi per Amatiello e Varsallona (oltre a 120mila euro di provisionale alle parti civili: l’imprenditore e due dirigenti, Davide Gherardi e Fabiana Cosmar). La pena superiore per Tuffariello era dovuta a un altro capo di accusa che pendeva sul militare, la rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio relativamente alla fase della stesura della informativa finale sull’esito delle indagini sull’azienda.

In Appello, la Corte ritennr che non sussistessero prove sufficienti contro Amatiello, che venne assolto, e abbassò l’ammontare delle pene per i coimputati: un anno e otto mesi per Varsallona e un anno e dieci mesi per Tufariello. Per entrambi è stata stabilita la sospensione condizionale.

Ora, dopo il rinvio della Cassazione, il nuovo giudizio di secondo grado, sfavorevole per Amatiello.

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