Politica
23 Aprile 2017
Il segretario della Cgil entra nel dibattito congressuale del Pd e ricorda i dati dell'Ires

Zagatti: “Sul Jobs Act si prendono in giro giovani e lavoratori”

di Redazione | 3 min

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“Leggere che “anche il Jobs Act ha il merito di aver riportato al centro del dibattito il contratto di lavoro a tempo indeterminato” omettendo che nei fatti il lavoro a tempo indeterminato è in drastico calo svanito l’effetto degli sgravi, e ritenerlo addirittura “strumento perfettibile ma che la scelta di fondo denota coraggio e capacità di un riformismo che unisce interessi di lavoratori e imprese” suona tanto come una presa in giro per i tanti giovani ferraresi e probabilmente per la quasi totalità dei lavoratori”.

Cristiano Zagatti entra nel dibattito precongressuale del Pd che si è sviluppato su Estense.com, anche se “ho sempre ritenuto che chi non è iscritto non può prendersi il diritto di intromettersi”, costretto da “esponenti del Pd che nella loro propaganda di “mozione” chiamano in causa direttamente la Cgil. Se poi la propaganda sembra tendere ad esibire una realtà diversa, fittizia, artefatta, costruita proprio sui temi del lavoro, intervenire diventa doveroso”.

Zagatti chiede di “non fare confusione” sui reali effetti del Jobs Act in merito alla reale condizione del paese e ricorda che “dialogo e confronto sul Jobs Act non ci sono stati. Sembra poi si voglia utilizzare il rinnovo del contratto dei metalmeccanici come esempio virtuoso di dialogo, ma potrebbe apparire più un goffo tentativo di voler edulcorare le scelte sbagliate del governo Renzi”.

Più “apprezzata e utile” sarebbe stata secondo il segretario “un’analisi di merito sulle ricadute del Jobs Act per evitare di dare l’idea della tifoseria da “curva” che deve sottostare alle regole del capo ultras”.

Eppure, punzecchie Zagatti, “una parte di correttezza assoluta c’è ed è giusto sottolinearla: gli interessi delle imprese sono stati ben tenuti in considerazione con oltre 17 miliardi di euro a fondo perduto per poter assumere e licenziare a loro discrezione. Denari pubblici che meglio utilizzati avrebbero certamente dato più slancio anche agli enti locali oltre che all’economia. E’ vero anche che il lavoro a tempo indeterminato è entrato nel dibattito pubblico ma è uscito dal mercato del lavoro”.

Zagatti fa quindi presente che proprio venerdì c’è stata la presentazione dell’Osservatorio sull’economia e il lavoro in provincia di Ferrara dell’Ires che consegna “alcuni dati allarmanti sui quali poter valutare l’opportunità di rivedere radicalmente il giudizio sul Jobs Act da larga parte della politica”.

Secondo il rapporto dal 2015 al 2016 calano del 39.6% i contratti a tempo indeterminato; calano del 1,6% i contratti a tempo determinato ma sulla totalità dei contratti del 2016 crescono del 17% a proposito di stabilità lavorativa; cresce del 20% l’apprendistato; cresce del 31% il lavoro autonomo; gli occupati non hanno ancora recuperato quanto perso dal 2012; incrementa la fragilizzazione dell’occupazione femminile; aumenta il tasso di mancata partecipazione al mercato del lavoro (“molto più indicativo di quello occupazionale”); sulla mancata occupazione soffrono di più i giovani.

“L’ Italia non va meglio” è la sintesi di Zagatti che concede: “se per “confronto efficace e concreto” con i sindacati, se con “il Pd non può sottrarsi al confronto, nella certezza che fondamentali sono le alleanze sociali” si intende iniziare un dialogo sui dati oggettivi evitando la pratica della tifoseria, la Cgil sarà presente e aggiungo che se prima del 30 aprile tutti i rappresentati ferraresi delle tre mozioni volessero organizzare un incontro pubblico sul tema del mercato del lavoro e non solo, il punto di vista della Cgil non mancherà”.

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