Spettacoli
21 Giugno 2017
La voce dolce e raffinata di Agnes Obel riempie il cortile del Castello con le sue 'canzoni di vetro'

La sirenetta di Copenaghen apre Ferrara sotto le Stelle

di Elisa Fornasini | 2 min

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(foto di Alessandro Castaldi)

La 22esima edizione di Ferrara sotto le Stelle parte con un concerto intimo, delicato, quasi impalpabile. A tirare le redini di questa musica colta contemporanea è la voce dolce di Agnes Obel, cantautrice e pianista danese dall’animo nobile che ha lasciato la sua città natale e adottiva, rispettivamente Copenaghen e Berlino, per girare mezza Europa con il suo ultimo disco, Citizen of Glass, accompagnata dal suo terzetto di sole donne.

La tappa all’ombra del Castello Estense è l’unica data italiana del suo tour estivo, l’unica occasione per ascoltare dal vivo il suono dei suoi ‘cittadini di vetro’. La traduzione personale del concetto tedesco di gläserner Bürger dedicato alla privacy si rispecchia nel modo in cui vive il palco: ben lontana dall’idea di animale da palcoscenico, Agnes salvaguardia la sua riservatezza. Si concede poco alla volta, come le pagine di un libro antico da sfogliare piano piano per non rovinare anni di storia.

La sua storia parla linguaggi diversi, unendo modernità e stile cameristico ad un gusto neoclassico. Si riconoscono tra le righe le influenze di Debussy e gli insegnamenti di sua madre, che le ha insegnato a suonare il piano in giovane età. Come da pronostico, la sirenetta di Copenaghen ha trovato nella raccolta cornice del cortile del Castello la dimensione ideale per esprimere la sua sensibilità.

“Questo posto è magnifico, vorrei che tutti i concerti fossero così” conferma Agnes dal palco -. Mi dispiace non sapere l’italiano ma spero di impararlo un giorno, intanto suoneremo nuove canzoni per voi”. I riflettori sono tutti per la raffinatezza palpabile delle liriche, anche la scenografia non ammette distrazioni. Un concerto soft nel vero senso del termine che forse pecca un po’ di mordente. Un pizzico di vivacità in più non avrebbe guastato, anche se gli spettatori escono dal Castello soddisfatti.

I 17 brani in scaletta scorrono veloci. Si parte dalla canzone che dà il titolo all’ultima fatica discografica del 2016, Citizien of glass, di cui vengono proposte quasi tutte le tracce: It’s happening again, Golden Green, Familiar, Trojan horses, Red virgin soil, Mary, Stretch your eyes e Stone. Non mancano incursioni nel primo cd del 2010 con la riproposizione di Philharmonics (titolo del disco), Riverside e On powdered ground; e del secondo album, Aventine del 2013, con Dorian, Fuel to fire, Run cried the crawling e The curse. Tre lavori ambiziosi che vogliono rendere popolare la musica colta, anche attraverso strumenti rari come il Trautonium, una sorta di sintetizzatore degli anni ’20: il risultato di questa sperimentazione si è visto sotto le stelle.

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