Il 30 aprile gli iscritti del Partito democratico saranno chiamati a scegliere il prossimo segretario. A Ferrara i circoli si sono espressi a grande maggioranza (73,16%) per Renzi. Praticamente nulla la mozione Emiliano, che ha raccolto appena l’1,6%, mentre quella di Orlando ha raggiunto il 25%. Il tutto con una affluenza del 45.6%.
Ilaria Baraldi, consigliere comunale a Ferrara, i suoi due euro li spenderà per votare Orlando.
Come giudica il risultato del congresso a livello provinciale?
Se pensiamo che Orlando ha rotto gli indugi quando era già stato deciso che si sarebbe fatto il congresso e ha avuto solo poche settimane di tempo per costruire una rete attorno a lui, giudico quel 25% molto soddisfacente.
Quanto ci ha messo a scegliere per quale mozione votare?
Cosa c’è di meno del nanosecondo? Scherzi a parte, quando inizialmente si andava profilando un congresso limitato alle scelte di Renzi o Emiliano, ho ragionato di astenermi e di non partecipare al congresso perché non mi sento minimamente rappresentata da nessuno dei due. Orlando, invece, ha proposto una conferenza programmatica, una proposta unitaria e intelligente. Dopo che ha deciso di candidarsi ho fatto valutazioni sulla sua figura di ministro e su come l’ha fatto. Penso agli stati generali dell’esecuzione penale, sintomo di un uomo che sa parlare coi i mondi con i quali si trova a confrontarsi. Parliamo poi di un ottimo dirigente e di un buon ministro, che ha saputo interpretare un vasto scontento all’interno del partito.
Uno scontento al quale appartiene?
Come sa sono sempre stata leggermente critica. Ma essere in minoranza (prima nel 2009 con la mozione Marino, poi con Civati e alle primarie regionali con Balzani contro Bonaccini, ndr) non vuol dire essere sempre contro; ho sempre scelto minoranze che tendevano a costruire qualcosa, non a distruggere, tant’è che quando Civati ha deciso di uscire dal partito io, non condividendone la scelta, non l’ho seguito.
Cosa ha in comune il ministro della giustizia con Civati o Marino?
Il tono e la modalità che utilizza, che non è una costruzione artefatta in vista del congresso. Credo dipenda dal fatto che ha passato la sua vita all’interno di un partito che prevedeva altre forme di collaborazione e di gestione del potere e di selezione della classe dirigente. Orlando rivendica con orgoglio l’aver fatto il funzionario all’interno del partito. Io sono entrata nel 2009 e non ho una formazione politica precedente, e aveva sempre pensato che i professionisti della politica fossero una delle ragioni per le quali si era arrivati a un punto morto, un’impasse nella quale ha prosperato l’antipolitica. Ma negli anni, facendo politica, mi sono resa conto che la politica può essere una degnissima professione, a patto che venga fatta da persone competenti, che vanno avanti attraverso un sistema di selezione vero. E Orlando viene da una storia politica che prevedeva appunto questa selezione.
E Renzi invece, quali toni e modalità utilizza?
Penso che sia rimasto ancorato a una retorica del 40% e con lui tutti i suoi sostenitori. Purtroppo da quel momento abbiamo smesso di guardare cosa succedeva realmente nel paese. Prova ne è che dopo la batosta del 4 dicembre non ci si è fermati a chiederci cosa ci siamo persi e non siamo stati capaci di percepire le esigenze di quelle categorie che ambiamo a rappresentare, cioè i giovani e i soggetti deboli. In questi mesi non ho visto un minimo di autocritica né una volontà di capire cosa sia successo.
Certi toni e modalità, per carità, da ambo le parti, hanno portato a una distanza con i sindacati, e in particolare con la Cgil, diciamo inedita.
Sta qui una delle principali ragioni per cui il Pd non puo più dire di essere il primo partito in Italia. Ha sistematicamente chiuso ogni possibilità di dialogo con moltissimi mondi, non solo con quelli che storicamente un partito di centrosinistra ha rappresentato. Io sono per un partito progressista e riformista che si confronti con tutti, la sintesi viene dopo.
Che contributo può dare Orlando?
Non dimentichiamo che stiamo scegliendo il segretario del partito. E qui si apre la grande dicotomia tra chi vuole scindere i ruoli di segretario e premier e chi sostiene che il contrario. Io non ho dubbi sul fatto che debbano essere distinti, tant’è che Orlando ha sgombrato subito il campo da ogni dubbio annunciando che lui corre solo da segretario, dal momento che la sua priorità è concentrarsi sul partito, a maggior ragione se si va verso una piattaforma proporzionale nella quale difficilmente si può pensare che il segretario del Pd possa essere il candidato dell’intero centrosinistra. Non siamo ahimè autosufficienti. E in questo pluripolarismo dobbiamo guardarci attorno. E sulle alleanze Orlando è stato chiarissimo, affermando che guarda con interesse all’esperimento politico di Pisapia. Sul punto invece Renzi è rimasto molto fumoso.
La rottamazione, uno dei primissimi slogan di Renzi, è ancora un tema?
Ah perché? Renzi ha fatto rottamazione? ha tagliato molti ponti, sicuramente messo in difficoltà moltissime persone, ma non credo che abbia radicalmente e sostanzialmente cambiato sistema e metodi, che erano l’unica cosa da cambiare. Mi pare si sia sostituito un blocco di potere con un altro. Basta guardarsi intorno per trovare tutti i suoi più stretti collaboratori nei punti chiave.
E a Ferrara c’è stata?
(ride) Diciamo che c’è stato un cambio generazionale. Questo è innegabile, ma alcune cose fano riflettere.
Quali?
(ride nuovamente) Ci sono stati alcuni insospettati cambi di direzione politica che forse richiedevano una spiegazione e che io non ho sentito. Forse ero distratta. Cambi non giustificabile con il semplice motto di stringersi tutti dopo la scissione stringersi attorno al segretario. Non erano quei quattro dirigenti usciti a doverci preoccupare, bensì quelle migliaia di persone che si sono allontanate dal Pd.
Un auspicio per il congresso e per la mozione che sostiene.
Auspico che le primarie vedano un fortissimo coinvolgimento di tante persone e che questo congresso riavvicini al Pd tutti coloro che negli ultimi anni si sono allontanati perché non si sono sentiti considerati e rappresentati. Dobbiamo riprenderci il concetto di partecipazione, che non è quella dei quattro clic su una piattaforma, ma è quella dell’elaborazione politica fatta dagli iscritti e dai militanti.
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 20 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.
OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:
Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com