Economia e Lavoro
23 Maggio 2015
Votato il protocollo che porterà l'associazione a confluire nel 2017 in Confindustria Emilia

Unindustria, approvata la fusione con Modena e Bologna

di Redazione | 4 min

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Nella sontuosa sala delle Carte Geografiche Unindustria Ferrara ha festeggiato il settantesimo anniversario della fondazione. Lo ha fatto dando un segnale di cambiamento, come auspicato dal presidente Riccardo Maiarelli. Durante la parte riservata agli associati è stato infatti votato favorevolmente il protocollo di fusione che porterà Unindustria Ferrara ad unirsi a Confidustria Modena e Unindustria Bologna per formare, a partire dal gennaio 2017 Confindustria Emilia. Un “segnale concreto della volontà di tracciare un nuovo percorso utile alle imprese per crescere” come ha sottolineato Maiarelli durante la sua relazione.

Un percorso di fusione giudicato “significativo” anche dal sindaco Tiziano Tagliani intervenuto a portare i saluti dell’amministrazione ad un’assemblea “cui do molta importanza”. Il primo cittadino ha ribadito come “le norme non devono precedere le decisioni della comunità”, benché un processo analogo sia difficile da tradurre in termini istituzionali. Il riferimento di Tagliani è all’Area Vasta e alla prossima discussione nell’assemblea legislativa regionale circa le attribuzioni nella convinzione che non possa essere “un qualcosa di esclusivo, ma debba procedere per convenzioni”.

Tagliani ha poi ricordato come l’amministrazione abbia portato al di sotto dei 100 milioni di euro il debito del Comune, più che dimezzato negli ultimi quattro anni, ma ha anche ricordato che “non possiamo, come singola amministrazione, combattere contro una norma – ha aggiunto Tagliani riferendosi al Patto di Stabilità –, ma non si può chiedere ad un Comune di stoppare i pagamenti alle imprese perché ha risorse bloccate”.

Gli effetti del patto di stabilità a giudizio del sindaco si sono fatti sentire solo ora per ragioni contingenti, dal momento che nel 2012 a causa del sisma gli obblighi erano stati sospesi, nel 2013 erano stati erogati 20 milioni di euro che avevano consentito di ottemperare agli oneri del Patto restituendo addirittura 7 milioni alla regione Emilia Romagna che li ha resi al Comune di Ferrara nel 2014.

Maiarelli ha evidenziato come il quadro economico complessivo su Ferrara presenti “luci ed ombre, sebbene alcuni indicatori possano far intendere che ci troviamo di fronte a un primo embrione di ripresa”. Quello appena trascorso è stato infatti il primo trimestre in cui il Pil nazionale è tornato a crescere, dello 0,3%. Buoni segnali sono giunti dall’export che in Emilia Romagna ha fatto registrare un +4,3% e a Ferrara addirittura un +9% sebbene il contributo rispetto al totale dei volumi generati dall’export regionale sia piuttosto basso, circa il 4,7%. Restano però numerose criticità a detta del presidente di Unindustria. L’alto livello di disoccupazione, attestato intorno al 13,3% , un indice tra i più alti del nord Italia e superiore alla media nazionale, va associato al 20,8% in più di ore di cassa integrazione ordinaria richieste nel 2014 rispetto al 2013. A ciò va aggiunta la difficoltà di accesso al credito e margini minimi di profitto, uniti agli effetti devastanti del sisma e del commissariamento di Carife. Il calo dei fatturati nell’ultimo semestre del 2014 (-1,3%), benchè le aspettative per il 2015 siano ottimistiche, restituiscono un’immagine di un tessuto economico “economicamente fragile” e che “lo era già prima del 2008” per dirla con le parole di Maiarelli. Un territorio in cui la crisi ha acuito “le debolezze dei profili industriali ed imprenditoriali”. Qualche critica è giunta invece dal presidente di Unindustria all’amministrazione per “la decisione del Comune di aumentare, già nel 2015, l’Addizionale Irpef e le aliquote Imu”.

Secondo Luca Paolazzi, direttore del Centro studi di Confindustria “l’incertezza è il maggior ostacolo alla ripresa”, benché si possa già “vedere qualche luce”, secondo l’analista stiamo ancora scontando le pesanti conseguenze economiche e sociali della crisi. Una ripresa, che, specifica Paolazzi “non equivale ad un ritorno allo stato di partenza”, ed è stata favorita in parte anche dall’abbassamento del prezzo del petrolio. In questa congiuntura macroeconomica, a giudizio del diretto del Centro studi di Confindustria, favorevole, agiscono alcuni “freni straordinari”, che sono le medesime criticità evidenziate da Maiarelli durante la sua relazione: alto tasso di disoccupazione, selettività del credito, capacità inutilizzate , bassi profitti. Cui, nell’analisi di Paolazzi, si aggiunge un mercato immobiliare debole.

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